Il giorno 5 giugno noi detenuti del Gruppo della Trasgressione di Opera, durante un incontro con i nostri familiari, abbiamo molto parlato del pentimento morale di Vito Cosco. In quell’occasione molti di noi sono stati invitati dal dott. Aparo a raccontare ai nostri ospiti quello che facciamo al gruppo.
Una parte centrale del lavoro riguarda la ricerca sulla consapevolezza. Oggi mi rendo conto di aver vissuto con l’ideale di falsi miti e so che mi sono servito di maschere per dare senso alla mia vita.
Mi accorgo che faccio fatica a ricostruire e criticare il mio passato. Quel passato mi ha accompagnato per tanti anni, ci sono cresciuto… Da un po’ di tempo ho cominciato a criticarlo, ma non è facile togliersi la maschera, occorre tempo per rinnovarsi; non basta schiacciare un pulsante.
A questo riguardo il Gruppo della Trasgressione ci rivoluziona la mente, dandoci strumenti per poterci rinnovare pur continuando a sentirci noi stessi. E’ difficile riuscirci per chi, come me, si sentiva se stesso quando viveva una vita diversa, con valori e obiettivi completamente diversi.
Ma dobbiamo imparare a trasformare una situazione difficile in un’arma a nostro favore; non sentirci sopraffatti dalla pena! Queste non son altro che sfide ed è il nostro atteggiamento verso queste sfide che fa la differenza! Non dobbiamo chiuderci nelle nostre debolezze per giustificare le nostre sfortune. Se impariamo a conoscere chi siamo veramente, saremo più liberi e forti e non più burattini nelle mani di altri.
Al Gruppo della Trasgressione imparo a sostituire la libidine della grandiosità con il piacere della normalità. Una rivoluzione che si sta scatenando dentro di me e che oggi mi fa vedere con lucidità cose che prima erano coperte dalla nebbia dell’arroganza. Anch’io, come Vito Cosco, non ho mai incontrato quel pulsante rosso o forse non l’ho mai cercato.
Francesco Castriotta e Angelo Aparo
Francesco Castriotta
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