Cosa mi aspettavo dal tirocinio e che cosa ho ottenuto
Era diverso tempo che desideravo conoscere meglio il mondo della detenzione e ciò che questa significa per chi commette un reato e per la società tutta. Avendo la possibilità di fare un tirocinio con la mia Università ho deciso di sfruttare questa opportunità per soddisfare questo mio desiderio; ho conosciuto il Gruppo della Trasgressione grazie ad una mia amica che ne ha fatto parte per diverso tempo e che me ne ha parlato.
Da studentessa con nessuna esperienza in questo ambito se non nozioni apprese dai libri, mi sono approcciata al Gruppo con tanta curiosità e con diverse aspettative; queste riguardavano la possibilità di scoprire ciò che c’è dietro la persona detenuta, ciò che si nasconde dietro la corazza e anche quali elementi del contesto di crescita di un soggetto possano influenzare la vita sia di compie un reato e sia di chi lo subisce, e in che misura.
Forse l’aver svolto questa esperienza soprattutto online ne ha penalizzato alcuni aspetti, ma comunque le mie attese sono state soddisfatte; da studentessa sono riuscita ad acquisire degli strumenti che sicuramente mi serviranno anche in futuro.
Innanzitutto, il confronto tra vittime di reato e detenuti/ex detenuti è stato un mezzo prezioso, che ha aiutato anche a mettere da parte il pregiudizio che spesso si ha nei confronti di coloro che hanno commesso qualche reato; con le stimolanti conversazioni emerse nel corso degli incontri si è andati al di là della ‘’crosta’’ di tutti i membri del Gruppo, non solo dei detenuti/ex detenuti, mettendo in luce come vari aspetti e fattori della vita abbiano portato a imboccare strade diverse, acquisendo poi la successiva voglia di riscattarsi in positivo.
L’avere ragionato su un tema come la banalità del male di Hannah Arendt, a partire da film anche molto diversi tra loro, ha sicuramente permesso di andare al di là della mera visione, stimolando il ragionamento critico su temi complessi e delicati.
Inoltre, nel corso dei vari incontri è stato portato avanti un tema altrettanto delicato, quello del rapporto tra Genitori e figli: in questo caso è stato indagato non solo il difficile rapporto dei padri detenuti con i loro figli, ma anche quello di tirocinanti, studenti e altri membri del gruppo con la loro propria famiglia. Il coinvolgimento è sempre stato per tutti, proprio per permettere ad ognuno di trarre beneficio dalle esperienze altrui, sia quelle positive, sia quelle negative.
L’aspetto più positivo del Gruppo è quello di voler coinvolgere tutti coloro che ne fanno parte; ammetto che la mia timidezza non sempre mi ha aiutato ad esporre le mie idee, soprattutto all’inizio, con la paura di non riuscire a dire niente di interessante. Probabilmente ho più assorbito idee piuttosto che averne esposte, ma comunque il Gruppo mi ha aiutata a capire di poter sempre dire ciò che si pensa rispetto a un argomento, per quanto delicato sia. La potenza del Gruppo della Trasgressione, secondo me, sta proprio nella sospensione del giudizio nei confronti degli altri e della libertà di espressione di idee anche diverse tra di loro. Ogni esperienza è importante, sia quella di chi ha vissuto tanti anni di carcere, sia quella di chi ha subito un reato e sia quella di chi ha intrapreso una strada priva (o quasi) di dossi e scorciatoie.
Alla fine di questa esperienza sento di aver interiorizzato tante testimonianze, tante esperienze, tanti racconti di percorsi di vita anche molto diversi dal mio che porterò nel mio bagaglio personale; inoltre, il pregiudizio, quello che la società inculca nei confronti di chi ha commesso un reato, è scivolato via e si è fatto da parte di fronte alle storie difficili e variegate dei diversi componenti del Gruppo.
Alessia Adorni