Tutti sono colpevoli per tutti

Rancore è una malattia dell’animo; la si soffre perché il rancore non consente all’animo di respirare. È una malattia infettiva, perché il contagio sembra non aver fine, paragonabile ad una epidemia globale che coinvolge (in un modo o in un altro, in un momento o in un altro) tutti o quasi. Tutti sono colpevoli per tutti, leggiamo ne “I fratelli Karamazov”.

Ma ci può essere una cura?
Forse, ma la cura è molto più difficile e, per certi versi, più penosa della malattia stessa. La cura è individuale e quindi discende da una scelta individuale. Ed è talmente faticoso il percorso.
Ragion per cui molti oppongono un rifiuto assoluto e si radicalizzano nella affermazione, nella rivendicazione di un diritto a mantenere in cuore il proprio rancore. Ne discende che non praticano la cura e, soffrendo, si arrovellano nella malattia che si aggrava.

Ma quale, alla fine, potrebbe essere la cura? La cura è il perdono, in primo luogo il perdono di sé. Cosa che non significa assolversi, liberarsi della colpa e della pena. Ma prenderne coscienza.

Non significa annullare la responsabilità dei sentimenti, dei gesti, degli atti compiuti o suggeriti. Significa accertare, nella propria coscienza, anche le cause, i torti subiti, i problemi creati e gli errori commessi.

Ma se tutti siamo colpevoli per tutti ed io arrivo al perdono di me stesso, dopo aver esaminato i fatti ed essermene assunto la quota di responsabilità, dovrò agire di conseguenza e compiere lo stesso percorso, questa volta in direzione di chi suscita in me tanto rancore.

Senza assolvere a priori colui o coloro che hanno suscitato in me tale stato d’animo, dovrò arrivare, anche senza esprimerlo (se dovesse rivelarsi troppo difficile il farlo), al perdono.

 

RANCORE

La belva da dentro, feroce, ti rode,
offusca la vista, la mente corrode.
Rancore, dell’anima è malattia,
infetta la vita, la rende follia.

Contagia e ammorba davver ogni cosa,
nessuno ne è esente, la morte ne è sposa.
Se non si combatte la belva assassina,
produce gli effetti di una vera tossina.

Tutti colpevoli lo sono per tutti.
Vivon di odio, disseminan lutti.
Ma di tal morbo, può esservi cura?
Difficil, penosa, la strada è insicura.

La cura è il perdono, in primis di sé:
mai assolti, colpa e pena restan con te.
Ne prendi coscienza, la scelta è sol tua,
la rotta è già persa, l’onda schianta la prua.

A tale percorso ognuno si oppone,
Rifiuto assoluto e rivendicazione
di un tuo diritto a preservare il rancore
e intanto la belva, dentro, ti sbrana il cuore.

Resti responsabile dei tuoi sentimenti,
dei gesti, degli atti, dei tanti infingimenti.
Scruta nell’anima, scava nella tua coscienza,
accerta cause e torti subiti, con precisa cadenza.

Se tutti siam colpevoli per tutti
ed se arrivi al perdono di te, tra i flutti,
ti sei assunto la tua quota di responsabilità,
ora liberati dalla belva e giudica con equità.

Riprendi lo stesso percorso, con coerenza,
questa volta hai di fronte chi rovina la tua esistenza.
Ti sei inerpicato su un sentiero scosceso,
ma alla fine, col perdono di te, sei ridisceso.

Senza dover assolvere a priori alcuno,
sentiti ora libero, perché sei unico e uno
e per la forza che non ti è ancora sfuggita
giungi alla fine del rancore e riprenditi la vita

Guido Podestà