Mi chiamo Davide, ho 42 anni e sono recluso da tre anni. L’evento del giorno 13 presso il teatro del carcere di Milano-Opera, dove era presente anche Don Ciotti di Libera, mi ha fatto riflettere molto.
Per quanto riguarda l’immigrazione, penso che queste persone fuggono dalla loro terra un po’ per la disperazione e un po’ per la speranza di una nuova vita. La cosa che più mi ha colpito è che queste barche della morte vivono una nuova vita grazie al fatto che vengono trasformate in violini e questo mi ricorda tanto la mia vita.
Riallacciandomi al secondo tema, ovvero quello della droga, oggi capisco che io sono stato vittima e carnefice, ho fatto del male alla società e alle persone che erano più fragili, facendo soldi in modo facile, cosa di cui oggi pago le conseguenze.
Ma oggi, proprio come quei barconi, mi sento una persona migliore, mi sento partecipe del progetto del Gruppo della Trasgressione, che mi ha aiutato a distinguere, a scegliere cosa fare di me stesso e a dare il mio contributo al tavolo del gruppo. Il confronto con gli altri mi arricchisce di responsabilità e mi motiva a progettare un futuro migliore.