A chi interessa una punizione che funzioni?

Dice la pedagogia che affinché la punizione sia efficace deve essere commisurata allo sbaglio per gravità e intenzionalità, deve essere tempestiva, soprattutto se il soggetto è molto giovane (viceversa non verrebbe compresa e nemmeno collegata all’atto che l’ha resa necessaria), deve essere impartita da qualcuno percepito come una presenza significativa da chi la subisce.

A me pare che nel caso di un adulto che commette un reato la difficoltà sia soprattutto nel realizzare la terza condizione. Che l’istituzione venga percepita come significativa per il proprio equilibrio dal “colpevole” è sicuramente la condizione più difficile da ottenere.

Immaginiamo un bambino cui i genitori danno una punizione. A che cosa servirebbe se non ci fosse un monitoraggio attento e amorevole da parte dei genitori? Attento perché volto a controllare che la punizione si realizzi, amorevole perché volto a gratificare il colpevole se il suo comportamento diventa adeguato e rispondente alle aspettative.

Trasferire questa situazione in un rapporto tra colpevole e istituzioni non è semplice. E’ necessaria una reciproca fiducia, un rimando continuo nella relazione tra i due, che controlli con attenzione, ma anche senza malevolenza, che l’andamento della punizione segua il giusto percorso.

I contatti devono essere cadenzati, devono rappresentare per il colpevole un punto di riferimento, devono essere occasione di conoscenza reciproca e vera, così da potersi comprendere se e in che modo il colpevole stia introiettando le regole di comportamento e di vita socialmente accettabili.

Perché qui sta il punto. Se non si lavora a questo obiettivo non basteranno tutti i gendarmi del mondo a fermare il crimine. Le istituzioni devono riuscire dove, per mille motivi, (culturali, economici, affettivi, sociali) la famiglia e la scuola hanno fallito.

Certo non è un obiettivo facile. E al riguardo molte sono le domande. Le istituzioni lo vogliono raggiungere? Se sì, cosa sono disposte a fare a tale scopo? I detenuti sono disponibili a entrare davvero in un percorso educativo che li costringerà a rinnegare e a prendere le distanze da comportamenti abusanti che erano divenuti uno stile di vita?

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