Partecipo con entusiasmo ogni qualvolta il gruppo della trasgressione ci invita ai suoi eventi. L’ultimo incontro è stato con l’associazione Libera rappresentata da Don Luigi Ciotti, con Arnoldo Mosca Mondadori, con Dori Ghezzi e la fondazione De André e le canzoni che rievocano fatti tragici avvenuti nella seconda meta del secolo scorso: come la “storia di Marinella” giovane donna uccisa da mani assassine e “Hotel Supramonte”, per non dimenticare quello che ha rappresentato l’anonima sequestri.
Durante l’incontro mi hanno fatto riflettere due termini a me particolarmente cari, che sono: “l’indifferenza e la metamorfosi”.
Già, l’indifferenza nelle nostre carceri. C’è un dato impressionate, che è il numero di suicidi più alto di sempre s0lo scorso anno, che è il frutto non solo dell’indifferenza ma anche di sofferenza. E allora, ben vengano persone che ci riaccendono la speranza, ascoltando le nostre grida, le nostre lacrime, le nostre ferite, la nostra disperazione e la nostra adorazione al “Dio – denaro – potere – successo – piacere” calpestando i sogni di troppi.
Sta a noi voler uscire da questo tunnel infernale, e non rimanere nella solitudine. Anche se, come scrisse Dostoevskij, «che benedisse il destino per avergli mandato quella solitudine, senza la quale non sarebbe giunto ad un severo giudizio su sé stesso».
Questi eventi ci fanno sentire uomini tra gli uomini, in nessuna sventura ci si deve perdere d’animo e avvilirsi.
Ancora Dostoevskij in “memorie da una casa di morti” «questa gente, è pur sempre gente straordinaria. Forse la gente più capace, più forte di tutto il nostro popolo. Ma queste forze possenti periscono invano …. »
lo da buon credente credo affinchè avvenga questa “metamorfosi” che basta un po’ di amore, per uscire dalla nostra disperazione, imprigionati in incubi tremendi, tornare a vivere, diventare testimoni di speranza, grazie all’amore.
Si, solo l’amore può scardinare i muri dell’indifferenza che imprigiona l’anima in una solitudine mortale. Distruggere l’angoscia di cuori impietriti dall’odio e dalla violenza, ridare speranza a chi, colpito dalle terribili sferzate della vita, giace prostrato nella disperazione.
Carlo Longo