Il mondo vuole sorridermi
io non voglio sorridergli…
cercavo la libertà, ma ora che l’ho conquistata
capisco che non la desidero
ciò che voglio è non capire…
vorrei non essere padrone della ragione,
vorrei chiudere gli occhi per non riaprirli…
mi accorgo di essere solo,
sì, solo adesso riesco a vedere ciò che mi circonda…
ho paura di vivere in un mondo non più mio,
che accoglierà questa vecchia carcassa,
questo orologio arrugginito
che è rimasto fermo sempre sulle due…
il mondo vuole sorridermi
io non voglio sorridergli…
cosa so io di libertà?
cosa so io di rapporti con l’essere umano scalzo?
Sono un tubetto di dentifricio vuoto,
sono un foglio accartocciato
che rotola lungo un corridoio desolato…
sono un insieme di ossa che vagano
sotto un cielo stellato che l’occhio non vede…
sono un’anima oramai priva di identità
che rincorre una veste che potrebbe scaldare il mio corpo…
cercavo la libertà, ma ora che l’ho conquistata
capisco che non la desidero
era una speranza alla quale aggrapparmi,
un traguardo da raggiungere per rimanere vivo…
non è ciò che voglio, ciò che voglio è imparare ad amarmi.
Oggi mi guardo allo specchio e non trovo quel ragazzo luccicante,
adesso c’è un uomo con gli occhi vuoti,
ho paura a guardarlo…
sono finalmente libero e ho paura, ho paura…
il mondo mi sorride e io tento di contraccambiare
con un sorriso triste di circostanze opprimenti…
nella testa ho mille esplosioni,
il corpo si muove per abitudine…
sono libero, finalmente libero,
ma io non voglio questo,
poi, dopo un secondo sono felice,
faccio un sorrisone al mondo
e il mondo s’incupisce, non sorride,
torno alla confusione…
cammino per le strade con occhi bassi, sento gracchiare,
scruto in lontananza il pennuto corvo ormai grigio,
lo raggiungo, m’inginocchio a lui
parlando di paure e frustrazioni incomprensibili…
con le zampette prende la rincorsa e vola,
alzo gli occhi scrutando il volo arrogante di un amico indifferente,
sudo freddo, ho le palpitazioni…
apro gli occhi accorgendomi che un sogno illumina
un orologio puntato sulle due…
sono libero e non ci sono corvi o margherite
che crescono in mezzo al cemento,
non trovo più le rose che avvolgono il mio corpo
come tra le spire di un serpente,
non c’è più l’odore acre delle grate arrugginite
che perforano le mie narici,
non ci sono più i demoni che facevano burle alla solitudine…
tutto questo adesso non c’è più,
e… cosa mi è rimasto?
Lo so io cosa mi è rimasto…
Un sorriso anziano intrappolato
tra le corde di un violino che suona una melodia lontana.
Mi è rimasto un pugno di poesie che narrano la storia del bimbo uomo tramutato in un giovane anziano…
Questo è ciò che mi rimane,
un viaggio a ritroso con i volti dei partecipanti,
le loro voci, i loro occhi, gli abbracci mai dati…
il mondo mi sorride e io cosa devo fare?
Gli sorrido o no?
Apro gli occhi e sono ancora le due.
Marcello Cicconi