Nella mia identificazione delle abilità e delle competenze che chi si appresta a intraprendere la professione di psicologo dovrebbe possedere gioca un ruolo fondamentale il mio vissuto di esperienza lavorativa come educatore in contesti scolastici e privati-assistenziali.
Porsi in prima persona come figura di riferimento per la presa in carico della sofferenza e del disagio psicologico significa non fermarsi ad una buona capacità di ascolto e far riferimento ai testi puramente nozionistici in materia, ma presuppone la capacità di mettersi costantemente in discussione maturando la consapevolezza che la cura è un processo da rimodulare nel tempo.
In quest’ottica è di fondamentale importanza il lavoro di rete che lo psicologo è in grado di tessere con tutti gli interlocutori che, all’interno di un determinato contesto sociale e ambientale, lavorano per il benessere psicologico dei cittadini.
Il punto appena indicato rappresenta uno snodo cruciale soprattutto alla luce dell’anno di emergenza per pandemia di Covid-19 appena trascorso e in cui l’assistere all’insorgere di nuove patologie mentali e all’aggravarsi di quelle già esistenti ha contribuito a rafforzare la consapevolezza di quanto la sinergia tra le diverse parti sociali sia essenziale in ottica di prevenzione.
L’esperienza di tirocinio che mi appresto a concludere con il Gruppo della Trasgressione rappresenta un ottimo esempio di buona pratica in questa direzione. Aver trovato un incubatore di idee e progetti al quale professionisti di diversa provenienza portano contributi stimolanti è stata una piacevole sorpresa.
Lo psicologo in formazione in questo determinato periodo storico deve a mio avviso fare i conti con le nuove modalità di comunicazione e relazione a distanza imposte dalla pandemia e che di riflesso condizionano non soltanto la rete relazionale in cui l’individuo è inserito quotidianamente ma anche la relazione terapeuta-paziente.
L’ identità virtuale non è più soltanto un concetto legato alla rapida espansione a macchia d’olio dell’era della digitalizzazione così come veniva presentata agli inizi del nuovo millennio, è diventato un mondo da prendere in seria considerazione per il riconoscimento e la presa in carico di nuove patologie ad essa collegate.
Ritengo sia fondamentale poter svolgere una formazione in cui lo psicologo abbia la possibilità di mettersi in gioco in ambiti e settori differenti affinché gli strumenti acquisiti possano sempre essere affinati grazie al confronto costante con realtà e professionisti che operano a diversi livelli per il benessere dei cittadini.
In questa direzione sarebbe interessante se i diversi tirocinanti, una volta terminato il percorso formativo comune, restassero in contatto tra loro per coltivare una rete di scambio di idee e progetti che possa favorire la collaborazione tra i diversi nuovi enti\associazioni di appartenenza.
Marco Seminario