Quell’ultimo sabato di agosto, Sara e Manuela avevano cercato la freccetta dai primi riflessi del tramonto fin quando non c’era stata più abbastanza luce. Si erano conosciute appena tre giorni prima in Toscana, in casa del nonno di Sara, dove Manuela e io, vecchio amico di Franco, avevamo deciso di fermarci qualche giorno prima del rientro a Milano.
Nella serenità di quei tre giorni, fra un salto a Vicopisano e qualche passeggiata fra gli ulivi ai quali Franco si dedica, quel sabato pomeriggio avevamo deciso di guadagnarci la cena giocando a freccette. Manuela si era unita alla sfida e tutti e tre avevamo trascorso l’ultima ora segnando con grande serietà i rispettivi punteggi.
Spesso le freccette andavano distanti dal bersaglio, ma si lasciavano sempre rintracciare sull’erba attorno. Quell’ultima freccia no! Aveva sfiorato la tavola sulla quale era appeso il bersaglio e, trasgressivamente, mentre le alette della freccia erano cadute proprio ai piedi del nostro obiettivo, la sua punta era andata velleitariamente oltre, non si sa dove.
Le vane ricerche si erano concluse con una promessa di Sara: “Manuela, cercherò la freccetta per tutta la vita, fin quando non la troverò”.
Rientrati a Milano, Manuela e io ci eravamo dimenticati della freccetta; Sara no! E mercoledì mattina arriva la conferma della sua determinazione.
Forse nulla di strano, ma a colpirmi sono soprattutto gli occhi di Sara. A me la sua espressione richiama la felicità di chi mostra la medaglia d’oro sul podio alle Olimpiadi, ma forse per Sara la freccetta è ancora di più di un primo posto e di una medaglia.
Vorrei tanto capire cosa prova questa piccola atleta della ricerca per riuscire a comunicarlo a chi tutti i giorni smette di cercare, affidando all’eccitazione della droga e del potere il ruolo di condurlo dove, nella effimera, delirante grandiosità del momento, si conclude ogni ricerca.
Forse queste persone potrebbero poi andare da Sara e chiederle perché non ha smesso di cercare la punta della freccia che si era spinta così in là. Chissà, forse aveva solo desiderio di far contenta Manuela o forse voleva rimetterla con le altre per veder giocare ancora insieme il nonno Franco e gli altri adulti con tutte le freccette.
Ciao Sara, grazie.
Juri
Ciao, bellissimo racconto Doc!
Mi chiedo, noi che cosa rappresentiamo? la freccetta o il braccio che la tira (inteso come forza, spinta esterna)?
La freccetta quando non colpisce il bersaglio, è vittima di una mira sbaglita o di una spinta mal calcolata da parte del tiratore…
Però credo non si tratti solo di freccetta, mira, spinta, bersaglio e sbaglio. Tra altre, la morale che scelgo è quella di non arrendersi mai alla ricerca, anche se qualche lancio va oltre il bersaglio, perché poi tale determinazione può consentirci di mettere a posto le cose, permettendoti altre freccette e altri lanci.
Grazie Sara!
Probabilmente ha avuto a fianco qualcuno che le ha dato fiducia dicendole semplicemente: ce la farai! Credo che ognuno di noi potrebbe essere in grado di affrontare gli ostacoli della vita ricevendo affetto e fiducia (sincera) da chi lo circonda.
Il problema è riconoscere la sincerità.
L’armonia domestica stimola le fantasie dei bambini, infatti, come nel caso di Sara, la complicità creatasi con Manuela ha formulato quel patto fantastico di reciproca riconoscenza, fiducia e senso di appartenenza che ha permesso a Sara di fare e mantenere fede alla promessa. Sapeva che ritrovando la freccetta e esibendola come trofeo, avrebbe confermato la relazione con chi le vuole bene e crede in lei.
La determinazione di Sara
Certo che la vita è proprio imprevedibile! Cerchiamo una guida o almeno un’ispirazione nel pantheon dei geni che con il loro sapere hanno modificato le traiettorie del mondo e dai cui scritti si sono formati molti uomini, per poi constatare che gli stimoli per risalire la china sono a due passi da noi! E così avviene che Sara, una splendida bimba di sei anni, dedicandosi alla ricerca della freccetta scomparsa, ci dà un esempio lampante, e così potente nella sua semplicità, di come vanno affrontate le sfide che la vita ci riserva.
Dove ha attinto la determinazione che le ha permesso di raggiungere il suo obiettivo? Una domanda alla quale probabilmente non avremo risposta; ma poi, ci servirebbe a qualcosa capire, o meglio, carpire i suoi “segreti”?
Penso proprio di no! Perché le motivazioni che l’hanno spinta sono figlie solo della sua, seppur ancora breve, storia.
Sara ci ha insegnato che ogni ricerca è importante; è assolutamente falso, infatti, quello che continuamente ci viene propinato in tutte le salse, ossia che più grande è l’obiettivo e maggiore è la gratificazione. Se così fosse, come potrebbe Sara avere quella luce negli occhi e quel sorriso grazie ai quali dichiara al mondo che per lei non esiste nulla di più importante dell’aver ritrovato la freccetta?!
Come diciamo noi del Gruppo della Trasgressione, “se riesci a godere di quelle che gli altri definiscono piccole cose significa che sei grande dentro”.
Grazie, Sara, per avermi donato nuovi stimoli per continuare a cercare ancora, e poi ancora, tutte le “freccette” che ho smarrito lungo il mio cammino.