Lu sceccu, u vecchiu e u picciriddu,
di Gabriele Tricomi
Su una strada piena di buche un somaro avanzava a fatica, con gli occhi di fuori e le orecchie attente. Il padrone ogni tanto lo incitava facendogli ooh, ooh! Il povero asino rispondeva accelerando l’andatura, che reggeva però solo per pochi passi perché sulla schiena portava due pesanti sacchi di cemento, acquistati dal padrone per riparare i danni causati alla fattoria dall’ultimo temporale.
Chiesi al vecchio se potevo aiutarlo a tirare il somaro, che camminava sempre di meno. Il vecchio mi rispose di andar via e di farmi gli affari miei.
Non mi sembrava giusto che l’asino soffrisse così tanto e per questo decisi di continuare a seguirli. Ma il vecchio improvvisamente venne verso di me e mi diede uno schiaffo.
Io non volevo fargli del male, ma quando mi sentii fischiare le orecchie dal dolore gli urlai contro e diedi una pacca al somaro incitandolo a fuggire.
Il somaro reagì scalciando disordinatamente e si mise a correre; il vecchio, colpito da uno zoccolo, cadde a terra esanime; io rimasi lì impietrito.