Alberto Marcheselli
Il Gruppo della Trasgressione è composto da detenuti e studenti (solitamente di psicologia) che si incontrano settimanalmente e che si confrontano su diversi temi: filosofia, arte, psicologia, tossicodipendenza, devianza, vita. Un gruppo solitamente attraversato dai malesseri e dai problemi di tutti i membri, che però di queste inquietudini e problematiche cerca di fare un punto di forza, un fulcro su cui azionare la leva della comprensione.
Gli incontri procedono secondo uno stile singolare, dovuto all’ideatore del gruppo, che da circa 35 anni lavora in carcere e che da circa 20 lo conduce. Egli si presenta all’inizio di ogni incontro parlando in maniera libera e, apparentemente, senza un collegamento con i temi del gruppo, ma ogni volta il discorso centra concetti e problematiche tali e raggiunge toni così profondi da diventare filosofia (gratis).
Il resto viene da sé, le persone iniziano a parlare, qualcuno interviene con l’umanità e la fisicità di quello che dice, con la ricchezza che arriva dall’esperienza e dalla tragicità di certe vite; qualcun altro è più amico delle parole e si esprime in modo chiaro e corretto, gli studenti si uniscono ai detenuti, i detenuti agli altri detenuti, ognuno in mostra con le sue debolezze e fragilità, ma anche con il carattere e la rabbia che ne fanno ciò che è.
Di sicuro non è il posto dove passare qualche ora di svago: ci vuole pazienza, costa fatica, ci si innervosisce, qualche volta aiuta a stare bene, spesso a stare male. Perché? Perché è un posto in cui si crea pensiero e il pensiero, si sa, non sempre regala l’immagine di sé che si desidera.
Il confronto con se stessi genera conflitto e il conflitto malessere, eppure non conosciamo miglior metodo per emanciparsi dal passato, per emergere dal proprio background, crediamo che al Gruppo della Trasgressione si vivano dei rapporti autenticamente orientati verso l’evoluzione della persona e si raggiungano livelli di consapevolezza veramente unici.
La nota dolente è che il gruppo è troppo subordinato al suo ideatore, tanto che è difficile immaginarlo senza la sua guida, almeno non nella forma attuale e che tanto ci piace. Se il dott. Aparo non trova il modo di farsi clonare, speriamo che qualcuno abbia voglia e modo di imparare come seguirne la traccia.
- Marisa Fiorani al carcere di Opera, Paolo Foschini, Corriere della Sera
- Lettera a una madre
- Una corsa diversa
- Il fuoco del drago