Il mio buio

Guardare il cielo di notte mi trasmette delle belle emozioni, guardo le stelle e la più luminosa mi fa pensare a mia mamma, provo a ricordare come è stata la mia vita con lei, immagino una passeggiata, un gelato o qualsiasi altra cosa che si possa fare con la propria mamma, ma da lì a poco la mia immaginazione svanisce, si spengono tutte le stelle, ora il buio totale non vedo più nulla, tutto diventa vuoto, torno alla realtà.

Non ricordo più niente di quel periodo, se è stato bello, ma penso di no, questo non ricordare mi sembra infinito mi ha logorato per tutti questi anni, sin da piccolo penso di aver imparato a dimenticare, lo faccio con semplicità, mi proteggo da quel buio incondizionato che c’è nella mia testa.

Ho passato la maggior parte della mia vita a proteggermi dal male, il mio, mi anestetizzavo per controllarlo ma quando inevitabilmente prendeva il sopravvento non mi interessava più di nessuno, non provavo più  niente, non mi interessava il loro dolore, i loro sentimenti anche se facevo del male, era come una vendetta, a nessuno è mai interessato di me e io me ne fottevo di tutti voi e facevo quello che volevo; tutto questo non mi faceva stare bene, anche la mia voce risultava squallida in questo mio nulla, non volevo neanche essere io, non mi sentivo a mio agio, dovevo nascondermi, non volevo più essere il soldato con le nike.

Questo mi ha portato agli eccessi, a consumare qualsiasi tipo di droga, che mi permetteva di non essere più io, a distaccarmi dalla realtà, la droga non mi faceva paura, è cresciuta con me, sono arrivato al punto di chiamarla la mia fidanzata, dico questo perché uscivo solo con lei, volevo stare solo con lei, quando non c’era la cercavo finché non la trovavo, eravamo sempre insieme, quante volte ogni giorno mi promettevo che la lasciavo, che volevo farla finita con lei e con me, ma era solo un prendermi in giro, quante volte litigavamo ma poi tornavamo sempre insieme.

Questo era il mio infinito senza le stelle, il mio buio, il mio nulla, dico era perché adesso qualche stella si è accesa ed è il significato della speranza della mia vita; mi piacerebbe accenderle tutte come un interruttore proprio come quelli che usi per accendere una lampadina e poi ti accorgi che funziona anche il ventilatore (allude al film “La Parola ai giurati; ndr), così come basta vedere oltre, vedere i dettagli, i particolari, sentire le ragioni altrui per capire la verità. Molte volte sento dire che non si hanno gli strumenti adatti per fare quello o quest’altro, ma oggi mi sono reso conto che il vero strumento siamo noi stessi, dobbiamo decidere come suonarlo, vivere e scegliere, preferire, sentire i sentimenti degli altri, sapere che non hai il diritto di fare del male, che la vita va vissuta e non subita, avere paura e avere la capacità di stare lì, fare un altro passo, saper prendere le opportunità che ci vengono offerte, che ci aprono altre porte, come quella che oggi è stata aperta a me, ovvero essere seduto a questo tavolo, grazie a tutti.

Cristian

L’infinito senza stelle

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