Nelle patologie umane, anche in quelle più gravi, non c’è nulla che non sia presente in embrione anche nella esperienza comune di tutti i giorni.
Una prima osservazione sul gioco d’azzardo:
- mentre il gioco classico è una rappresentazione della realtà, dove gli sfidanti si impegnano in una competizione che lascia sostanzialmente inalterate le vite e gli equilibri di chi ha giocato;
- il gioco d’azzardo, al contrario, fa diventare il gioco una realtà e, nei casi più gravi, causa un progressivo degrado nella vita del giocatore.
Il gioco d’azzardo è per definizione una sfida col caso nella quale non vengono impegnate le competenze dello sfidante e il cui esito non dipende da quello che lo sfidante ha saputo costruire. Il futuro dello sfidante, infatti, è affidato al caso.
Ma chi è nell’immaginario dello sfidante il caso?
- una “mano divina” in grado di muovere le fila dell’esistenza.
- un occhio onnipotente e malvagio, che intercetta l’immagine frammentaria che il giocatore ha di se stesso e che si nutre delle sue sconfitte;
- un’autorità cattiva e respingente, che il giocatore spera possa almeno una volta accoglierlo, ma che alla fine lo respingerà come previsto dal drammatico copione che egli ha chiuso dentro se stesso.
Nei casi più patologici, il Dio del Gioco d’azzardo è un’autorità perfida e seduttiva, che ti apre le braccia per lasciarti ogni volta con l’ennesima umiliazione, con la riprova che questo mondo non è per te, non ti è accessibile se non attraverso le porte del caso… porte che ti vengono aperte solo le poche volte in cui, per distrazione o perfidia, lo sguardo onnipotente della slot machine si distoglie dalla tua inabilità a costruire…
…ma se quel giorno dovesse lasciarti vincere, sarai tu stesso a ricordarle che il tuo destino è perdere, così da tornare alla condizione di sempre, cioè quella per cui credi di sperare nella sua accoglienza e benevolenza, ma sai, e in qualche misura vuoi, che la beffarda autorità che hai dentro di te torni a cantarti la canzone di sempre: “non te lo meriti, sei un inetto, anche oggi rimani fuori, provaci domani”