In risposta ai temi degli ultimi incontri, ho piacere di raccontare come ho vissuto la mia infanzia. A scuola ho frequentato fino alla quinta elementare, provengo da una famiglia composta da 9 figli, mio padre si occupava di una impresa di trasporti e logistica, e mia madre, casalinga, accudiva tutti noi.
Volendo realizzare i miei sogni con i mezzi più veloci, sono arrivato a possedere delle armi, motivo per il quale venni arrestato all’età di 13-14 anni, e successivamente rilasciato.
Continuavo con la mia testardaggine e arroganza non dando ascolto ai miei genitori, che vedevo come impedimento e quindi entravo continuamente in contrasto con loro.
Da lì a pochi mesi vengo nuovamente arrestato per una rapina commessa in banca all’età di 14-15 anni. Entro quindi nel carcere minorile dove, per evitare di subire, mi dovetti adeguare e talvolta anche usare violenza.Torno in libertà all’età di 21 anni, con la voglia finalmente di poter vivere la mia vita.
Inizio a frequentare una ragazza che poi diventerà mia moglie. Nonostante il nostro amore, io non riuscivo a capire che la mia arroganza creava solo del male ad entrambi e alle persone che ci circondavano.
All’età di 24-25 anni vengo nuovamente arrestato e mi vengono contestati numerosissimi reati che sto ancora espiando. Nei primi 10 anni di carcere ha prevalso in me quella mentalità arrogante.
Piano piano grazie all’amore che i miei genitori mi trasmettevano ed anche grazie a mia moglie che, nonostante tutto, mi è stata sempre accanto, dentro di me maturavano sensi di colpa. Vedevo i miei figli crescere e mi vergognavo di raccontar loro perché mi trovavo in carcere.
Quindi nonostante i regimi di isolamento in cui sono stato per 5 anni, ho voluto riprendere a studiare, e così pian piano ho arricchito il mio bagaglio culturale, nei limiti del possibile.
La mia vita da uomo libero è stata molto breve. Se oggi mi ritrovo a riflettere sul mio trascorso è anche grazie agli incontri settimanali con il gruppo della trasgressione che mi ha indotto a guardarmi dentro e a prendere consapevolezza dei miei errori.
Anche se non posso rimediare al male fatto, mi auguro di poter essere d’aiuto al fine che altri giovani incerti possano anche, riflettendo sul mio passato, cercare una vita virtuosa per il loro futuro.
“Questo è il mio teorema di Pitagora”. Sempre grato per il vostro supporto morale, cordialmente vi saluto.
Alessandro Strano