Eccoci, alla ricerca del padre

Carissimi Alessandro, Andrea, Antonio, Davide, Dino, Fabio, Francesco, Francesco, Giorgio, Giuseppe, Ivano, Lorenzo, Luca, Ludovico, Paolo, Riccardo, Samuele e Stefano.

Ci aspettano una serie di incontri nei quali l’attenzione sarà maggiormente rivolta all’ascolto di sé stessi grazie alle risonanze di alcune sollecitazioni esterne, che potranno anche scaturire dalla condivisione di reciproche esperienze di genitorialità.

Abbiamo costituito un gruppo, di poco più numeroso rispetto all’idea iniziale, di 18 padri tutti con (almeno) un figlio/a tra i 13 e i 18 anni.

Siamo grati di aver ricevuto oltre 20 candidature e ringraziamo tutti per aver ritenuto il nostro progetto meritevole di una vostra partecipazione attiva, con motivazioni che ci sono sembrate tutte davvero importanti e profonde.

Eccone qui alcune:

Alessandro

Ho 58 anni e sono padre di due figli, Lorenzo 22 e Hui 16 anni. È ormai lungo tempo che rifletto sul rapporto che ho con i miei figli. La costante paura e spesso, a posteriori, certezza di aver fatto, detto, trasmesso la cosa sbagliata, l’emozione che dovevo tenermi dentro, la parola di troppo. In più di 20 anni di paternità ho cambiato più volte idea su cosa debba fare un genitore, ma ancora non ho idee compiute. Mi sento un cantiere che non finisce mai. Al contempo, cittadino di Milano da sempre, vedo nelle mura di San Vittore, una presenza ingombrante ed importante della città. L’ho sempre guardato e pensato alle vite che scorrono lì dentro, sospese; e la domanda è sempre quella: perché?

Sono alla ricerca di quadrare il cerchio padre – figlio. Dove un padre ritrova sé stesso figlio e quando capisce le tensioni i desideri, le paure di sé stesso figlio, forse può leggere con più chiarezza quelle dei suoi figli.

 Francesco

Il totem scout di “Tigre gioiosa”, che mi fu dato all’età di diciassette anni, ancora dice molto delle mie spigolature di uomo. Ho 54 anni e insieme a Raffaella sono genitore preoccupato di un figlio di 13 anni e di una figlia di 10 anni.

Amo la musica che sa emozionare per far pensare: così la sera del primo dicembre 2011, preludio dell’ultima notte prima di nascere papà, l’attesa già lasciava trapelare – oltre alle sperate gioie – le temute paure dentro quel verso struggente di Alexi Murdoch. “E se non posso essere tutto ciò che potrei essere …tu, tu mi aspetterai?”: quasi una mia preghiera al figlio che finalmente stavo per incontrare.

Sono grato ad Angelo Aparo per avermi coinvolto, dopo 19 anni di incontri fuori e dentro il carcere, nel progetto del “Reparto la Chiamata” con i giovani adulti detenuti: durante quei dieci giovedì mattina tra febbraio e marzo 2023 inaspettatamente è nata anche l’idea di questa nuova sfida, di cui sono co-autore ma soprattutto vittima predestinata. E sono ugualmente grato agli altri padri che si sono candidati perché credo molto al confronto – anche schietto e crudele, se serve – tra pari e al piacere, che in città caotiche come Milano diventa sempre più difficile coltivare, di ricavarsi spazi e tempi interiori per mettersi in discussione come padri per una qualcosa di più grande ed importante.

Lasciandomi interrogare da questa immagine (“il ritorno del padre prodigo”, quasi un ribaltamento del dipinto di Rembrandt), posso dire che sono alla ricerca di riuscire davvero ad andare al passo con il tempo che fugge via e con i figli che crescono e diventano altro-da-noi, per accettare finalmente il fatto come una vittoria (cit. Francesco De Gregori).

Giuseppe

Ho 49 anni, sono padre di tre figli rispettivamente di 14, 12 e 10 anni. 15 anni fa, durante il corso preparto di mia moglie ho scoperto il ciclo di incontri “È nato un papà”, questo ha segnato l’inizio di un percorso di confronto sulla genitorialità. Da allora, faccio parte del gruppo “Papà, chiacchiere e fornelli“, il gruppo è formato da 18 papà, ci riuniamo ogni tre settimane a Monza per condividere una cena e discutere di paternità e vita familiare.

Il compito di genitore è molto complesso e vorrei cogliere quest’opportunità, credo che il confronto e la condivisione delle esperienze forniscano spunti preziosi di crescita e consapevolezza, soprattutto perché condividiamo un obiettivo comune: “crescere e migliorarci come padri”.

Questo percorso mi aiuterà a comprendere meglio il mio ruolo e ad affrontare con maggiore equilibrio le sfide della paternità.

Samuele

Ho sessant’anni, abbiamo quattro figli (Isacco di 26, Noemi di 24, Susanna ne avrebbe avuto 20 ma ci è mancata nel 2008, e Beniamino che ne ha 15). Ho avvertito questa occasione come una “chiamata” su misura e inaspettata in questo Giubileo, anche per “risintonizzarmi” con le complicate adolescenze della mia famiglia più o meno anagraficamente vissute. Sono appassionato di riciclo, riuso e recupero e credo che la pratica di dare una “seconda chance” alle “cose” alleni chiunque a maturare atteggiamento analogo con se stessi e nelle relazioni. Talvolta per età e storia sono stato nei panni del formatore, e vi sono molto grato per partecipare ad un’esperienza che ritengo invece fin d’ora formativa per me. Lavoro in Rai come assistente di studio e ho collaborato per decenni con la Federazione Oratori Milanesi.

Sarà questa un’occasione per ascoltare altri papà che mi aiuti a rimodulare quell’atteggiamento di “asimmetria educativa” che tante volte nella mia esperienza mi ha fatto commettere passi falsi. Un modo per sperimentare l’esser figlio dei miei figli, senza peraltro rinnegare il mio ruolo. Far pace col mio essere un padre anziano. Un padre che torna e un padre che parte.

Stefano

Sono padre di Filippo (quattordicenne) e Tommaso (undicenne). Entrambi sono componenti del Gruppo Scout Milano 34. Nella mia richiesta di partecipazione ho segnalato che vorrei affinare “gli strumenti” che ho a disposizione per poter meglio comprendere i forti cambiamenti che i miei figli stanno compiendo. Spesso nel mio manuale d’uso non trovo risposte adeguate per comprendere il loro stato d’animo e per affiancarli nelle loro scelte. Ritengo il confronto con altri genitori di fondamentale aiuto e molto interessante la proposta di interazione con ragazzi che non siano i miei figli.

La sensazione ed impressione che mi trasmette l’immagine è quella di un padre che, sotto lo sguardo di altre due persone che possono sembrare il padre e la madre del genitore, accoglie il proprio figlio dopo un allontanamento. L’immagine è toccante e mi fa riflettere per quelle volte che per le cause più disparate (tempo, fretta, impegni professionali o per scarsa attenzione) non dedico la giusta concentrazione alla mia famiglia.

Alla ricerca del padre