Non ti spegnere, Isaia Schena
La tossicodipendenza ti porta a vivere una vita non tua, che non ti appartiene, è una malattia che lentamente ti scava dentro e s’impossessa di te, dei tuoi gesti. Un tossico non ammette, non riconosce mai di esserlo; ma combattere contro qualcosa che non riconosci è impossibile.
Si parla soprattutto della dipendenza fisica, ma per me è stato il risvolto psicologico il problema più grande, più infido, più difficile da affrontare. Troppe scuse ho trovato pur di non smettere, anche di fronte ad azioni sconsiderate, alla vergogna di certi comportamenti, alla dignità persa. Non era mai abbastanza per dire basta! Troppo forti e piacevoli sono la disinibizione che ti permette la droga, il senso di onnipotenza, il coraggio e la forza che ti illude di regalarti e che ti portano ad azioni che da lucido mai avresti pensato di fare.
Inebriato da queste sensazioni, a nulla servono l’ansia, l’angoscia e i sensi di colpa del giorno dopo… già, la droga, serate d’eccesso in cui nulla è vietato, tutto è permesso e il vuoto, lo sgomento del giorno dopo non riescono a competere con tutto questo.
Nel trascinarsi stanco di quella che oramai è abitudine ci si dimentica di tutti, nulla ha più importanza, si lasciano per strada tutti i colori e le sfumature della vita vera, si crea un vortice che ti trascina sempre più giù, nel vuoto assoluto, dove smarrisci la cognizione del tempo e così, senza che tu te ne accorga, i figli che tanto dici di amare sono diventati grandi e arrabbiati, la tua famiglia un corpo estraneo, e le bugie che hai e ti sei raccontato presentano all’improvviso il conto. Vorresti tanto che loro ci fossero, ma tu non ci sei mai stato… Adesso non ti senti più così forte e, come al solito, la via più semplice è fuggire di nuovo.
Non riconoscendo la propria malattia, il proprio autolesionismo o il pressante bisogno di affermazione in un gruppo, il tossico non accetta di avere un problema e non riconosce di aver bisogno di aiuto. Di conseguenza, non solo vengono a mancare i motivi per smettere, ma talvolta, addirittura, ci si affida alla speranza che nella dipendenza ci sia la soluzione. Purtroppo, quel che accade è solo un ulteriore affossamento.
Che si possa uscire dall’assuefazione con uno sforzo di volontà è utopia, persino le varie forme di disintossicazione non bastano a liberare la persona dalle catene generate nell’anima dall’abuso. Per farcela, sono necessarie la piena consapevolezza di quanto dolore si è causato e della dignità persa, la voglia di cambiare e la piena disponibilità ad accettare l’aiuto e i consigli di persone preparate e capaci, la forza dell’amore delle persone care che, nonostante tutto, ci sono ancora vicine.
Queste possono essere le leve utili per invertire la rotta di questa strada, iniziata per chissà motivo, ma così sbagliata e distruttiva che solo per una grande fortuna mi ha concesso di essere oggi ancora qui.
Già, io sono uno dei tanti che, iniziando per gioco, si è fottuto la vita pensando di essere forte, intelligente e di poter gestire la droga: belle donne, “amici”, sempre al centro dell’attenzione, ma dentro un gran senso di vuoto, sempre alla ricerca di qualcosa di astratto, con l’idea di essere l’uomo invincibile e al di sopra di ogni cosa.
In realtà, non so ancora oggi cosa fosse, o forse sì, forse il bisogno di non sentirsi uno dei tanti. La società in cui viviamo ci porta a credere che l’importante è apparire, ci convince che conta di più piacere agli altri che a noi stessi, che è facile lasciare da parte le nostre paure e vivere la vita fingendoci quello che non siamo; in questo modo nessuno può farci domande a cui non vogliamo rispondere.
Ma in ognuno di noi sono presenti emozioni profonde che, pur se abbandonate e nascoste agli altri, ogni giorno si riaffacciano e ci pongono dinanzi a chi siamo veramente.
In un futuro non troppo lontano vorrei riuscire a incontrare la mia coscienza e dirle: scuotimi, fammi male, fammi diventare piccolo, perché ogni volta che mi dai tregua io mi rilasso e perdo di vista il senso prezioso della vita! Ma so bene che, lì vicino, perfida, mi deride la droga, mi mostra qualcosa che luccica e mi spegne la voce.
In queste parole riconosco come eri e come sarai……. anzi meglio!