Ivan Puppo
Frugo nella memoria con la cecità progressiva degli anni, estraggo un ricordo: mia madre ferma, dritta nella schiena, sguardo di madre lupa che m’avvolge e ammonisce il mondo. Allora inghiotto a secco, ho un tuffo al cuore.
L’infanzia poteva durare per sempre. Per un bambino che gioca, spazio e tempo non hanno confini. Da bambini il tempo ci corre addosso, più tardi siamo noi a corrergli incontro.
Il mondo ricominciava ad ogni risveglio, sembrava non scampare al sonno l’orma misera del giorno prima. A quell’età si possiede una specie di salvacondotto. Col tempo le notti non bastarono più!
Di occhi larghi e respiri mozzi è fatta la paura, di metallo è il suo sapore, di ghiaccio il suo abbraccio. Di desolazioni impronunciabili sono fatti i mutismi dei bambini.
Si cresce tacendo, mettendo una grande distanza fra sé e gli altri, si cresce bastando a se stessi. Si cresce sotto i colpi e lo spreco di un padre lontano, resistendo e non concedendo il disarmo del pianto.
Si cresce di bar fumosi e strade bagnate di scirocco, di puttane tristi come madonne dipinte, di silenzi custoditi e fitti di equivoci.
Si cresce solcando una città vecchia di vicoli e anni violenti, stretti come dita su una pistola, e di nuovo stretti di cemento e nostalgia fra uomini spazzati dal vento come foglie di cortile.
Ritorna nelle aule di tribunale il mutismo dell’infanzia come risposta al “vostro onore” di turno.
Che equivoco irrisolto è la vita: anziché rispetto ti regalano paura e tu la ridai in cambio di rispetto; predatore per correggere un destino da preda, creditore di giustizia pagato con la legge.
Qui, titolare di questa porzione miserabile di vita, testimonio il mio fallimento; qui, dove la rabbia muta in rimpianto, mi visita lo stesso ricordo di mia madre, che guarda il suo bambino muto e dice: “era solo un brutto sogno, ora è passato, dormi figlio”.
La guardo attraverso, intravedo qualcuno e mi chiedo: “è la mia questa figura di spalle che se ne va nella pioggia?”
Questo testo mi lascia senza fiato.
E’ terribile e bellissimo.
Il suo autore ha dentro di se’ una sorgente con cui può rimediare al silenzio, alla paura, al rimpianto e riprendere ad amare se stesso e gli altri, se solo la lasciasse scorrere.