Siamo noi che scriviamo le lettere

 

Dal sito www.lostrappo.net potete ancora scaricare la nostra cartolina speciale creata per RAIRadio2 Caterpillar.

In questo primo giorno di primavera, ci sta a cuore che in tanti possiate indirizzare i vostri pensieri al Gruppo della trasgressione e ai giovani adulti detenuti a San Vittore,che riceveranno il vostro messaggio nei nostri prossimi incontri del progetto “Alla ricerca del padre” ad aprile e maggio.

🎙 Enzo Jannacci e Sara Zambotti
📸 Chiara Azzolari e Tania Morgigno
✏️ Andrea Spinelli

[Il nostro impegno in memoria delle vittime innocenti della criminalità organizzata🌹]

Lettere ai nostri figli per la festa del papà

[Dopo il secondo incontro del 4 marzo, abbiamo proposto ai 18 padri che si sono candidati al progetto di scrivere una lettera ai propri figli, per la festa del papà]

 

Caro Beniamino (indirizzo a te questa lettera, ma puoi girarla anche a tuo fratello e sorella più grandi) [segue]

 

 Caro Dani,

è bello vederti crescere ed è bello crescere insieme.

Sei un ragazzo sensibile.

Hai una grande resistenza alle situazioni scomode. Tuo malgrado, sei stato allenato. Come diciamo spesso “non possiamo modificare il passato”. Sappiamo che le tracce negative possono diventare strumenti speciali per affrontare la vita. Bisogna lavorarci sopra.

Ti presenti come sei e cerchi il dialogo, a modo tuo.

Ti ringrazio: vuole dire che non svolgo solo la “funzione di mobile”. Mi fai sentire importante.

Mi piace fare esperienze con te.A volte non ne hai voglia o non abbiamo tempo, per cause esterne. A volte ti obbligo. Lo faceva anche mio papà con me. Mi arrabbiavo. Solo con il passare degli anni ho capito il valore delle esperienze vissute con lui. Ha fatto bene ad obbligarmi. Ho appreso molto, senza accorgermi. Non faccio altro, quindi, che copiare il “nonno-che-non-hai conosciuto”. Prova a dare un po’ più di fiducia al metodo del nonno.

In casa, hai la capacità rara ed invidiabile di raccontarti, liberamente, senza paura di valutazioni o di non sentirsi all’altezza delle aspettative. Io non ero così. Bravo, tu.

Sei leale. Proteggi le persone e la verità.

Mi fai conoscere realtà musicali a me ignote, mai ascoltate prima: temevo mi facessero male alle orecchie. Ora, grazie a te, so che fanno veramente male alle orecchie. Ma resisto. Tramite la musica penso di poter comprendere qualcosa del tuo mondo di giovane, di te.

Avrei tanto da condividere, ma i pensieri si confondono in emozioni, sentimenti, speranze e ricordi. Non riesco a seguire un filo logico.

Quindi concludo con uno spunto e un auspicio che, sono certo, diverrà realtà.

Lessi una frase: “chi non si aspetta l’inaspettato, non troverà la Verità”. A volte l’inaspettato fa piacere, a volte crea dolore. In entrambi i casi è esperienza che dobbiamo trasformare in bene, per noi e gli altri.

Sono sicuro che saprai mettere in silenzio il rumore di fondo del passato, con sensibilità ed intelligenza, facendo risaltare i suoni gradevoli, la musica piacevole. Non sarà semplice, ma renderà più agevole costruire un futuro di serenità e di felicità, guidato dai sogni che hai nel cuore.

Ti voglio bene, ti ringrazio che sei entrato a far parte della mia vita.

Il tuo Franci detto Fracco detto Frassi ecc.

 

Cari Matteo e Stefano,


Sapete già bene due cose …quanto non mi piaccia celebrare feste che mi riguardino in prima persona …e quando fosse grande il mio sogno di diventare padre…direi che queste due “verità” si scontrano alla grande il 19 marzo 😀 😀

…che io fossi “strano” è de resto un’altra cosa che già sapevate…

E quindi…che dirvi in onore di questa ricorrenza che si avvicina?

Beh innanzitutto che essere vostro padre è una sensazione, una “situazione” che mi rende davvero felice…ovviamente non semplicemente per “essere padre”…ma per come voi siete figli.

Con le vostre insicurezze e le vostre convinzioni.
Con le vostre passioni e le vostre pigrizie.
Con i vostri limiti e i vostri notevoli talenti.
Con i dubbi che ogni giorno mi assalgono rispetto a scelte e comportamenti avuti nei vostri confronti e con l’orgoglio e lo stupore nel vedere le scelte e i comportamenti che voi mettete in atto nella vita quotidiana.

…tutto questo e molto altro mi fanno dire che da ragazzo avevo proprio un “bel sogno nel cassetto” ed è ancora più bello vedere che questo sogno ogni giorno ci proviamo e ci riusciamo abbastanza a tenerlo vivo ogni giorno insieme.

Davide

 

Carissimi figli,

sapete che non amo le ricorrenze, ogni giorno merita di essere festeggiato e nessuno più degli altri.

Per la festa del Papà è anche più vero, perché si festeggia San Giuseppe, che certo non amava stare al centro dell’attenzione. Tanto che nel Vangelo compare appena e di lui non si ricorda una sola parola.

E’ una circostanza che mi conforta, perché la mia più grande paura è di non essere abbastanza presente nella vostra vita. Temo di vivere tanto “per” voi e molto poco “con” voi.
Un po’ è per colpa mia, un po’ perché nella divisione dei compiti con vostra madre, al lei tocca la cattedra e a me la… supplenza. Oggi è la festa di quello che tappa i buchi.
Un ruolo che vivo consapevole dei miei limiti e di mancare spesso alle vostre aspettative, a quelle di vostra madre e alle mie. Ma di cui vado pure orgoglioso, perché nonostante tutto non mollo mai.

Ci sono e ci sarò sempre, magari solo una figura defilata, ma perennemente lì.

Ecco, credo che questo vada festeggiato oggi. Che questo compito indefinibile, che a prima vista può apparire ingrato, è diventato la mia prima e più grande passione.
Giorno dopo giorno mi costringe a rinascere e mi regala momenti di indicibile gratificazione, anche quando conquistati attraversando lo scoramento e persino il panico.
Festeggiamo che, cercando il modo di tappare milioni di buchi, ho scovato la risposta da dare a chi un giorno dovesse chiedermi perché ho vissuto. Per voi tre.

Ludovico

 

Cari ragazzi,

è il vostro papà che vi scrive qualche riga.

Di solito siete voi che per la festa del papà mi dedicate (o lo facevate quando eravate più piccoli) anche un piccolo pensiero accompagnato da un disegno su un foglio di quaderno ed è insolito che mi rivolga a voi usando la scrittura. Ma alcuni pensieri mi vengono meglio.

In questa ricorrenza, alla quale io da figlio non ho mai dato molta importanza, voglio ricordarvi che papà c’è e ci sarà sempre.

Qualsiasi decisione, prova, difficoltà, ostacolo che dovrete affrontare io sarò di fianco a voi.

State vivendo questa fase della vita con le responsabilità ed impegni dei ragazzi della vostra età in due fasi della vostra vita che, sebbene siano abbastanza vicine, sono molto diverse tra loro.

Vi auguro di avere la forza e la determinazione necessaria per crescere perché la vita è un’avventura che va vissuta fino in fondo.

E siate liberi di scegliere ma anche di sbagliare, è dagli errori che si traggono i migliori insegnamenti.

Aspetto un abbraccio e un bacio per festeggiare la festa del papà.

Papà Stefano.

 

Caro figlio , 

come sai sto facendo un percorso con altri papà per aiutare noi papà ed altri figli e papà in carcere a provare a fare del nostro meglio, e devo scrivere a te e a tuo fratello una lettera per la festa del papà. Scriverò la stessa lettera a tutti e due in modo uguale.

Se dovessi sentirmi papà il 19 marzo per essere festeggiato vuol dire che non sarei un gran padre, la festa me la prendo tutti i giorni ogni volta che sento il piacere di vivermi come papà, senza che voi lo sappiate. Mi piace quando litighiamo, quando discutiamo, mi piace quando giochiamo o quando ci confrontiamo su temi a voi cari o a me cari o più semplicemente quando mi prendi in giro o quando cerchi di fregarmi ed io ti sgamo.

Sono felice quando mi chiami e mi dici se puoi venire a mangiare con i tuoi amici a cena, anche se mi fai incazzare perchè me lo dici sempre all’ultimo e come sempre finisce che discutiamo …..ma poi si ride e si scherza a tavola come se niente fosse….

Figlio mio, se poi ogni tanto mi coccoli con un gesto carino , beh quello me lo prendo molto volentieri ma in fondo io ero come te con mio padre, lo stretto minimo necessario, che in fondo alla tua età le priorità capisco essere altre. Allora mi tengo i tuoi ricordi e quelli di tuo fratello di quando eravate più piccoli ed eravate tutti belli coccolosi.

Mi raccomando almeno un “auguri Pa” però fammelo a voce …..con i whatsapp parla con i tuoi amici… che io sono boomer ricordalo.

Grazie amore mio

Antonio

 

Caro figlio mio [segue]

Il nostro Daimon

Ero sorpreso ieri mattina: pochi minuti dopo che la lettera di Samuele ai propri figli era arrivata via e-mail a tutti noi padri, Juri Aparo l’aveva già messa online e mi aveva inoltrato il link su Telegram…. una velocità singolare, per chi lo conosce un poco come me e sa che in questo periodo non ha tempo – come gran parte di noi, immagino – neppure per respirare. Eppure qualcosa doveva averlo interessato, ritenendola  utile – alla stregua del suo lavoro in carcere e per quello che ha in mente per il prosieguo del nostro progetto dentro il Reparto La Chiamata – di una maggiore diffusione.
Poi nel tardo pomeriggio riunione nella redazione di Caterpillar, e ancora Juri che prende la parola e cita a tutti i presenti il passaggio concettuale – in quella lettera – su “Le radici che non ho scelto“.
Non ricordo se nel frattempo mi guardava, quasi a chiedere cosa ne pensassi io. Troppo stanchezza, ieri, la mia. E troppe cose fatte di fretta, anche se tutte andate molto bene (ad iniziare dalla udienza delle 9.30 finita miracolosamente presto, per poter poi andare a San Vittore e poi ritornare ancora a Palazzo di Giustizia; per continuare con la notizia che alcuni giovani adulti detenuti hanno ottenuto dai rispettivi Giudici il permesso per essere presenti mercoledì 19 marzo, unita a quella che sì, ci sarà anche Giuseppe, “papà molto appassionato” a detta di sua sorella Carla e figlio di Guido Galli).
Alla fine ho trovato il tempo solo stasera per leggerla, con la calma che meritano tutte queste cose belle e preziose che ci stiamo scrivendo via e-mail all’interno del gruppo dei padri partecipanti al progetto.
Da uomo adulto, il tema delle “radici che non ho scelto” ha sempre trovato anche me concorde. Fino a quando mi sono chiesto, come forse tanti altri – ma era sicuramente un barlume di una domanda precedente, racchiusa velocemente in un cassetto emotivo della mia adolescenza – se fosse possibile invece sceglierseli i propri genitori.
Nell’approssimarsi dei miei 50 anni, leggendo Hillmann (“La forza del carattere”) in aiuto a riflettere sul tempo che avanza, mi ero ritrovato catturato da una impostazione che appare contraria al tema indicato da Samuele.
E’ sempre di Hillmann, nel suo (più famoso) libro “Il codice dell’anima”: uno spunto per la buonanotte, che riporto qui sotto. E grazie anche a Samuele, in attesa di capire il mio amico Juri cosa dirà anche di questo.

Il paradigma oggi dominante per interpretare le vite umane individuali, e cioè il gioco reciproco tra genetica e ambiente, omette una cosa essenziale: quella particolarità che dentro di noi chiamiamo “me”. Se accetto l’idea di essere l’effetto di un impercettibile palleggio fra forze ereditarie e forze sociali, io mi riduco a mero risultato. Quanto più la mia vita viene spiegata sulla base di qualcosa che è già nei miei cromosomi, di qualcosa che i miei genitori hanno fatto o hanno omesso di fare e alla luce dei miei primi anni di vita ormai lontani, tanto più la mia biografia sarà la storia di una vittima. La vita che io vivo sarà una sceneggiatura scritta dal mio codice genetico, dall’eredità ancestrale, da accadimenti traumatici, da comportamenti inconsapevoli dei miei genitori, da incidenti sociali.

Più in profondità, tuttavia, noi siamo vittime della psicologia accademica, della psicologia scientistica, financo della psicologia terapeutica, i cui paradigmi non spiegano e non affrontano in maniera soddisfacente – che è come dire ignorano – il senso della vocazione, quel mistero fondamentale che sta al centro di ogni vita umana, il destino, il carattere, l’immagine innata: le cose che, insieme, sostanziano la “teoria della ghianda”, l’idea, cioè, che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta.

[…]

Ciascuna persona viene al mondo perché è chiamata. L’idea viene da Platone, dal mito di Er che egli pone alla fine della sua opera più nota, la Repubblica. In breve, l’idea è la seguente:

Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino.

Secondo Plotino (205-270 d.C.), il maggiore dei filosofi neoplatonici, noi ci siamo scelti il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all’anima e corrispondenti, come racconta il mito, alla sua necessità. Come a dire che la mia situazione di vita, compresi il mio corpo e i miei genitori che magari adesso vorrei ripudiare, è stata scelta deliberatamente dalla mia anima, e se ora la scelta mi sembra incomprensibile, è perché ho dimenticato“.

Radici, Alberi, Innesti

Alla ricerca del padre – day 15

Cari tutti, ben ritrovati.

Vogliamo ringraziarvi, ancora, per la vostra partecipazione al secondo incontro del nostro progetto: ci sembra che sia stato ancor più denso del primo – abbiamo visto tanto ascolto, partecipazione attiva e energie messe in circolazione.

Ci vediamo per la “celebrazione” della festa del papà il 19 marzo!

🎸 My father’s eyes, Eric Clapton (1998)

Alla ricerca del padre

Alla ricerca del padre – day 1

Cari tutti,

vogliamo ringraziarvi di cuore per la vostra partecipazione al primo incontro del nostro progetto “alla ricerca del padre”. Siamo onorati di aver dato forma ad un gruppo subito attivo, che ha saputo garantire un ascolto così attento, costante e caldo. Grazie per le parole, i silenzi, i disegni e i cannoli siciliani che hanno allietato il finale.

Ci vediamo martedì prossimo!

🎹 Peter Gabriel – Father, Son (2000)

[un percorso di riflessione è iniziato, in parallelo, dentro il carcere di San Vittore e all’istituto penale Beccaria grazie all’impegno del Gruppo della Trasgressione]

Alla ricerca del padre

Eccoci, alla ricerca del padre

Carissimi Alessandro, Andrea, Antonio, Davide, Dino, Fabio, Francesco, Francesco, Giorgio, Giuseppe, Ivano, Lorenzo, Luca, Ludovico, Paolo, Riccardo, Samuele e Stefano.

Ci aspettano una serie di incontri nei quali l’attenzione sarà maggiormente rivolta all’ascolto di sé stessi grazie alle risonanze di alcune sollecitazioni esterne, che potranno anche scaturire dalla condivisione di reciproche esperienze di genitorialità.

Abbiamo costituito un gruppo, di poco più numeroso rispetto all’idea iniziale, di 18 padri tutti con (almeno) un figlio/a tra i 13 e i 18 anni.

Siamo grati di aver ricevuto oltre 20 candidature e ringraziamo tutti per aver ritenuto il nostro progetto meritevole di una vostra partecipazione attiva, con motivazioni che ci sono sembrate tutte davvero importanti e profonde.

Eccone qui alcune:

Alessandro

Ho 58 anni e sono padre di due figli, Lorenzo 22 e Hui 16 anni. È ormai lungo tempo che rifletto sul rapporto che ho con i miei figli. La costante paura e spesso, a posteriori, certezza di aver fatto, detto, trasmesso la cosa sbagliata, l’emozione che dovevo tenermi dentro, la parola di troppo. In più di 20 anni di paternità ho cambiato più volte idea su cosa debba fare un genitore, ma ancora non ho idee compiute. Mi sento un cantiere che non finisce mai. Al contempo, cittadino di Milano da sempre, vedo nelle mura di San Vittore, una presenza ingombrante ed importante della città. L’ho sempre guardato e pensato alle vite che scorrono lì dentro, sospese; e la domanda è sempre quella: perché?

Sono alla ricerca di quadrare il cerchio padre – figlio. Dove un padre ritrova sé stesso figlio e quando capisce le tensioni i desideri, le paure di sé stesso figlio, forse può leggere con più chiarezza quelle dei suoi figli.

 Francesco

Il totem scout di “Tigre gioiosa”, che mi fu dato all’età di diciassette anni, ancora dice molto delle mie spigolature di uomo. Ho 54 anni e insieme a Raffaella sono genitore preoccupato di un figlio di 13 anni e di una figlia di 10 anni.

Amo la musica che sa emozionare per far pensare: così la sera del primo dicembre 2011, preludio dell’ultima notte prima di nascere papà, l’attesa già lasciava trapelare – oltre alle sperate gioie – le temute paure dentro quel verso struggente di Alexi Murdoch. “E se non posso essere tutto ciò che potrei essere …tu, tu mi aspetterai?”: quasi una mia preghiera al figlio che finalmente stavo per incontrare.

Sono grato ad Angelo Aparo per avermi coinvolto, dopo 19 anni di incontri fuori e dentro il carcere, nel progetto del “Reparto la Chiamata” con i giovani adulti detenuti: durante quei dieci giovedì mattina tra febbraio e marzo 2023 inaspettatamente è nata anche l’idea di questa nuova sfida, di cui sono co-autore ma soprattutto vittima predestinata. E sono ugualmente grato agli altri padri che si sono candidati perché credo molto al confronto – anche schietto e crudele, se serve – tra pari e al piacere, che in città caotiche come Milano diventa sempre più difficile coltivare, di ricavarsi spazi e tempi interiori per mettersi in discussione come padri per una qualcosa di più grande ed importante.

Lasciandomi interrogare da questa immagine (“il ritorno del padre prodigo”, quasi un ribaltamento del dipinto di Rembrandt), posso dire che sono alla ricerca di riuscire davvero ad andare al passo con il tempo che fugge via e con i figli che crescono e diventano altro-da-noi, per accettare finalmente il fatto come una vittoria (cit. Francesco De Gregori).

Giuseppe

Ho 49 anni, sono padre di tre figli rispettivamente di 14, 12 e 10 anni. 15 anni fa, durante il corso preparto di mia moglie ho scoperto il ciclo di incontri “È nato un papà”, questo ha segnato l’inizio di un percorso di confronto sulla genitorialità. Da allora, faccio parte del gruppo “Papà, chiacchiere e fornelli“, il gruppo è formato da 18 papà, ci riuniamo ogni tre settimane a Monza per condividere una cena e discutere di paternità e vita familiare.

Il compito di genitore è molto complesso e vorrei cogliere quest’opportunità, credo che il confronto e la condivisione delle esperienze forniscano spunti preziosi di crescita e consapevolezza, soprattutto perché condividiamo un obiettivo comune: “crescere e migliorarci come padri”.

Questo percorso mi aiuterà a comprendere meglio il mio ruolo e ad affrontare con maggiore equilibrio le sfide della paternità.

Samuele

Ho sessant’anni, abbiamo quattro figli (Isacco di 26, Noemi di 24, Susanna ne avrebbe avuto 20 ma ci è mancata nel 2008, e Beniamino che ne ha 15). Ho avvertito questa occasione come una “chiamata” su misura e inaspettata in questo Giubileo, anche per “risintonizzarmi” con le complicate adolescenze della mia famiglia più o meno anagraficamente vissute. Sono appassionato di riciclo, riuso e recupero e credo che la pratica di dare una “seconda chance” alle “cose” alleni chiunque a maturare atteggiamento analogo con se stessi e nelle relazioni. Talvolta per età e storia sono stato nei panni del formatore, e vi sono molto grato per partecipare ad un’esperienza che ritengo invece fin d’ora formativa per me. Lavoro in Rai come assistente di studio e ho collaborato per decenni con la Federazione Oratori Milanesi.

Sarà questa un’occasione per ascoltare altri papà che mi aiuti a rimodulare quell’atteggiamento di “asimmetria educativa” che tante volte nella mia esperienza mi ha fatto commettere passi falsi. Un modo per sperimentare l’esser figlio dei miei figli, senza peraltro rinnegare il mio ruolo. Far pace col mio essere un padre anziano. Un padre che torna e un padre che parte.

Stefano

Sono padre di Filippo (quattordicenne) e Tommaso (undicenne). Entrambi sono componenti del Gruppo Scout Milano 34. Nella mia richiesta di partecipazione ho segnalato che vorrei affinare “gli strumenti” che ho a disposizione per poter meglio comprendere i forti cambiamenti che i miei figli stanno compiendo. Spesso nel mio manuale d’uso non trovo risposte adeguate per comprendere il loro stato d’animo e per affiancarli nelle loro scelte. Ritengo il confronto con altri genitori di fondamentale aiuto e molto interessante la proposta di interazione con ragazzi che non siano i miei figli.

La sensazione ed impressione che mi trasmette l’immagine è quella di un padre che, sotto lo sguardo di altre due persone che possono sembrare il padre e la madre del genitore, accoglie il proprio figlio dopo un allontanamento. L’immagine è toccante e mi fa riflettere per quelle volte che per le cause più disparate (tempo, fretta, impegni professionali o per scarsa attenzione) non dedico la giusta concentrazione alla mia famiglia.

Alla ricerca del padre

My father’s eyes

La musica ci salverà

  1. Father and Son (Cat Stevens), 1970
  2. Sei forte papà (Gianni Morandi), 1976
  3. My father’s eyes (Eric Clapton), 1998
  4. Father, son (Peter Gabriel), 2000
  5. Io sono Francesco (Tricarico), 2000
  6. PadreMadre (Cesare Cremonini), 2002
  7. Sometimes You Can’t Make It On Your Own (U2), 2004
  8. Wait (Alexi Murdoch), 2006
  9. Per sempre (Ligabue), 2013
  10. Daddy (Coldplay), 2019
  11. Lettera a Draco (Shiva), 2024
  12. L’albero delle noci (Brunori SAS), 2025

Ci vediamo martedì sera…

Alla ricerca del padre

Giustizia riparativa per non soccombere al dolore

E sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti, oggi, ai protagonisti assenti: agli uomini e alle donne mafiosi. Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi, smettete di fare il male! E noi preghiamo per voi. Convertitevi, lo chiedo in ginocchio; è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso, non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità. Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi, è denaro insanguinato, è potere insanguinato, e non potrete portarlo nell’altra vita. Convertitevi, ancora c’è tempo, per non finire all’inferno. E’ quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Voi avete avuto un papà e una mamma: pensate a loro. Piangete un po’ e convertitevi“.

[Papa Francesco, 21 marzo 2014 – incontro con i Familiari delle vittime della criminalità organizzata]

 

Quale sia stata l’idea che mi ha portato a tentare il concorso in magistratura è difficile indicarla in poche parole.

[continua: qui]

Tratto da Avvenire- inserto culturale Gutemberg “Prega per il tuo nemico”, 24.1.25

Alla ricerca del padre

“Alla ricerca del padre” – Un percorso dentro e fuori dal carcere di San Vittore

Convinti sempre più della necessità di sperimentare percorsi innovativi volti sia alla prevenzione sia a percorsi riparativi, abbiamo pensato di coinvolgere attivamente anche un pezzo importante di società fuori dal carcere, rappresentata da padri con figli pre-adolescenti e adolescenti che non abbiano però incontrato traiettorie esistenziali devianti.

📆 due incontri fuori dal carcere: mart. 18.2.25 e mart. 4.3.25 (dalle 20.30 alle 22.45)
📆 un possibile incontro dentro/fuori il carcere: merc. 19.3.25 (dalle 17.00 alle 19.00)
📆 due incontri dentro il carcere: sab. 12.4.25 e sab. 10.5.25 (dalle 14.00 alle 17.00)

CERCHIAMO 15 PADRI, CON FIGLI DAI 13 AI 18 ANNI, CHE ACCETTINO LA SFIDA
– di ricercare dentro sé stessi il senso più profondo della propria paternità
– di mettersi in discussione, confrontandosi con altre esperienze genitoriali fuori dal carcere
– di mettersi in ascolto con figli di altri padri, dentro il carcere

Maggiori informazioni qui.

📻 Alexi Murdoch, Wait

Obiettivo: ricercare dentro sé stessi il senso più profondo della propria paternità, mettendosi in discussione e confrontandosi con altre esperienze genitoriali, anche quelle dei figli di altri padri, dentro il carcere. E superare la logica che il fuori e il dentro li vuole separati a tutti i costi, qui i buoni e là i cattivi, qui chi si salva e là chi è perduto per sempre“: grazie a Viviana Daloiso ed Avvenire per aver colto appieno lo spirito che anima la proposta.

Grazie anche a Sara Zambotti, Massimo Cirri e a tutta la redazione di RAIRadio2 Caterpillar per lo spazio che avete voluto dedicarci nel promuovere questo nostro nuovo progetto (puntata del 24 gennaio 2025):

Abbiamo ricevuto oltre 20 candidature: grazie anche ai padri con figlie e figli di età inferiore ai 13 anni (speriamo di avervi con noi per prossimi progetti futuri).

18 padri
2 psicoterapeuti, Ondina Greco e Angelo Aparo,  che li accompagneranno nel loro percorso fuori e dentro il carcere di San Vittore
1 posto vuoto, che in questo cerchio così inedito quanto visionario sarà occupato da chi ci aiuterà a tenere buona traccia della nostra rotta, cercando di moltiplicarne i punti di arrivo

Prima di metterci tutti in cammino, grazie anche ai Direttori Giacinto Siciliano ed Elisabetta Palù, insieme al Provveditore regionale Maria Milano.

ALCUNE BUONE LETTURE SUL TEMA:
Lev Tolstòj, Denaro falso, 1903-1905
Alberto Pellai, Da uomo a padre, 2019
Matteo Lancini, Sii te stesso a modo mio, 2023
Matteo Bussola, La neve in fondo al mare, 2024

Eccoci, alla ricerca del padre

My father’s eyes

Alla ricerca del padre – day 1

Viaggio nel tempo

Alla ricerca del padre – day 15

Le radici che non ho scelto

Il nostro Daimon

Lettere ai nostri figli per la festa del papà

Siamo noi che scriviamo le lettere

Reparto LA CHIAMATA

Materiali per Denaro Falso

Abbiamo trovato 9 classi (di licei ma anche di istituti professionali) per dare forma – dentro le mura del carcere di Opera e Bollate – ad una singolare ricerca sul delitto e le sue molteplici conseguenze, dialogando insieme a chi ne ha già commessi parecchi e chi ne ha subiti alcuni.

Dopo la nostra lettera di invito, ecco le candidature che sono state accettate:

II G liceo classico (Tito Livo, Milano)
III liceo delle scienze umane (B. Melzi, Legnano)
III liceo socio economico (B. Melzi, Legnano)
IV A liceo scientifico sportivo (Leone XIII, Milano)
IV A liceo delle scienze applicate (E. Torricelli, Milano)
IV C liceo delle scienze applicate (E. Torricelli, Milano)
IV B istituto tecnico informatico (E. Torricelli, Milano)
IV G liceo scientifico (Einstein, Milano)
V istituto professionale per la sanità e l’assistenza sociale (B. Melzi, Legnano)

Qui troverete il calendario degli incontri in carcere e i materiali per seguire la nostra ricerca anche a distanza. Ulteriori informazioni anche sulla pagina Instagram de “Lo Strappo. Quattro chiacchiere sul crimine”