La giustizia deve essere equa e condurre al perdono. Non c’è giustizia sino a che tutti non siano soddisfatti, persino coloro che ci hanno fatto un torto e che meritano una giusta punizione. I colpevoli non dobbiamo solo punirli, è necessario guidarli alla salvezza.
Affinché ciò accada è necessaria una riforma che parta dai vertici, da chi detiene il potere, conferitogli dal popolo, e ciò per favorire cambiamenti determinanti.
Se è vero che il carcere è una ottima scuola per diventare delinquenti, è altrettanto vero che a questo non si pone rimedio non con la violenza, l’indifferenza, la tracotanza di chi ci lavora. Per chi lavora in carcere, la cosa più importante è una preparazione culturale adeguata per relazionarsi con coloro che, giovani o meno giovani, vengono incarcerarti per la prima volta. È necessaria una grande esperienza e una corretta formazione professionale per trattare con persone di etnie, lingua e religione differenti e che hanno, per la maggior parte, la colpa di essere nate lì dove regnano l’emarginazione, la dittatura o la carestia.
La civiltà di uno Stato si misura anche dallo stato delle sue carceri. È vero, questa è diventata una frase fatta, tuttavia spero che chi ci governa la faccia propria e si impegni sin da subito a stanziare energie e denaro, ricordando che dove non vi è energia positiva non c’è colore, non c’è forma, non c’è vita. E solo con investimenti economici si può avere personale qualificato in grado di affrontare questa grande sfida.
Finché ciò non accadrà, io avrò paura di invecchiare, paura di diventare flaccido, rassegnato vile e sottomesso, paura di venire accoltellato in carcere da uno come me.
Matteo Franco Zaffran
Reparto La Chiamata