Dal Nuovo Testamento

Il dipinto raffigura un episodio del Nuovo Testamento, descritto nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca. La scena raffigurata è la chiamata di San Matteo, un esattore delle tasse, da parte di Gesù. La divisione in due parti del dipinto, con la parte superiore vuota tranne che per una finestra, porta l’attenzione sui personaggi nella parte inferiore. L’uso della luce mette in risalto i gesti e i personaggi nella scena, creando un forte contrasto tra le figure vestite in abiti del XVII secolo e Gesù e Pietro che indossano abiti antichi.

I personaggi principali sono:

  • San Matteo: È il protagonista dell’opera ed è raffigurato seduto dietro un tavolo, in abiti comuni da pubblicano (un esattore delle tasse). San Matteo è l’uomo con la barba sulla sinistra del dipinto. La sua espressione è di stupore e incredulità, poiché è sorpreso di essere scelto da Gesù.
  • Gesù Cristo: Il Figlio di Dio e fondatore del cristianesimo. È raffigurato in piedi, con una mano puntata verso San Matteo, indicandolo come il prescelto per diventare uno dei suoi discepoli.
  • Pietro: Uno dei dodici apostoli di Gesù. È rappresentato accanto a Gesù, guardando verso San Matteo con una certa espressione di interesse.
  • L’uomo con la mano sul petto: Questo personaggio è un altro apostolo, di cui il nome non è specificato nei Vangeli. La sua presenza è rilevante in quanto potrebbe rappresentare l’apostolo Simone, ma non è possibile identificarlo con certezza.
  • Il gestore o supervisore delle tasse: Accanto a San Matteo, c’è un uomo ben vestito e importante, probabilmente il gestore o il supervisore delle tasse. La sua espressione è di sorpresa e sconcerto nel vedere Gesù chiamare San Matteo.

Il dipinto suscita curiosità, interesse e interrogativi. Quando guardi il dipinto ti viene da porre domande e cercare risposte riguardo a situazioni o concetti sconosciuti.

Federico Barbuscia

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La vita sta per cambiare

Il quadro presenta due gruppi di soggetti ben distinti: a sinistra quattro uomini vestiti con abiti cinquecenteschi stanno seduti attorno ad un tavolo. Si tratta probabilmente di usurai ed esattori delle tasse. Un quinto uomo di età avanzata sta in piedi e osserva attentamente le monete sul piano. A destra un giovane e un anziano indicano l’unico usuraio che apparentemente non si è ancora accorto della loro presenza. Egli è infatti chinato a contare le monete sul tavolo, mentre gli altri rivolgono sorpresi il proprio sguardo alle due figure misteriose. Si tratta di Gesù e San Pietro, mentre l’uomo a cui rivolgono la propria attenzione è Matteo (Levi), noto esattore di imposte.

La scena si svolge in una stanza scura dalle pareti spoglie; la fonte luminosa è posta in alto a destra mentre un raggio di luce sembra seguire la direzione indicata dalla due mani.

Questo quadro mi trasmette allo stesso tempo serenità e tensione. La prima è suscitata dai toni caldi e dall’espressione pacata di Gesù, la seconda dalle espressioni sorprese degli usurai e soprattutto dal fatto che la scena rappresenta il momento immediatamente precedente l’incontro tra Matteo e Gesù.

Immerso nei suoi conti, Matteo è completamente inconsapevole del fatto che la sua vita sta per cambiare drasticamente perché sperimenterà per la prima volta l’amore di Dio, un amore avvolgente e liberante al quale non potrà più sottrarsi.

Mi commuove sapere che Gesù abbia guardato oltre i peccati e la cattiva fama di Matteo e lo abbia chiamato per nome con amore.

Noemi Cocchia

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Libertà di ascoltare la chiamata

Il dipinto raffigura il momento in cui Gesù, affiancato da san Pietro quasi di spalle, sceglie Matteo, esattore delle tasse di Roma, come suo apostolo. Delle cinque figure presenti nell’opera, solo tre (Matteo e due giovani) si accorgono della presenza di Gesù (sono girati verso le due figure e Matteo indica se stesso), mentre le altre due (un uomo e un giovane) sono intente a contare dei soldi.

Secondo me questa scena potrebbe indicare il fatto che Dio si rivolge sempre a tutti gli uomini, ma ciascuno è libero di ascoltarlo o meno a rischio però della propria “salvezza”.

Arianna Festa

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Conti di fine giornata

Un ragazzo sta contando del denaro assistito da una persona più anziana e gli altri due personaggi a lato (dx) sembra che lo stiano cercando, visto che lo stanno indicando. Invece i 3 centrali sembra che siano pronti a difenderlo, soprattutto quello in primo piano con i pantaloni bianchi che si sta alzando.

A me sembra che i personaggi siano i proprietari di un piccolo negozio che fanno i conti a fine giornata e due ragazzi poveri che chiedono aiuto a loro.

Aurora Bossini

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Agenti delle tasse

La scena del dipinto “Vocazione di San Matteo” rappresenta degli uomini attorno a un tavolo che, riferendomi al vangelo, sono degli “agenti delle tasse”.

La vocazione è suggerita dalla luce che arriva dall’alto a destra e che illumina Matteo, indicato dagli altri personaggi rappresentati nel quadro.

La luce in alto a destra crea un contrasto con il buio che travolge le persone sedute al tavolo.

La scena rappresenta un uomo, credo sia Matteo dato che viene indicato dagli altri personaggi della scena, che conta dei soldi e viene interrotto da Gesù che porta luce nella stanza.

Alice Toffanello

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Il dito puntato

Il dipinto è ambientato in una stanza, che sembra essere illuminata per lo più dalla luce proveniente da destra.

Inoltre sulla destra sono presenti 2 uomini in piedi rivolti verso altri 5 uomini, giovani e vecchi, seduti intorno ad un tavolo che occupa il centro e la parte sinistra del dipinto.

Questo dipinto l’ho studiato durante le ore di storia dell’arte e, da quel che mi ricordo, uno dei due uomini in piedi è Gesù, mentre l’altro è San Pietro. Entrambi puntano il dito verso uno degli uomini seduti, questo è San Matteo, che a sua volta si auto indica quasi in cerca di una conferma.

Se non avessi trattato quest’opera a scuola, e se non sapessi il titolo di questo dipinto, a primo impatto questo dito puntato verso San Matteo non mi sembrerebbe una chiamata o un invito, ma piuttosto un’accusa.

Mi dà questa impressione perché diciamo che il dito puntato contro qualcuno è un po’ il gesto universale dell’accusa, ma questo dito accusatore di Gesù e di San Pietro non viene notato da tutti, ci sono un paio di uomini seduti a quel tavolo che non hanno ancora alzato il capo.

Elodie Stagno

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Chi sceglie chi?

La “Vocazione di san Matteo” è ambientata in una stanza chiusa, illuminata da una luce obliqua che sembra quasi spezzare la scena. Non si vede la fonte luminosa ma, come suggerisce il titolo, dell’opera probabilmente rappresenta in qualche modo la presenza e l’apparizione di Dio agli occhi di Matteo. Sono presenti sette uomini di varie fasce di età, il più giovane al centro della scena sembra quello più sorpreso e confuso. I due personaggi più a destra indicano con aria minacciosa un signore anziano sulla sinistra che si auto-indica con un’espressione interrogativa sul volto. Alla sua sinistra un ragazzo seduto a un tavolo sta contando delle monete, e un altro signore anziano sembra non capire cosa stia succedendo, mentre dall’altro lato del tavolo un ragazzo giovane sembra che sia pronto ad alzarsi per “difendere” il vecchio.

Ho provato a descrivere l’opera prima di guardare un commento ufficiale, ho fatto un po’ di confusione sui personaggi, non mi aspettavo che uno dei due personaggi sulla destra fosse Gesù… Non nascondo la mia perplessità, pensavo che fosse il credente a scegliere Dio e non Dio a scegliere il credente…

Nicolò Travagnin

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L’atmosfera è cupa

L’atmosfera è cupa, come divisa dalla luce che entra dalla finestra. I personaggi non si vedono molto perché rimangono in ombra ad eccezione di qualche viso illuminato dallo spiraglio di luce.

Gesù indica S. Matteo e l’uomo girato di spalle davanti a Gesù è S. Pietro. Gli altri apostoli non sembrano interessati alla scena e tengono chino il capo. San Matteo, sentendosi chiamato, indica se stesso e dimostra sorpresa ma allo stesso tempo titubanza. Il gesto di Gesù è molto diretto ed evidente, accentuato dal fascio di luce nella direzione in cui indica.

Subito il dipinto mi ha fatto pensare ad una scena dell’Inquisizione, colui che ha subito un ipotetico torto ovvero Gesù, indica il colpevole mentre tutti gli altri non si curano della scena, come non fosse un problema loro, mostrando omertà e lavandosene le mani, sollevati di non essere i prescelti.

Questa visione è scaturita dalle espressioni dei volti dei presenti che sembrano tese, corrucciate, stupite.

Noemi Varoli

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La potenza della chiamata divina

La vocazione di Matteo mi suscita molti pensieri ed emozioni. Innanzitutto, ammiro la maestria artistica di Caravaggio nel rappresentare la scena con tanta intensità e realismo. La luce divina che avvolge Gesù e il contrasto tra l’ombra e la luce sul volto di Matteo mi trasmettono una sensazione di meraviglia e mistero. Mi fa riflettere sulla potenza della chiamata divina e sulla possibilità di redenzione per ogni persona, indipendentemente dal proprio passato.

Mi fa anche pensare al coraggio di Matteo (prima esattore delle tasse) nel rispondere a questa chiamata e nel lasciare tutto per seguire Gesù. Mi emoziona pensare alla trasformazione interiore che avviene quando si accoglie la chiamata di Dio (i volti della scena ne sono la dimostrazione) e si decide di percorrere un cammino di fede.

In sintesi, La vocazione di Matteo mi ispira a riflettere sulla spiritualità, sulla possibilità di cambiamento e sulla forza della fede.

Gabriele Maggioni

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Un’accusa o un invito?

Senza consultare alcun commento ufficiale riferito a questo quadro, e quindi non sapendo effettivamente cosa stia succedendo e quali siano i personaggi coinvolti, lo descriverei in questo modo: Seduti attorno ad un tavolo posto in una stanza oscura, quasi nascosta, vi sono diversi personaggi, molti uomini ed una sola donna.

Essi sembrano avere un’espressione sbalordita scaturita dall’azione dei due uomini posti alla destra del quadro: questi ultimi, infatti, indicano con tono accusatorio uno degli uomini seduti al tavolo che conseguentemente, con vergogna, china il capo. Probabilmente in seguito a questo gesto, anche uno degli uomini seduto al tavolo ha deciso di puntare il dito contro l’accusato.

Sapendo invece che il quadro rappresenta la vocazione di San Matteo, la descrizione cambia totalmente in quanto l’episodio non rappresenta una catastrofe bensì la chiamata di Gesù a San Matteo per farlo diventare suo discepolo.

Mariesol Verdicchio

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