Sono atea ma credo nell’uomo. Credo fortemente che l’essere umano abbia la necessità, dalla nascita alla morte, di sentirsi aiutato a comprendere se stesso, a farsi strada nel mondo per sentirsene parte vitale. Ognuno di noi sente il bisogno di essere supportato e affiancato lungo questo cammino, per riconoscersi ed essere riconosciuto per ciò che si è o che si vorrebbe diventare. Che sfida! Che lavoro e… che fatica!
Quanti di noi possono dire di avere avuto, nel percorso della propria storia, alleanze e collaborazioni che lo abbiamo supportato ed aiutato a scoprirsi e a valorizzarsi con un progetto credibile? Io, per prima, se penso a me stessa in adolescenza, ho immagini e sensazioni di frustrazione ed immane senso di disorientamento, condito con una buona dose di sfiducia ed il tutto accompagnato da paura del futuro e senso di inadeguatezza.
Sono sensazioni alle quali il più delle volte non troviamo una giustificazione o di cui non arriviamo a comprendere il senso e l’origine, la complessità. Molte volte si incontrano persone, adolescenti per i quali a tale complessità si aggiungono rabbia, arroganza, fonti di frustrazioni e malesseri tali da portarli all’abuso sugli altri e ai reati.
Bene, di fronte a loro e con loro, altri uomini hanno la possibilità di esserci! Con il reparto “La Chiamata”, esseri della stessa specie spalancano, gli uni agli altri, il portone alla bellezza ed al valore della propria esistenza. Persone, tutte le persone che saranno parte di questo progetto (detenuti, ex detenuti, studenti, psicologi, comuni cittadini, ecc.), dovranno scambiarsi emozioni, pensieri, vita.
Penso che attraverso la riscoperta della grandezza dell’essere umano e la frequentazione delle sue bellezze (letteratura, opere d’arte, scienza, filosofia), in questo reparto si debba dare a ciascuno, con lo sguardo, l’ascolto, il confronto, la possibilità di rendersi attivamente partecipi di questa immensità e di arrivare ad appropriarsene, a crescere e, perché no, a creare nuova bellezza. Ciò che di immenso e bello ha potuto creare un uomo, può e deve essere per altri un contenitore per sentirsene parte e uno stimolo per aggiungere la propria parte.
Spero e credo possibile che in questo reparto tutti possano giungere a sentirsi capaci e fieri di coltivare, anche attraverso la propria fragilità, le proprie potenzialità, fieri e capaci di guardare in faccia il proprio passato, ringraziandolo di essere tale e di proseguire il cammino, acquisendo ogni giorno nuova consapevolezza, responsabilità e il piacere di vivere per se stessi e per gli altri.
Ludovica Pizzetti