Anche se non mi è stato possibile partecipare le ultime due volte, ho visto i film delle ultime settimane. Immagino che la discussione sul film di Cucchi sia stata interessante. A me aveva colpito la totale mancanza di fiducia di Stefano nelle autorità, anche in quelle che hanno provato autenticamente a tendergli una mano.
Abbiamo anche visto La terra dell’abbastanza, il film per l’incontro del 6 luglio. Mi sono persa alcune frasi che, a causa della parlata dialettale, non sono riuscita a decifrare. Ad esempio quando banchettano tutti insieme e il boss sceglie i due ragazzi perché loro “non hanno consapevolezza”, poi conclude con una frase che mi è sfuggita.
Alcuni dei film che stiamo vedendo, sia questo che L’Odio, mi lasciano un senso di angoscia; dentro, mi sembra manchi il pezzo dell’alternativa. Se potessimo pensare ad una sorta di “sliding doors”, dove la potremmo collocare nel film? Quando il padre dà il consiglio sbagliato? O prima ancora? Forse lì era già troppo tardi? Quando nasce la “consapevolezza” e di cosa si nutre?
Mirko, il protagonista, mi ha ricordato tante persone che conosco. Un ragazzo, Leonardo, ha fatto l’alberghiero come Mirko e viene da una situazione familiare difficile. Guardando il film, mi sono chiesta cosa avrebbe fatto Leo al posto di Mirko: sarebbe tornato indietro con la macchina dopo avere investito un uomo? Avrebbe poi accettato di seguire il suo amico nel clan?
Chissà quanti ragazzi in qualche momento della loro vita si sono trovati di fronte a un bivio simile a quello in cui si è imbattuto Mirko! Ma alla fine qualcuno va di qua, altri di là. Perché? In fondo, anche Leonardo ha vissuto quotidianamente la notte dei locali e delle discoteche, dell’alcol che scorre a fiumi e delle droghe.
Beh, non lo so perché, ma sta di fatto che Mirko e Leonardo hanno preso strade diverse. Questo per dire che un’alternativa possibile quasi sempre c’è. Penso che a volte abbiamo bisogno di storie che parlino delle alternative, di dove trovarle e come coltivarle.
Tiziana Pozzetti