Mentre aspettavo il mio turno, il barbiere si dedicava a un ragazzo dagli occhi puliti e sorridenti. Si parlavano e ridevano. Che incantevole semplicità! Erano solo un barbiere che fa il suo mestiere e un ragazzo che, fiducioso, glielo lascia fare. Eppure sembrava una magia.
Autore: Angelo Aparo
Una squadra per giocare
Ciao Max. vedo che ci hai proprio dato dentro! Non posso che ringraziarti e complimentarmi per il tuo giornalismo che se ne frega delle 3 ESSE (Sangue, Sesso e Soldi).
Vediamo se riusciamo a fare una squadra per un obiettivo che potrebbe diventare interessante per tutti: La creatività al servizio del recupero e della prevenzione.
Il calcolo è difficile, ma sarebbe interessante provare a fare una stima di quale risparmio avrebbe lo Stato sulle spese per provvedere ai danni causati dall’esercizio del crimine (cure per i feriti, orfani di servi dello Stato, adolescenti con i genitori in carcere) se ogni anno spendesse un milione di euro per coltivare la creatività fra gli adolescenti nelle scuole e fra i detenuti nelle carceri.
Litighiamo? Ma no, giochiamo!
ISTRUZIONI PER L’INGRESSO
- Concerto aperto al pubblico
- Prenotazione obbligatoria: con mail a info@trasgressione.net,
indicando chiaramente i propri dati (Nome e Cognome, Luogo e data di nascita, N° carta di identità o passaporto o patente) - Elenco prenotazioni
- Biglietto di ingresso: € 10
Il ricavato verrà impiegato per sostenere le attività e il percorso dei detenuti e degli studenti del Gruppo della Trasgressione
Per l’ingresso in carcere è opportuno
- presentarsi entro le ore 20:00;
- lasciare in macchina cellulari e oggetti elettronici;
- avere il documento personale a portata di mano.
La Trasgressione: dal sintomo allo studio
Valeria Pozzoli, Matricola:789787
Corso di studio: Scienze e tecniche psicologiche
Tipo di attività: Stage esterno
Periodo: dal 5/04/2017 al 30/04/2017
Titolo del progetto: Gruppo della Trasgressione
Caratteristiche generali dell’attività svolta:
istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento
L’associazione presso cui ho svolto il mio tirocinio è una realtà atipica: si tratta di un gruppo, coordinato abilmente da un altrettanto anticonvenzionale psicologo, composto da detenuti, ex detenuti, studenti e da tutti coloro che hanno desiderio di approfondire e far proprio l’oggetto principale di studio di cui il gruppo si occupa, ovvero la devianza; ma questo, lungi dall’essere confinato alla sola realtà del delinquente e della galera, diventa punto di partenza per una riflessione che riguarda l’essere umano e il suo modo di dialogare con il mondo.
Nei diversi incontri che si tengono sia all’interno che fuori dal carcere, tutti i membri si impegnano nell’approfondimento di temi di grande rilevanza che riguardano tanto chi si trova confinato quanto chi è, o meglio, si crede, al di fuori di questi confini; ogni incontro si arricchisce, così, delle esperienze di vita e delle riflessioni personali dei suoi partecipanti. L’obiettivo principale di questo agglomerato variegato di persone è quello di accorciare le distanze tra il mondo socializzato e quello delinquenziale, di ricordare alla società un po’ miope che la trasgressione esiste e non basta un muro di cemento per sbarazzarsene.
Il Gruppo della Trasgressione lavora per fare in modo che la reintegrazione sociale del detenuto sia il meno traumatica possibile e gli strumenti principali per fare in modo che questo avvenga sono la conoscenza e la consapevolezza; i detenuti all’interno del gruppo incominciano, infatti, ad imparare una lingua nuova e sconosciuta che spesso poco si concilia con quella vecchia e familiare che li contraddistingueva. Il reiterarsi degli atti delinquenziali deriva proprio da questo problema di comunicazione; per fare in modo che il nuovo linguaggio diventi florido e produttivo il percorso è lungo: perché “educarsi a godere di una margherita” è un’arte non facile da apprendere ed è proprio questo che il detenuto deve imparare a fare, attraverso un lungo e complesso lavoro interiore.
Accorciare le distanze con il mondo deviante significa anche umanizzare il mostro: dall’inconsueto binomio detenuto-studente nasce infatti un tipo di interazione che mira alla ricerca, nella storia personale di ciascuno, di zone d’ombra e di luce; sia l’uomo carcerato sia quello che vive al di là delle mura del carcere condividono, in qualche misura, frammenti di vita che li rendono creature mostruose, e altri, che li dipingono invece come esseri umani spesso sopraffatti dalle proprie fragilità e dai propri conflitti.
Sebbene si possa dare per scontato che l’umanità tutta proviene dallo stesso “seme”, non è così facile comportarsi di conseguenza: è necessario un lavoro, di testa si intende, e un obiettivo comune. Il Gruppo della Trasgressione, a tal proposito, si occupa di prevenzione in scuole medie e superiori; l’approccio del Gruppo alla prevenzione della devianza minorile è, ancora una volta, unico nel suo genere: i giovani studenti diventano agenti attivi che condividono esperienze e riflessioni con i detenuti e imparano che la trasgressione, da esperienza lontana e mostruosa, può diventare, se ben amministrata e addomesticata, una ricchezza.
Le forze trainanti del gruppo sono la cultura e la sete di conoscenza che vengono costantemente promosse con passione ed entusiasmo dalla sua guida e che si dispiegano in una grande varietà di iniziative quali spettacoli teatrali, lettura di poesie, concerti ecc. Il Gruppo della Trasgressione, come cooperativa, si impegna, inoltre, in attività di restauro, di manutenzione e nella vendita di frutta e verdura. L’obiettivo è sempre quello di sensibilizzare la società e i suoi cittadini a un modo nuovo di pensare alla devianza: far sì che i limiti che prima il delinquente oltrepassava animato dall’arroganza, da smanie di potere e dal desiderio di sentirsi completo e libero, vengano ora varcati con un rinnovato tipo di consapevolezza: quello delle proprie fragilità e di un senso del potere tutto nuovo, quello della conoscenza.
Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte
Quella fatta all’interno del Gruppo della Trasgressione non può essere definita un’esperienza di tirocinio tradizionale: lo studente è, per prima cosa, un membro del gruppo che, come tutti gli altri, partecipa attivamente alle riflessioni su cui, di volta in volta, ci si sofferma, esponendo il suo personale punto di vista; l’idea del tirocinante che osserva ed esegue le direttive non è contemplata. Se avessi dovuto assecondare la mia natura timida ed insicura, di certo non avrei scelto di impegnarmi in questo tipo di esperienza; forse mi avrebbe fatto più comodo fare l’assistente-cagnolino di qualche psicologo e osservare tutto da un angolo nascosto; perché esporsi, dire ciò che si pensa, mostrarsi nudi e fragili a volte spaventa, o almeno, a me personalmente fa paura.
Lo studente che vive la realtà del gruppo è, invece, costretto a mettersi in gioco e fare i conti con le proprie fragilità. In sinergia con il detenuto, il tirocinante può, inoltre, creare ponti che accorcino le distanze tra mondi che, in realtà, un poco si assomigliano e può contribuire, con la sua opinione giovane e fresca, ad arricchire riflessioni su argomenti complessi.
Dal momento che l’attività principale del gruppo è proprio quella di fare cultura e di sollecitare la riflessione, un altro fondamentale compito del tirocinante è quello di studiare, comprendere i difficili discorsi fatti dallo psicologo coordinatore e guida del gruppo e dare prova di saperli maneggiare, a livello orale e scritto.
Attività concrete/metodi/strumenti adottati
Senza ombra di dubbio, uno strumento imprescindibile per chi si accosta per la prima volta al Gruppo della Trasgressione è la voglia di spendere energie mentali e ragionare; non esistono mezzi concreti o particolari metodologie tecniche a cui fare affidamento. L’essenza del gruppo si fonda, inoltre, sulla capacità dei propri partecipanti di comunicare tra loro; il confronto e l’esposizione verbale dei propri pensieri è fondamentale perché la dinamica di gruppo funzioni. Le occasioni in cui tali strumenti possono essere spesi sono molteplici; quando ho iniziato il tirocinio non avrei mai immaginato di venire a contatto con una realtà tanto variegata e ricca di iniziative: oltre a seguire i gruppi dentro e fuori dal carcere, mi è stato possibile assistere agli incontri di prevenzione nelle scuole ed al geniale spettacolo teatrale ispirato al mito di Sisifo che viene, ormai da anni, interpretato da detenuti e studenti e che racconta con perspicacia la storia di compromesso e di tracotanza che contraddistingue tanto il carcerato quanto le istituzioni.
Da non dimenticare, poi, una delle ultime conquiste del Gruppo della Trasgressione: il “Coming out”; “coming out” o, in italiano “venir fuori” è il nome di un terreno in origine piuttosto malandato che, grazie al lavoro di alcuni detenuti, si sta trasformando in una concreta possibilità di avvicinare la comunità e il mondo carcerario, nel nome della cultura, della bellezza e, perché no, anche della frutta. Sebbene il progetto sia appena partito, nel terreno rimesso a nuovo è stata piazzata una bancarella di frutta e verdura gestita da detenuti e studenti con l’obiettivo principale di far conoscere la realtà del gruppo; se la mia carriera da psicologa dovesse, per qualche motivo, rivelarsi un fallimento, potrò ripiegare sempre sulle mie abilità, per la verità per ora piuttosto scarse, di venditrice di fragole e banane!
Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte
Una delle ricchezze più grandi di cui il gruppo può godere è rappresentata dal suo carismatico creatore nonché atipico coordinatore. Non è affatto un’esagerazione affermare che quest’ultimo è l’anima del bizzarro insieme di persone che a lui fanno capo; per i detenuti così come per gli studenti, è diventato una guida e un punto di riferimento che si fa portatore di beni preziosi quali la cultura e l’arte. Lo definisco “atipico coordinatore” perché il suo modo di procedere e di approcciarsi a qualsiasi componente del gruppo è del tutto anticonvenzionale e allo stesso tempo acuto: i convenevoli e le belle parole sono messe da parte per lasciar spazio alla conoscenza sincera e intima dei partecipanti anche e soprattutto a partire dai conflitti e dalle fragilità che li contraddistinguono. Ci si sente, infatti, più liberi a essere introdotti nel mondo partendo da ciò che più ci fa paura; il suo modo di fare spontaneo e che alle volte può risultare aggressivo diventa un vero e proprio strumento di lavoro: attaccare l’altro, senza tuttavia deriderlo, può essere un modo per creare familiarità e prendere confidenza; spesso, infatti, gli amici più cari sono proprio quelli che ti senti libero di insultare e di trattare male. Gli studenti che partecipano al gruppo, inoltre, ricevono sempre un feedback immediato da parte del loro coordinatore e grazie alle sue critiche e provocazioni hanno la possibilità di crescere e migliorarsi.
Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)
Ciò che questa esperienza mi ha lasciato non può essere ridotto ad una serie di competenze tecniche e nozionistiche; questo perché, più che semplice tirocinante, mi son sentita membro di una realtà culturale estremamente stimolante e ho potuto godere dei suoi frutti. Le questioni di cui il Gruppo della Trasgressione si occupa sono spesso complicate ma hanno anche il fascino di rivolgersi a chiunque: mi sento quasi egoista nell’affermare che frequentare gli incontri mi ha arricchito soprattutto come persona: pensavo di andar lì ad “aiutare” i detenuti come una crocerossina qualunque e invece ho aiutato me stessa; ogni riflessione affrontata mi ha permesso di capire qualcosa sulla natura umana e su di me che prima non contemplavo e, a volte, ha avuto tanta efficacia da riuscire a mettermi in crisi.
Il Gruppo della Trasgressione è, quindi, innanzitutto un’esperienza umana aperta a chiunque abbia voglia di investire energie mentali su temi che non riguardano solo la realtà del detenuto ma qualsiasi persona. Questo peculiare tirocinio mi ha poi dato la possibilità di osservare da vicino il mondo carcerario: una realtà che molto spesso disumanizza, che mortifica l’intelligenza, che svilisce l’esigenza innata dell’uomo di costruire e di inventare, dove il proposito rieducativo poco si spende.
Di questo mondo, il Gruppo costituisce una fortunata eccezione: i detenuti che ne fanno parte hanno alle spalle o ancora stanno compiendo un complesso e lungo percorso di consapevolezza interiore, sono persone che hanno voglia di abbandonare il loro modo di comunicare prettamente “delinquenziale” in favore di una lingua nuova, quella della cultura e dell’arte, in modo che essa diventi produttiva e spendibile.
Ho inoltre trovato estremamente interessante e formativo osservare sul campo il modo di procedere spontaneo e acuto dello psicologo coordinatore del gruppo: quest’ultimo, attraverso un’approccio assolutamente fuori dagli schemi, mi ha fatto comprendere il valore dello smarrimento e della capacità di giovarsi delle proprie crisi e dei propri conflitti. Avendo avuto a che fare con un gruppo variegato con esigenze differenti, ne ho potuto esplorare le dinamiche e gli accorgimenti che servono a mantenerlo in equilibrio.
In particolare, la relazione che si crea tra studente e detenuto è notevolmente complessa: entrambi spesso non fanno altro che appagare a vicenda i loro bisogni con il minor dispendio di energia possibile: il detenuto trova una facile scorciatoia nel farsi “salvare” da un ragazzo volenteroso, bypassando un lavoro mentale che è invece necessario, e lo studente, soddisfa, a poco prezzo, la sua voglia di aiutare il prossimo e di sentirsi importante: è facile diventare importanti per chi, di fatto, è fisicamente in gabbia.
Abilita acquisite (tecniche, operative, trasversali)
Il Gruppo della Trasgressione è stato per me una “palestra mentale”: ho imparato ad accostarmi alle questioni di volta in volta affrontate senza preconcetti e con la voglia di mettermi in discussione; ho acquisito più familiarità con l’oggetto principale di studio del gruppo, ovvero la devianza, anche attraverso un lavoro di rielaborazione. Dal momento che la comunicazione e l’interazione sono ingredienti irrinunciabili di questa esperienza di tirocinio, ho dovuto, per forza di cose, fare i conti anche con la mia naturale ritrosia a parlare in pubblico e a esprimere la mia opinione: ho imparato l’importanza di sapersi mettere in gioco e di diventare agenti di ciò che si pensa ma anche più semplicemente, di formulare in maniera chiara e comprensibile le proprie considerazioni.
Caratteristiche personali sviluppate
Ho sempre invidiato le persone che procedono con un obiettivo saldo davanti a sé, sicure di quello che vogliono fare e di chi vogliono essere; questo perché io sono tutto l’opposto: sono timida, insicura e nonostante spesso abbia voglia di raccontarmi, faccio fatica ad espormi perché il mio Super io esagerato non mi concede frequentemente il lusso di sbagliare. Da questa esperienza, però, ho imparato qualcosa di assolutamente fondamentale: non basta affermare la propria esistenza.
Per fare in modo che la vita non sia vissuta all’insegna della mediocrità e del compromesso, è necessario affermare se stessi in maniera costruttiva, condividendo esperienze e non temendo di mostrare le proprie fragilità; proprio come il delinquente sceglie la strada più semplice della regressione per appagare i suoi bisogni di sicurezza, così spesso mi piace crogiolarmi nella mia natura introversa e schiva senza impegnarmi veramente in un percorso di crescita ed emancipazione che, per forza di cose, implica una spesa mentale maggiore. Qualche volta, scherzando, mi definisco una persona “a lenta attivazione”: ammetto che per mettere in pratica ciò che ho imparato, un mese di tirocinio non mi è sufficiente e che il mio percorso di crescita è solo agli inizi ma posso assicurare che ci sto lavorando!
Altre eventuali considerazioni personali
È proprio fuori strada chi pensa a questa esperienza come un’occasione di fare una gita turistica in una realtà distante e di osservare delle creature sconosciute e mostruose, tenendosi, però, sempre qualche passo indietro rispetto alla possibilità di essere aggrediti; la trasgressione accomuna tutti gli uomini e il fatto che esistano delle case di reclusione per chi ha fatto della devianza il suo mestiere non rende meno vera l’affermazione.
Le istituzioni preferiscono spesso indossare il paraocchi piuttosto che affrontare la questione; tutti coloro che, però, sono stufi di rimaner bendati e che hanno voglia di impegnarsi in un uno sforzo mentale maggiore, sono invitati a farlo: questo è ciò che il Gruppo della Trasgressione si auspica e ciò per cui lavora.
Se la tendenza ad oltrepassare i limiti è qualcosa che ci appartiene, la questione da risolvere è come farlo senza recare danno a chi ci sta accanto e a noi stessi: una trasgressione “addomesticata” e ragionata che sfrutti la voglia di potere all’insegna della cultura e della bellezza e che si realizzi nella relazione e nella condivisione di esperienze sembra essere la risposta. Quello che il Gruppo della Trasgressione si propone di fare è coraggioso e difficile, ma proprio grazie alla sua capacità di mettersi in discussione e alla sua voglia di migliorarsi non può che lasciare il segno in chi ha voglia di ascoltare; a me personalmente, dagli incontri del Gruppo non mi capita mai di uscire indifferente: oscillo sempre tra il massimo entusiasmo e la crisi più totale; questo mi dimostra che è proprio valsa la pena intraprendere questa avventura.
Una domenica al Coming out
Domenica 11 giugno apriamo il Coming out alla città
Abbiamo un palco dal quale parlare, giocare, suonare. Potremo comunicare le nostre idee con discorsi seri o scherzando, con i congiuntivi al posto giusto o anche no. Magari facciamo qualche pezzo del nostro mito di Sisifo e i ragazzi delle scuole che visitiamo potranno dar voce a qualcuno dei personaggi.
O muse, o alto ingegno, or m’aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
qui si parrà la tua nobilitate.
(Divina Commedia, Inferno, 2° Canto)
Forse qualcuno di loro racconterà ai presenti il senso del rapporto fra gli adolescenti e i componenti del Gruppo della Trasgressione. Detenuti, tirocinanti e tutti i componenti del gruppo avranno la responsabilità e il piacere di verificare se e quanto il nostro progetto può interessare gli abitanti della zona Barona e i cittadini che interverranno.
Probabilmente ci sarà anche un campione italiano dei pesi welter, ma nessuno darà pugni. Noi tutti, invece, proveremo a dire cosa vogliamo far venir fuori da noi stessi e dal nostro progetto comune. Di certo sarà una giornata in cui detenuti e figure istituzionali, adolescenti e insegnanti, potranno vivere la trasgressione di oltrepassare le colonne d’Ercole e verificare se, al loro ritorno, riusciranno a comunicare agli altri l’umanità e la ricchezza dell’esperienza vissuta.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
(Divina Commedia, Inferno, 26° Canto)
Per questo avremo chi porterà musica rap e chi canterà De André, avremo chitarre e violini e tamburi. Ci saranno grigliate, pane dal carcere, le piante di Opera in fiore e la bancarella di Frutta & Cultura. Se le cose vanno come si spera, dovremmo avere i primi esponenti del Coming out.
Figli dello stesso seme
Siamo figli dello stesso seme!
Lo si dice ovunque e forse ne siamo consapevoli un po’ tutti; ma, evidentemente, ciò non basta per individuare facilmente la direzione in cui procedere. Forse la provenienza comune non è così riconoscibile, forse non è per tutti così significativa o forse occorre del lavoro per rendersene conto… e se, strada facendo, questo lavoro diventa un gioco, tanto meglio! Il nostro gioco si chiama:
Ti racconto la sua storia
dal rifiuto del mostro all’interesse per il vicino
Descrizione del gioco e istruzioni
Due persone si intervistano a vicenda per 10/15 minuti ed esplorano l’una la vita dell’altra per individuarne vicende, momenti significativi, relazioni, paure, conflitti, aspirazioni, emozioni che serviranno poi a raccontare la storia della persona intervistata.
In occasione del workshop del 13 aprile 2017 nel carcere di Opera, una mezza dozzina di detenuti del Gruppo della Trasgressione intervista altrettanti scout, che a loro volta intervistano i detenuti.
Pochi minuti per elaborare una storia, che viene raccontata subito dopo a tutti i presenti in presenza del protagonista intervistato poco prima. Il racconto viene poi commentato da 3/4 persone del pubblico e dallo stesso protagonista, che comunicherà cosa ne ha ricavato.
Infine, il racconto viene giudicato e classificato sulla base della sua bellezza complessiva e di alcuni parametri specifici. Nel nostro gioco, è importante che in ogni storia siano riconoscibili:
- il divenire della persona e dei suoi orizzonti, con i momenti e le fasi di evoluzione e/o di involuzione;
- i momenti di massima distanza e di massima vicinanza emotiva fra il protagonista e il narratore;
- uno sviluppo dinamico per cui colui che in una fase della storia sembra alieno e irriducibilmente distante, possa essere riconosciuto in un altro momento come nostro prossimo e parte significativa della nostra stessa natura.
Crediamo inoltre che per raccontare una bella storia sia utile:
- tenere a mente e prendersi cura di dettagli ed episodi dell’altro ai quali spesso non si dedica attenzione;
- individuare nella storia del protagonista conflitti fra spinte regressive ed emancipative. Nella vita di ciascuno di noi, in fondo, convivono da un lato dolori e dispiaceri che tengono ancorati al passato, dall’altro speranze e desideri di evoluzione che proiettano verso il futuro;
- imparare a far sì che la persona di cui si racconta non si senta un insieme di avvenimenti ma un soggetto in divenire;
- imparare a coinvolgere le persone che ascoltano.
Homo sum, humani nihil a me alienum puto
Tutto ciò che proviene dall’uomo mi riguarda
(Terenzio, Heautontimorumenos)
Dal ring del Coming out
Caro dottore, ho visto che quello che avevo scritto non le è bastato. Me lo ha modificato, aggiungendo per abuso il suo pensiero astruso.
Comunque l’ho compreso, il mio cervello è sempre in uso. A volte sono un po’ chiuso, ma di sicuro non ottuso. Se la rima che ho prodotto non le piace, la cambi pure lei, che é così sagace.
Io non possiedo la stabilità mentale con cui andar da solo in mezzo al mare, ma ho una zattera che non affonda e che mi permette di cavalcare l’onda 😁
Tanti saluti dal Coming out
Gabriele
Lorenzo alle colonne d’Ercole
Gabriele Tricomi e Angelo Aparo
Son partito per capire dei concetti
Così ho iniziato a costruire dei muretti
Ma il mio piano era ancora un po’ confuso
Presi la zappa in mano e cominciai a farne uso
Tre persone vennero prima a lavorare
E poi Lorenzo, con le mani a ciondolare
Ma quel ragazzo che pareva ‘sì distante
Fra tutti divenne il più costante
Cominciammo a parlare, persino a progettare
Piccoli sentieri e aiuole da innaffiare…
Ma senza una fonte d’acqua corrente
La fatica diventava deprimente…
Un giorno arrivo con due tronchi
Su un furgone francamente sgangherato
Aparo li guarda e vede Ulisse,
Sagace, indomito e di sapere assetato
Ricorda il mito greco e il confine su quel mare
Lo stretto che l’impavido volle superare
Quei tronchi non sono da buttare
Neanche sedili su cui stare a riposare
Sono le colonne che vogliamo innalzare
Per segnare il confine e chiederci ogni volta
Perché lo vogliamo oltrepassare
D’improvviso ci prende un desiderio
Di giocare a rintracciare la semenza
Con cui di fianco a Ulisse proveremo
Finalmente a cercare conoscenza
Lorenzo, che come me non voleva rinunciare,
riprende la zappa e mi dice “non mollare”.
E così lavoriamo fino a sera,
quando ci allontaniamo dal terreno
con la speranza che domani sia sereno.
Adesso oltre il confine c’è un sentiero
Che puoi seguire da solo o in compagnia
Di un vecchio amico o dell’ultimo straniero
Te ne puoi persino allontanare
Se non dimentichi la voglia di legare
Quello che c’è al di qua e al di là del mare
Frutta bella
Per avere frutta bella
Vieni qui alla bancarella
Per trovarla fresca e sana
Torna qui ogni settimana
Per trovarla più gustosa
Vieni qui con la tua rosa
Per averla più nutriente
vieni qui con la tua mente
Trasgressione e Frutti di Stagione
Si può partecipare al concorso con foto, poesie, brevi racconti. Ogni tanto si vince un cesto di ciliegie, un grappolo d’uva o un kiwi impertinente…
Il kiwi impertinente
Oggi ho visto alla bancarella del Gruppo della Trasgressione un kiwi dalle fattezze ardite. Con la sua forma impertinente, di fronte alla signora che faceva la spesa, mi aveva imbarazzato. Era un kiwi proprio spudorato. Intanto i due bambini della signora giocavano con la frutta lì vicino. Poi la più piccola al fratello: guarda il kiwi, Adriano, sembra papà quando ci prende per mano.
Confronto fra Colombo e Cusani
A distanza di oltre 20 anni dai loro primi incontri, Gherardo Colombo e Sergio Cusani si parlano in presenza di centinaia di studenti e cercano insieme come si annodano responsabilità personali e collettive.
Da parte mia, ringrazio Sergio Cusani per aver contribuito a rendere più facili i primi passi del Gruppo della Trasgressione, nato peraltro grazie a una scelta maturata dopo una lunga chiacchierata con lui in un pomeriggio del settembre 1997 a San Vittore. Fra il 1997 e il 2000 molte persone dall’esterno venivano al gruppo più perché ne faceva parte Sergio Cusani che per quello che il gruppo della Trasgressione era riuscito a sviluppare fino a qual momento.
Devo a Sergio Cusani anche la conoscenza di Fabrizio De André, che era previsto come ospite al gruppo prima che si sapesse della sua malattia.
Micro e Macroscelte, Il punto di non ritorno, Il gioco di Nimm