Secondo me il protagonista dei Fratelli Karamazov è l’autore stesso e i fratelli, con le loro indoli. I loro pregi e difetti altro non sono che sfaccettature della sua anima. Certo alcuni tratti sono più riconoscibili nella realtà, altri sono più espressione di un’aspirazione verso quel modo di essere.
L’edonismo e il vitalismo smodato di Mitia gli appartengono, il tormento interiore alla ricerca dell’esistenza di Dio con relativo apparato di argomentazioni filosofiche di Ivan gli appartiene, l’aspirazione all’armonia e all’accoglienza di Alesa gli appartiene, la rabbia per l’ingiustizia di una posizione sociale determinata da un destino di origini illegittime di Smerdjakov gli appartiene.
Si chiama Fedor, come il padre dei fratelli, e non è un caso perché riconosce in lui suo padre e, come si sa, non è possibile costruire la propria esistenza se non accettando l’origine da cui si proviene e, solo da qui, nell’odio o nel perdono, è permesso tracciare il proprio percorso.
Allargando il discorso si potrebbe pensare che il protagonista del romanzo è il bisogno di conoscere l’animo umano, senza censure, esplorandolo dalle bassezze della corruzione fino all’altezza dell’ascesi e della santità. Per questo concordo con la critica quando sostiene che quando in Russia esce il romanzo, in Europa la forma romanzesca realistica aveva cominciato ad incrinarsi dunque più che figlio del secolo (come D. si definiva) D. ne è il genitore, è uno dei pilastri della crisi all’origine della coscienza moderna.
Dostoevskij dà conto dei pensieri e di come si susseguono nella testa dei personaggi e di come si influenzano, di come si concatenano secondo nessi logici ma anche di come spuntano subitanei per intuizione e come si impongono anche se illogici con una forza incoercibile.
Molti di questi pensieri riguardano il desiderio sessuale e la sua soddisfazione. Non a caso un’intera sezione è intitolata “I lussuriosi”o “I voluttuosi” a seconda della traduzione.
Nessuno si salva, nemmeno Alesa, che per sua stessa ammissione dichiara: “anch’io non ne sono esente; mi trovo sul primo gradino della scala, più in basso di voi, ma la scala è la stessa.” Tutti i personaggi ne sono contaminati, è un male trasversale. E anche la sezione successiva “Torture”o “I tormenti” è strettamente collegata alla lussuria. Il desiderio sessuale, più o meno esplicito, più o meno soddisfatto, più o meno riconosciuto, informa le azioni e le reazioni dei personaggi, determinandone l’intensità e le sfumature che poi si fanno complicazioni. Nel caso di Lise il comportamento si fa isterico. Nel caso di Katerina si fa contraddittorio, irragionevole, ingenuo e supponente. In ogni modo le relazioni tra i personaggi sono improntate, o comunque non sono mai esenti, da un esercizio del potere di sottomissione, mi verrebbe da dire improntati a un’alternanza di sadismo e masochismo.
A proposito di Fedor Karamazov ci sono alcuni tratti della sua personalità e della sua storia che forse meriterebbero un approfondimento. Condivido alcune riflessioni su di essi che non so interpretare.
Fedor fugge con la prima moglie Adelaida Ivanovna non per vero amore, dice la voce narrante, ma per interesse. Dissipa la di lei dote di 25000 rubli in un baleno, litiga con lei continuamente arrivando alle percosse, non date bensì subite (e qui ho avuto il primo moto di sorpresa). Adelaida lo abbandona cambiando città, lui impianta una sorta di harem in cui avvengono gozzoviglie di ogni genere. Quando la rintraccia a Pietroburgo col seminarista con cui viveva, Fedor fa di tutto per raggiungerla ma viene a sapere della sua morte. Inneggia alla propria liberazione ma anche piange tutte le sue lacrime (secondo moto di sorpresa)
E’ fuori luogo pensare che l’uscita dalla sua vita di Adelaida, qualunque fosse il ruolo che ella aveva nella sua mente e nel suo cuore, lo turba al punto di perderlo?
Un’altra riflessione a margine, cui non so quale spazio e significato dare, è che nel romanzo, pur con tanti personaggi femminili, non è presente una figura significativa di madre, se non si considera la madre di Lise, che però definirei troppo marginale.