È comodo dire che è sempre colpa degli altri.
È comodo credere di avere più diritti degli altri, quindi più potere.
È comodo pensare di meritare più potere, quindi permettersi di prendere i diritti degli altri.
È comodo abusare, anche solo a parole: alzare la voce, non ascoltare, fuggire dal confronto.
È comodo negare all’altro la possibilità di farsi conoscere, di esprimersi, di essere: se l’altro non lo conosco non esiste, o se esiste lo fa come decido io nella mia testa. E nella mia testa vinco sempre io.
È comodo pensare che voi siate tutti degli scarti.
Il Gruppo della Trasgressione si chiama così perché si diverte e si impegna a pensarla diversamente.
Per fortuna o per sfortuna, però, esistono delle regole anche per trasgredire, altrimenti è troppo facile crederti tu l’unico paladino della giustizia, della tua giustizia, creata da te, solo per te.
Oltre te però c’è l’altro, lo stesso altro che ti tende una mano non per beneficenza o per desiderio di una coscienza pulita, ma perché crede in un progetto comune: dare un senso al vostro tempo qui, rendere il carcere utile, un posto che faccia crescere le persone invece della loro rabbia.
Quella mano tesa è pronta ad accogliere una mano volenterosa, una mano attiva, non una mano svogliata, non una mano che si comporta da pugno, non una mano pronta a mollare la presa perché vuole solo prenderti in giro. Decidete voi a chi assomigliare.
Quella mano tesa è una Chiamata all’impegno e alla responsabilità. È una Chiamata al fare la tua parte, che però puoi fare solo se sai qual è la parte dell’altro.
E da che parte sta l’altro, cosa pensa, cosa vuole fare, come vuole collaborare e crescere con te, lo scopri solo se lo lasci parlare, se lo ascolti, se non fuggi per paura di qualcuno che ti vuole aiutare solo se ti impegni anche tu, soprattutto tu.
Esisti solo se l’altro ti riconosce, quindi solo se tu lo riconosci.
Vivi davvero solo se lo rispetti.
Elena Tribulato