Quando gli occhi subiscono il rapimento di un incanto che nel suo splendore cede ad una poesia, frammenti di coscienza si fondono e danzano con la vita.
Ho aspettato questa danza per quasi 27 anni . Chissà quante volte è sfuggita ai miei occhi e quante notti ai miei tormenti.
Attimi d’intimità rubati da uno scatto fotografico.
Mia figlia e suo figlio…
Lei ed io, così distanti per decenni, così distinti e amanti oggi.
Sembra un passaggio di seme non vissuto, quasi surreale. Non metabolizzante per una coscienza vigile ai sentimenti e attenta alla perdizione.
Il mio passato degradante annientato da quest’attimo che oggi riconosco e vivo con la consapevolezza che proprio in questi frammenti ci si apre alle fragilità e ci si consegna ad una identità certificata dall’amore.
Mi ero assentato, ma non mi sono perso.
Roberto Cannavò