Conversando su autorità e limiti

Roberto Cannavò: La realtà della finitezza è la nostra realtà. C’è chi lo riconosce, e chi invece non lo riconosce e si ritrova con l’ergastolo. Se non mi avessero arrestato, io non avrei mai capito i miei limiti. Fuori dal carcere, non ho mai riconosciuto le mie finitezze.

Gemma Ristori: (riferendosi ai grandi personaggi citati che hanno fatto la storia dell’arte, della letteratura e della scienza) Lavoro e fatica hanno fatto sì che le loro scoperte rimanessero nel tempo e che noi oggi ce ne possiamo servire per il nostro benessere quotidiano, come la lampadina. Altre mire invece, aumentano solo il senso d’eccitazione, che se fine a se stessa, non è utile alle generazioni future, ma solo a se stessi.

Voler superare i limiti non è necessariamente qualcosa di negativo, ma solo se viene accompagnato dal lavoro e dalla dedizione. Il detenuto e lo studente vogliono arrivare lontano, ma lo studente lo fa lavorando duramente, il delinquente fa come Icaro: punta al sole direttamente. Vi è nel delinquente il desiderio di arrivare in fretta, dimenticandosi che l’unico modo per arrivare da qualche parte è studiare.

Roberto Cannavò:  Se avessi avuto un papà non avrei sconfinato i miei limiti, perché lui mi avrebbe indirizzato verso la scelta giusta. L’ignoranza mi ha portato a essere l’opposto della normalità per la gente comune. Ero spregiudicato in questo, superavo tutti i miei limiti. Da ragazzino non avevo nessun recinto e nessun limite. Oggi a pensare a ciò che sono stato, beh ho paura di quel ragazzino.

Massimiliano De Andreis: Da giovane non vedevo una continuità in quello che facevo; quindi arrivavo alla cresta e pensavo: che senso ha tornare indietro? Io ero arbitro della mia vita, le regole le mettevo io e proprio per questo le istituzioni erano escluse dalla mia vita.

Ivano Moccia: Il ruolo dei genitori è molto importante. La mia barca era carica di odio e alla fine ho ridotto a pezzi tutta la barca e sono affondato. I genitori ti consegnano la conoscenza che dovrai dare poi ai tuoi figli.

Mario Buda: Io non avevo nessuno che mi desse una carezza. La prima rapina che ho fatto è stata a 16 anni, avevamo paura. Ma dopo la prima rapina in banca ci abbiamo preso gusto e ho provato il delirio di onnipotenza. Mi sono bruciato la vita, mi sono costruito la mia gabbia. Voi ragazzi mi state aiutando tantissimo a crescere. La mia disperazione è che mio figlio faccia i miei stessi errori, e faccia delle scelte sbagliate.

Massimiliano Rambaldini: per me qualsiasi regola mi fosse imposta era un limite. Anche i segnali stradali. Tutto. E quindi bisognava combatterla.

Massimiliano De Andreis: Io superavo i limiti per raggiungere i miei obbiettivi, ma non ne ho raggiunto nemmeno uno. Mio padre si faceva di cocaina, picchiava mia madre, spacciava.. potevo scegliere se seguire la strada di mio padre o non farlo. Ho scelto di seguire la sua stessa strada perché il mio obiettivo era essere riconosciuto in famiglia; ma non ci sono riuscito. Oggi i limiti mi fanno crescere. L’autorità però deve essere credibile, per me oggi l’autorità credibile è importante.

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L’autorità: le nostre domande

Buccinasco: le domande dei ragazzi sul tema dell’autorità

  • Quali richieste legittime può farmi un’autorità?
  • Quando il limite imposto è un argine necessario?
  • Quando è uno sbarramento alle mie possibilità di crescita?
  • Quando è necessaria una punizione?
  • Cosa distingue una punizione da una vendetta?
  • Quanto è importante essere imitabile per una guida che vuole essere credibile?
  • Quanto una guida deve essere vicina a colui che vuole guidare?
  • Quale importanza positiva e negativa può avere il complesso di inferiorità rispetto alla guida?
  • Che ruolo ha l’affettività nel rapporto con una guida?
  • Chi limita l’autorità?
  • Qual è il rapporto tra l’autorità e il limite?
  • La trasgressione è un atto di accusa contro l’autorità?
  • Come faccio a diventare adulto e guida credibile se non ho avuto una guida che mi mostrasse il percorso da seguire?
  • La mancanza o incapacità dell’autorità può giustificare la trasgressione?
  • Qual è il confine tra la responsabilità del singolo e di ciò che gli sta intorno?

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Relazione di tirocinio

TIROCINIO PRE LAUREA PRESSO “ASSOCIAZIONE TRASGRESSIONE.NET”

Manuela Matrascia, Matricola: 768178
Corso di studio: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
Periodo: dal 26/01/2016 al 24/03/2016

 


Caratteristiche generali dell’attività svolta: istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

Ho svolto l’attività di tirocinio presso l’associazione trasgressione.net. Ho svolto il tirocinio di cento ore principalmente in tre sedi: nella sede dell’ATS (ex ASL Milano) di Corso Italia 52, presso il carcere di Bollate e presso quello di Opera. Il tirocinio richiedeva la partecipazione a incontri di gruppo tra studenti, detenuti ed ex detenuti, al fine di creare un ponte tra realtà diverse e per favorire uno scambio di opinioni su svariate tematiche. Il Gruppo della Trasgressione è inoltre impegnato, all’interno delle scuole, sulla prevenzione del bullismo e delle tossicodipendenze e sulla promozione della legalità. Il coordinatore del Gruppo della Trasgressione nonché tutor del tirocinio è il Professor Angelo Aparo.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

L’attività di tirocinio che ho svolto presso il Gruppo della Trasgressione prevedeva che partecipassi agli incontri con un ruolo attivo e paritetico con quello degli altri componenti. Fra i miei compiti vi è stato anche prendere appunti per la successiva stesura dei verbali relativi agli incontri svolti; in previsione di un prossimo convegno sulla tossicodipendenza, è stato richiesto ai tirocinanti anche di effettuare ricerche sul tema e di trascrivere i testi dei detenuti sulle loro esperienze.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Il gruppo della trasgressione mira principalmente a fare ricerca e ad accrescere le potenzialità dell’individuo detenuto affinché, una volta conclusa la detenzione, non ricada negli errori commessi in precedenza. Il percorso all’interno del gruppo è assolutamente di crescita sia per il detenuto sia per lo studente che vi partecipa. Si discute su argomenti, come l’autorità, la fragilità, il limite, la tossicodipendenza, per far emergere i diversi aspetti di questi temi, per cercare di farli propri e per poterli poi applicare nella vita di tutti i giorni. Il tutto è arricchito dagli scritti dei detenuti, frutto dell’interiorizzazione e rielaborazione dei concetti trattati e del loro vissuto.

Esiste un notevole confronto tra detenuti e studenti; si mettono sul tavolo le proprie esperienze e il dibattito avviene in modo diretto, disinvolto e senza filtri, dato dalla voglia di condividere il proprio vissuto e far sì che questo diventi un’importante occasione di riflessione.

Nella prima parte del mio tirocinio, con il gruppo del carcere di Bollate è stato molto discusso il tema dell’autorità e da parte di un detenuto è stato proposto di preparare un’intervista da fare ai propri compagni al fine di esplorare il modo in cui questi vivono il rapporto con le autorità e cosa realmente sia per loro l’autorità. E’ stata una ricerca molto interessante in quanto mi ha dato modo di indagare i diversi modi in cui il detenuto vive la sua esperienza di detenzione e il rapporto con le figure che lo circondano.

Inoltre, in questa occasione ho potuto indagare le modalità di svolgimento di un’intervista, grazie anche al contributo della prof.ssa Nuccia Pessina, la quale ha preparato prototipi di domande, e ha condotto diverse interviste fatte a coppia con detenuti, ad altri detenuti, cercando di “scavare a fondo” nel loro vissuto, con domande sempre più dettagliate, soprattutto se le risposte non appagavano la sua “curiosità”. È stato un momento di arricchimento poiché sono emerse diverse reazioni che mi hanno permesso di osservare personalità e svariati modi di rispondere alle domande.

Un’altra importante parte del tirocinio è stata dedicata al tema della tossicodipendenza. Il tema è stato affrontato sotto diversi aspetti (scelta, conflitto, potere) e il Professor Aparo ha richiesto ai tirocinanti e ai detenuti di scrivere riflessioni e fare ricerche riguardo all’argomento, al fine di realizzare un convegno (che avrà luogo a giugno) a cui parteciperanno diverse figure professionali, per discutere del problema della tossicodipendenza, forse ancora troppo poco esplorato..

Il Gruppo della Trasgressione è ampiamente “volto all’esterno”, ossia finalizzato a far conoscere il lavoro svolto e il percorso di detenuti ed ex detenuti nei vari contesti della società. Organizza concerti, convegni e testimonianze aperte al pubblico e alle autorità, al fine di diffondere il lavoro di crescita che il detenuto compie grazie alle attività suddette.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

 Il Gruppo della Trasgressione è stato fondato ed è ancora oggi coordinato dal Professor Angelo Aparo, nonché tutor del mio percorso di tirocinio, che ha saputo spronarmi ad essere riflessiva, a pormi domande e a non essere presuntuosa con me stessa. In alcuni momenti, soprattutto all’inizio è stata una “lotta”: vivevo le sue domande come una “presa di mira”, mi sentivo sempre sotto esame, vivevo male la partecipazione agli incontri e non capivo perché si ostinasse tanto ad infierire con le sue richieste anche quando era evidente che l’ansia di parlare davanti ad un gruppo di persone, mi impediva di esprimere pensieri sensati. Tuttavia dopo una serie di “scontri” ho iniziato ad avere più fiducia in me stessa e nei miei pensieri e il mio impegno è stato riconosciuto. Penso che nonostante la personalità un po’ particolare, il Professor Aparo è stata un’ottima guida e un punto di riferimento in tutto il mio percorso.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

L’attività di tirocinio che ho svolto mi ha dato l’opportunità di accostarmi a un contesto che mi ha sempre incuriosito e in cui mi piacerebbe lavorare in futuro. Il confronto con detenuti o ex detenuti al gruppo esterno e, in particolare, la partecipazione e il contatto con i detenuti del Carcere di Bollate mi ha permesso di conoscere sia le pratiche tecniche che riguardano il detenuto sia gli aspetti più delicati ed intimi della sua vita.

L’insicurezza mi ha molte volte impedito di esprimere il mio pensiero su quanto veniva trattato agli incontri, tuttavia questo non mi ha trattenuta dal pensare individualmente su quanto veniva riportato. Sono stati spesso espressi pensieri o raccontate esperienze che mi hanno colpita profondamente. A volte ho sofferto, e credo che ogni parola detta sia stata per me motivo di crescita, di riflessione, di rielaborazione delle mie idee sulle persone detenute.

 

Abilità acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Al primo colloquio con una psicologa del gruppo, la dott.ssa Silvia Casanova, mi era stato consigliato di partecipare agli incontri del gruppo di Bollate in quanto contesto più affine con il lavoro futuro che vorrei svolgere (lavoro d’équipe). Benché non abbia potuto constatare da vicino quali mansioni svolge una psicologa all’interno del contesto carcerario, ho avuto modo di seguire come si svolge il lavoro di gruppo con tutte le sue implicazioni: saper ascoltare, aspettare il proprio turno per prendere la parola, interagire, essere presenti ed interessati.

A me personalmente piace molto osservare (più che parlare) e sicuramente la presenza e la partecipazione di tante persone al gruppo mi ha consentito di osservare diversi modi di esporre i propri pensieri, di muoversi, di guardare. Nonostante le mie resistenze iniziali, grazie a questa esperienza, sono riuscita ad andare oltre il reato commesso e ad avvicinarmi alla persona in quanto tale. Ho anche imparato che un sorriso, un piccolo gesto o una parola di conforto non sono mai sprecati.

 

Caratteristiche personali sviluppate

All’interno del gruppo mi sono confrontata con una realtà per me nuova. Ho cercato di superare le mie diffidenze e resistenze, aprendomi al rapporto con gli altri membri del gruppo, anche se non è stato facile. Caratteristiche che mi appartengono sono la capacità osservativa e il saper ascoltare; la partecipazione al gruppo ha consentito di accrescere e migliorare questi due aspetti, seguiti naturalmente dalla mia meditazione e rielaborazione individuale.

Lo stato di empatia che si è creato in molte situazioni, ascoltando i trascorsi e le storie di vita delle persone, mi ha concesso di scoprire il mio lato fragile. La potenza con cui le parole a volte riescono ad entrarti dentro non possono lasciarti indifferente e inevitabilmente affiorano sfumature del tuo carattere che magari tendi a tenere nascoste.

 

Altre eventuali considerazioni personali

Non è stato facile! La difficoltà più grande è stata poter condividere con pochi quello che stavo vivendo, o quello che provavo dopo gli incontri. Purtroppo intorno a me ho trovato persone che quando dicevo che stavo svolgendo il tirocinio in carcere rispondevano con: “Quelli hanno sbagliato ed è giusto che stiano li.” Quindi ho un po’ perso la voglia di comunicare con chi non vuole sentire ragioni e ho capito che superare un limite mentale è difficile, soprattutto se non conosci e non ti avvicini a un mondo che dai per scontato.

Gli argomenti trattati al gruppo spesso mi hanno impedito di esprimere la mia opinione, non perché non mi piacessero, ma perché spesso avvertivo la sensazione che il mio pensiero sarebbe stato nettamente inferiore a quello espresso da un detenuto o da qualche membro che fa parte del gruppo da più tempo rispetto a me. Posso dire tuttavia che questo tirocinio mi ha permesso di riflettere su temi e questioni cui non avevo mai pensato o semplicemente davo per scontati. E invece ho imparato a pormi delle domande. E’ stata un’esperienza utile e di arricchimento innanzitutto per la mia persona, oltre che per la mia formazione.

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Il rapporto con l’autorità, elaborati

Buccinasco: 2017 – Gli elaborati degli allievi dell’Istituto “Via Aldo Moro”
relativi agli incontri sul tema della Trasgressione

Gli allievi della 3° C

 

Gli allievi della 3°

 

Gli allievi della 3°

 

Gli allievi della 3°

 

Gli allievi della 3° G

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