Giulio Guerrieri – Intervista sulla creatività
Giulio Guerrieri ha seguito un percorso di studi nel settore fotografico. Ha partecipato ad alcune manifestazioni artistiche nel settore dello spettacolo, dove ha potuto sviluppare la sua professione di fotografo. Ha iniziato così a documentare eventi, situazioni, ambienti di vita. Negli anni si è cimentato nel cortometraggio, col quale ha trattato temi sociali sulla lotta alla illegalità e per la sensibilizzazione alla memoria storica. Tra l’altro, ha prodotto un corto per i quarant’anni della scomparsa di Peppino Impastato e uno per i dieci anni della scomparsa di Lea Garofalo.
Alice: cos’è per te la creatività?
Giulio Guerrieri: direi che la creatività implica e alimenta uno sviluppo dell’intelletto, della fantasia e della manualità; questo processo può portare alla fotografia, a un percorso musicale, al cinema, a una delle tante attività artistiche.
Asia: quali sono i principali ingredienti del processo creativo?
Giulio Guerrieri: credo possano essere infiniti: la fantasia, le emozioni. Poi, l’ordine in cui si pongono può cambiare ogni volta. Ora come ora, mi sento di mettere al primo posto l’emozione e la passione. Nel processo creativo c’è bisogno anche di impegno, di preparazione, ci vuole una ricerca e uno studio. Ci vuole un’osservazione, un “guardarsi intorno”: a volte non ci si inventa nulla di nuovo, ma semplicemente si osserva il mondo. Non deve esserci un semplice copia e incolla, ma bisogna prendere spunto da una determinata situazione, mettere la propria creatività e trasformare.
Alice: cosa avvia e come si sviluppa la tua creatività, in quali condizioni?
Giulio Guerrieri: per creare qualcosa ci vuole una scintilla. Come quando si avvia il motore a scoppio, che ha quattro fasi: aspirazione, compressione, scoppio e scarico. Io penso che le stesse fasi ci sono nel processo creativo. C’è il momento dell’ispirazione, quello in cui cresce qualcosa dentro che fa aumentare la pressione, poi c’è la scintilla creativa e, infine, l’esplosione, come una liberazione nel vedere la tua arte realizzata. Conclusa la gravidanza, l’artista torna alla relazione col suo pubblico e a cercarne la reazione.
Asia: che conseguenze ha sulle tue emozioni e sul tuo stato d’animo la produzione creativa?
Giulio Guerrieri: il processo creativo scatena un trasporto, un viaggio. Il processo creativo è come un viaggio in cui c’è una scoperta. Buona parte del processo creativo è inconscio, come viaggiare su un treno e guardare, rapiti, dal finestrino: passano davanti agli occhi immagini e situazioni, lo stato d’animo viaggia e a un certo punto ci si imbatte in un’idea che ti viene incontro.
Alice: che incidenza ha l’atto creativo sulla percezione di te stesso?
Giulio Guerrieri: c’è una piccola trasformazione, a volte ci può anche essere un isolamento, un’introspezione. Non è detto che ci sia sintonia tra ciò che succede nel mondo esterno e ciò che l’artista sta vivendo. Dopo che hai portato a termine l’atto creativo può cambiare la percezione che hai di te stesso, nel senso che ci può essere un’insoddisfazione o una soddisfazione. Il processo creativo, nel momento in cui si sta creando, genera sempre un dubbio, è una continua ricerca, perché sai che c’è sempre qualcosa di meglio di ciò che hai creato ed è difficile accontentarsi.
Asia: nel rapporto con gli altri cosa determina il tuo atto creativo?
Giulio Guerrieri: secondo me il processo creativo può aver bisogno di complicità oppure può aver bisogno di isolamento. Alcuni scrittori, ad esempio, hanno bisogno di appartarsi in un contesto, magari naturale, quando devono scrivere, hanno bisogno di uscire fuori dalla routine. Per altri, invece, il processo creativo può scattare in una situazione normale, ad esempio mentre si è in fila per fare la spesa. Nel rapporto con gli altri, quindi, ci può essere la necessità di isolamento o la ricerca di complicità con gli altri, con la vita quotidiana che si unisce al processo creativo. Io preferisco la seconda.
Alice: quanto è importante il riconoscimento degli altri per il prodotto creativo?
Giulio Guerrieri: il riconoscimento degli altri ha sempre una grande importanza. Nessuno nasconde che c’è un ego artistico che desidera il riconoscimento degli altri. Però non bisogna avere paura di questo. Nel processo creativo bisogna credere in quello che si sta producendo e aver cura che sia spontaneo e naturale. Il riconoscimento è importante, ma non bisogna abbattersi se non c’è. La mancanza di riconoscimento può anche aiutare a proseguire la propria ricerca e a migliorarsi nel processo creativo.
Asia: chi sono i principali fruitori del prodotto creativo e come ne traggono giovamento?
Giulio Guerrieri: tutti siamo fruitori attivi e passivi dell’arte e tutti possiamo trarne giovamento, sia chi la crea, sia chi la riceve. Tante volte mi capita di essere colpito e coinvolto da quello che è stato creato da altri e che fa scattare anche in me un impulso creativo, come una sorta di rispecchiamento. Penso che l’obiettivo di chi crea qualcosa sia proprio questo: coinvolgere. Dunque, tutti siamo potenziali fruitori. Ognuno, però, beneficia dell’arte in modo differente, poiché una stessa opera può essere percepita in modo diverso da ciascuno.
Alice: quale immagine ti viene in mente che possa ben rappresentare l’atto creativo?
Giulio Guerrieri: l’immagine della maternità mi ha sempre affascinato; unisce uomini e animali e descrive il vero, primo atto creativo.
Foto di Tina Modotti
Asia: pensi che esista una relazione tra depressione e creatività?
Giulio Guerrieri: chi sta vivendo una fase di depressione può essere in un polo opposto a quello della fase creativa, ma non escludo che anche la depressione possa condurre ad un processo creativo, magari anche come forma di terapia. Ci sono tanti artisti che in fase depressiva hanno prodotto opere importanti; dunque, depressione e creatività possono certamente avere un legame, anche se non diretto: in una fase depressiva, il processo creativo non si ferma.
Alice: quando per te un prodotto creativo è davvero concluso?
Giulio Guerrieri: ogni prodotto creativo arriva ad una conclusione, che però rimane sempre aperta. La conclusione coincide con il riconoscimento del pubblico, con l’apprezzamento, che può essere manifestato, ad esempio, con un applauso dopo una pièce teatrale o dopo un concerto. Ci sono però alcuni prodotti artistici (come libri, dipinti) che per l’autore non si concludono mai, rimangono aperti a continue modifiche, anche dopo tanto tempo dall’apprezzamento del pubblico.
Asia: pensi che la creatività possa avere una funzione sociale? Se sì, quale?
Giulio Guerrieri: la creatività ha sicuramente una funzione sociale; deve averla, altrimenti è esclusivamente commerciale, è una creatività su commissione. Dopo che l’artista ha vissuto l’urgenza che scatena il processo creativo, il prodotto che ne viene fuori diventa stimolo di riflessione e discussione per altri. L’artista, in questo modo, ha messo a disposizione di tutti la sua urgenza, facendo sì che altri possano interrogarsi su problematiche di interesse comune. Credo che la funzione sociale della creatività sia proprio questa: fare scattare negli altri la voglia di approfondire temi a volte di attualità a volte senza tempo e di innescare altri processi creativi.
Alice: pensi che la creatività sia un dono naturale, un privilegio di pochi oppure una competenza accessibile a tutti che può essere allenata?
Giulio Guerrieri: tutti abbiamo le caratteristiche e gli ingredienti giusti per poter far tutto, ma ci sono anche delle differenze. C’è dunque sicuramente una predisposizione alla creatività, che abbiamo tutti in modo diverso, ma ciò che è fondamentale è rendersene conto, scoprirla e svilupparla. In questo, i genitori sono fondamentali: riconoscere una passione nei propri figli e riproporla, senza imporla, è il miglior modo per iniziare a coltivarla.
Asia: la creatività può avere un ruolo utile a scuola? E nelle attività di recupero del condannato?
Giulio Guerrieri: certo, la creatività ha un ruolo utile a livello sociale (sia per chi la produce, sia per chi ne usufruisce), è utile a scuola per far comprendere la soddisfazione che deriva dalla realizzazione di un prodotto. È importante che i bambini vengano allenati fin da piccoli a utilizzare il loro potenziale creativo. Per quanto riguarda l’utilizzo della creatività per il recupero del condannato, penso che in uno stato mentale e fisico di una persona condannata, che si trova in una condizione non naturale, utilizzare il proprio lato creativo possa essere utile per poter agire al meglio.
Intervista ed elaborazione di
Asia Olivo e Alice Viola
La cartolina, di Giulio Guerrieri – Interviste sulla creatività