Energie disperse prendono una direzione

Ho vissuto con emozione la serata all’Auditorium, sentendola come un valore aggiunto per la città. Qualcuno lo ha detto in apertura: è il piacere della bellezza. L’arte è sapere accostare con sensibilità, attraverso il dono della connessione, le energie disperse per farne una leva. Le passioni rivolte contro se stessi prendono una direzione, il caos genera cosmo e armonia. Quando annusi potenzialità disperse, labirinti della mente, naufraghi e talenti, rabbie e rancori e li metti insieme nasce l’arte della vita.

L’accostamento di stili diversi non è collage, è il di più che esso produce, così si legano il violino barocco, il violoncello che suona con l’armonia del corpo e la plastica emozione del viso, l’interpretazione originale e antiretorica della voce e l’arrangiamento geniale che cerca nella cover l’anima del poeta musicista e la comunica sensibilmente.

Sono stata anche contenta del ritorno di Alessandro Crisafulli, ricordo una giornata turbolenta nella sede di Libera e tutta la distanza e il peso. Rifletto sul fatto, io che temo le separazioni come la la morte, che non bisogna esorcizzare la frattura se si ha in cuore la possibilità di ritrovarsi. Tutto passa, il dolore passa, gli oggetti sono superflui, solo l’essenziale resta, un distillato, una goccia che lasciamo, un frammento che brilla in chi lo raccoglie prezioso e rende testimonianza.

 Giovanna Stanganello

Anime Salve, ConcertoInaspettatamente

 

Quando mi arrabbio

Quando mi arrabbio, fra, divento senza limiti,
urlo così forte che sto a risvegliare gli spiriti

dopo questa rabbia ricordo che sono solo un bambino
che trova conforto negli occhi di mamma

penso che nessuno possa comprendere,
ma la delusione non mi deve più accendere

richiuso in questa stanza ci ho provato e riprovato
ma non riesco a eliminare tutto quello che ho passato.

Una bomba di emozioni

Sono solo una bomba di emozioni
e nessuno mi accende
non usare sti paroloni
se no qualcuno si offende

vivo di vibrazioni
e perciò che mi sorprende
vado in mille direzioni
e dritto contemporaneamente

qui è pieno di gente
è pieno di distrazioni
e nessuno mi comprende
né me né le mie opinioni
e non trovo ragioni
è come se non ci fossi
siamo tutti grossi
e persi nelle illusioni

io rimango a vedere
tutti i loro volti scossi
mentre stanno a perdere
quel poco di buono che indossi

e non vi voglio offendere
nel farvi diventare rossi
ma vogliamo farvi apprendere
quello che pensi, conosci

imparate a volare
ma sappiate anche scendere
e imparate a non mollare
quando c’è tutto da prendere

dovete consigliare
a chi non riesce a eccellere
credimi è bello aiutare
ti potrà sorprendere

 

Le radici che non ho scelto

Caro Beniamino (indirizzo a te questa lettera, ma puoi girarla anche a tuo fratello e sorella più grandi),

a distanza di più di quarant’ anni mi torna in mente un documentario visto in tv che parlava dei giovani italiani di seconda generazione in sudamerica, di cui ricordo una risposta finale: “I miei genitori italiani? Sono le mie radici… che non ho scelto”.

Questa espressione mi colpì molto, la assunsi come “mia” in tutte le sue sfumature, positive e negative. Oggi è la festa del papà, e sai bene che non sono abituato a festeggiarla: a casa nostra festeggiamo già un giorno sì e un giorno no per qualunque motivo, quindi la ricorrenza passa in secondo piano… ma se per caso volessi regalarmi una cravatta o una bottiglia di Refosco, non mi dispiacerebbe che la indirizzassi proprio così: A META’ DELLE MIE RADICI… CHE NON HO SCELTO.

Non la prenderei male, sai, perché è un’espressione durissima ma profondamente vera, anche se con gli anni potrai scoprire che potrebbe rivelarsi incompleta. Infatti le nostre radici – la nostra natura mescolata con la storia, il DNA della nostra esistenza che si mescola con la nostra libertà per farci quello che siamo – non le scegliamo. Siamo nutriti e conformati su esse, ma non sono il frutto di una nostra scelta libera. Tuttavia possiamo sempre vagliarle, interpretarle, accoglierle, magari in parte per quel che ci convincono, tralasciare quel che ci convince meno, migliorare quel che possiamo, magari con più fruttuosi e successivi ed esterni innesti sui futuri tralci.

La vita è tua, siane sempre consapevole. Ma non posso nascondere che spero molto che tu e i tuoi fratelli possiate tornare a far davvero vostra qualche radice tra quelle che non avete scelto, come anch’io ho cercato di fare a suo tempo.

Samuele Cattaneo

Alla ricerca del padre

Viaggio nel tempo

[Dopo il primo incontro del 18 febbraio ed in vista di quello successivo, abbiamo proposto ai 18 padri che si sono candidati al progetto due “esercizi”:

  • scrivo una lettera – con un viaggio nel tempo a ritroso – al “padre inesperto che ero” il giorno prima che nascesse mio figlia/a,
  • rispondo a questa domanda: cosa vorrei mettere nella valigia di mio figlio per il suo viaggio verso il futuro? ]

Caro Papà Samuele!

21 marzo 2010

Anzitutto benvenuto nella categoria dei neo papà… aspetta a scuotere il capo… conosco la tua obiezione mossa dal fatto che hai già tre figli più grandi, anche se una non è più con voi; so che è forse per questo ti ritieni un padre ben navigato, addirittura anche già colpito dal più terribile dei naufragi, l’essere “orfano” di una figlia. Ma proprio per questo ti considero un neo papà, cui però la presunta “troppa esperienza” rischia di produrre l’effetto contrario.

Pensare che l’atteggiamento e la strategia comunicativa usata con un figlio possa valere per i successivi è una grande ingenuità, non solo perché ogni individuo è sempre un unicum, e non la copia dei precedenti, ma soprattutto perchè tu (e il mondo in cui abiti) sei diverso dal papà Samuele del 1998 o del 2001.

Essere neo papà significa che lo sei ogni giorno, ogni volta che si innesca quotidianamente una relazione empatica e non abitudinaria. Te lo avevo già detto in passato. Il pericolo più grande per te è quello di caricare di eccessive tue aspettative la crescita dei tuoi figli, nell’inconscio desiderio di vedere il vostro riflesso in loro. Lascia che seguano il loro dàimon (o la loro vocazione, come si diceva una volta) anche se è diverso dal tuo, senza però privarli del tuo punto di vista e della tua cura.

Ricorda che anche se seguirai tutti questi o altri consigli sbaglierai lo stesso, ma potrai sempre chiedere scusa in buona fede. Non rifiutare un abbraccio, nè pretendilo. Ogni giorno, quando li vedi per la prima volta, sorridi!

Vorrei mettere nella valigia di mio figlio per il suo viaggio verso il futuro un sano e prudente scetticismo circa la veridicità del proprio punto di vista e una grande curiosità e rispetto per quello altrui. Anche una copia con dedica de LA NEVE IN FONDO AL MARE  di M.Bussola.

 

Caro Stefano,

al padre inesperto che ero (?) O che sono?

stai per diventare padre, avverrà presto. Arriverà una nuova vita che sconvolgerà la tua, porterà gioie e preoccupazioni, felicità e tensioni, dovrai cambiare le tue abitudini e riprogrammare le tue quotidianità, il tuo lavoro, il tuo tempo.

Nulla sarà come prima: questo piccolo essere ti costringerà a cambiare, ad essere meno spensierato e più responsabile, meno impulsivo e più paziente, meno incosciente e più prudente.

Dovrai fare delle scelte e non più unicamente per te ma per la tua famiglia, perché con l’arrivo del tuo primo figlio non sarete più solamente una coppia ma diventerete una famiglia.

Il primo figlio metterà sottosopra le vostre vite, metterà anche a dura prova il rapporto basato su equilibri tra due persone molto impegnate.

Ma sarà un’esperienza unica ed irripetibile.

Nessuno ti potrà indicare la strada migliore o dare i consigli più giusti.

Le scelte che farai, corrette o sbagliate, saranno solamente tue e saranno il frutto e le conseguenze di ciò che sei diventato in questi 44 anni.

Affronta questa nuova fase della tua vita con gioia e speranza. Cerca di trasmettere a tuo figlio i valori in cui credi: onestà, lealtà, educazione, rispetto, correttezza, coerenza, resilienza. Ma anche leggerezza, spensieratezza, gioco, curiosità, umorismo, amicizia. E, non per ultimo, la fede cristiana.

E sii tu a dare per primo l’esempio a tuo figlio perché le parole non basteranno da sole.

Ascolta i consigli di tutti ma fai tu le scelte. Non essere solo razionale ma agisci anche d’istinto. Soltanto tu sai quello che sarà meglio per tuo figlio e per la tua famiglia.

Sei all’inizio di una nuova fase della tua vita, stai per intraprendere una nuova meravigliosa avventura, unica ed irripetibile.

Non avere paura, abbi fiducia in te!

Cosa vorrei mettere nella valigia di mio figlio per il suo viaggio verso il futuro?

Molti degli “attrezzi” li ho menzionati nella lettera: onestà, lealtà, educazione, rispetto, correttezza, coerenza, resilienza, leggerezza, spensieratezza, curiosità, gioco, umorismo, amicizia. E la fede cristiana.

Vorrei trasmettere i valori ai quali ho cercato e cerco di fare riferimento nella mia vita affinché lo sostenga nella crescita per diventare un uomo.

Si troverà a fare i conti con la realtà che talvolta è fatta di compromessi, di persone che non potrà scegliere ma con le quali si troverà a studiare, a lavorare, a condividere lo sport e la vita di tutti i giorni.

Persone che talvolta sono diverse per estrazione sociale, etnia, cultura.

Persone che spesso non potrà scegliere.

Come non ha potuto scegliere i genitori e i fratelli.

 

Caro Francesco,

non te lo aspettavi: non era nei programmi diventare, a 42 anni, il “papà” di un ragazzo di 9 che ha avuto una storia travagliata. Te l’avevano detto che “gli uomini fanno progetti e gli dei sorridono”, ma forse non te lo ricordavi più. O forse lo sapevi e, per questo, ai progetti non hai mai creduto.

Ora cosa farai? Sarai capace di abituarti e di nascere tu come genitore? Di rimanere in equilibrio nella relazione in famiglia e con tuo “figlio”?

Sicuramente hai ed avete una missione. Dovete adoperarvi per rompere la catena del disagio, dare un esempio di famiglia che, nonostante le difficoltà ordinarie , he ci saranno, deve essere una famiglia di amore, di sostegno, di coerenza e stabilità, di condivisione, di attenzione all’altro, di crescita reciproca.

Qualcuno a cui ispirarsi lo hai. Lo hai avuto in casa e non solo. Padre, suocero, padri di amici, amici padri e amici figli.

Persone capaci di dosare la dolcezza e l’autorità, ricettive. Ispirati anche a te stesso ed ai valori che hai nel cuore. Non ascoltare chi dice “io mi metto in discussione tutti i giorni”: sei la persona che sei, con capacità e incapacità, per il percorso di vita che hai fatto. Se lo metti in discussione di continuo, ti perdi. Se lo analizzi lucidamente, guadagnerai in consapevolezza.

Sai che a volte dovrai forzare la mano, altre dovrai tenderla.

Sbaglierai, è certo. Ma farai anche parecchie cose giuste. Ci sono l’affetto e l’amore a guidarti.

Dovrai stare vicino a tua moglie. Anche qui sbaglierai, tempi, modi e contenuti. Ma farai anche parecchie cose giuste.

Fornisci strumenti di vita, non ordini disciplinari. Ricorda che esistono anche questi ultimi: potranno esserti utili, anche se potrebbero pesarti.

Garantisci libertà ed evita il lassismo.

Gioca. Evita di essere uno stupido giocherellone.

Scherza senza essere offensivo.

Riprendi senza cattiveria.

Proteggi. Come un faro che protegge le navi dallo scontrarsi sugli scogli. Tieni presente che la nave potrà finire in qualche secca. Capita. L’importante è uscirne.

Coinvolgi, a volte anche obbligando. Perché la conclusione saranno esperienze nel cuore del figlio che, spesso, ti dirà di essere stato contento. Il tempo passato insieme è l’oro della vita.

Cosa è restato di tuo padre e di quelli che consideri simil-padri, nel tuo cuore e nelle tue scelte? Saranno le stesse cose che resteranno in tuo figlio. Lui avrà la propria vita, la ha già avuta. E’ sua. Aiutalo a crescere, sapendo che lui è lui e non sei tu alla sua età. Quello che andava bene per te, potrebbe non andare bene per lui. E’ diverso da te ed il mondo di oggi è molto differente dal tuo di allora.

Da oggi ci sei anche tu nella tua vita. Ci siete anche voi. Vogliatevi bene

Tu sei importante (lo sai, vero?) non solo nelle questioni pratiche da affrontare che, al momento, ti aiutano a nasconderti dall’affrontare la relazione figlio-padre. Piano piano, ti abituerai a questa nuova realtà.

Ricordati, parafrasando un antico testo:

Sii come un padre per i piccoli,
e sarai come un figlio dell’Altissimo,
ed Egli ti amerà più di tua madre.

Tieniti queste parole almeno come auspicio.

Buone giornate, papà neonato.

Cosa vorrei mettere nella valigia di mio figlio per il suo viaggio verso il futuro?

Quella che si chiama educazione. O meglio, garbo ed empatia verso gli altri. Aprono le porte della strada del bene, a lungo periodo.

L’idea che reagire alle situazioni è meglio dell’inerzia. Se non vinci le partite, non fa niente. Se le perdi perchè ti siedi, non avrai una buona immagine di te.

Sviluppare la capacità di leggere le situazioni e, di conseguenza, scegliere quelle che ti aiutano ad essere una persona più felice, sana, libera.

Il discernimento.

La passione per voler lasciare il mondo, il proprio piccolo angolo di mondo, un minimo migliore di come lo si è trovato.

Conoscere che esiste la carità e non solo il narcisismo.

 

Caro Ludovico,

per te la paternità è ancora un concetto astratto.

L’opportunità per realizzare te stesso, il modo di dare un senso alla tua vita.

L’occasione di saldare il debito incommensurabile che senti verso tuo padre.

Sappi che sarà tutto molto diverso da come te lo immagini.

Spesso non sarai all’altezza delle tue aspettative e la realtà sarà più complessa dei tuoi sogni, più difficile, più faticosa.

A volte anche amara. Scoprirai, come mai prima, il significato delle parole “rimpianto” e “rimorso“.

Eppure, incredibilmente, scoprirai una realtà più bella persino del più luminoso dei tuoi sogni.

E sappi che quel debito non esiste. Perché ciò che un padre dà ai figli, poco o tanto che sia, non è un prestito, ma un dono.

Cerca solo di dar loro il meglio di te stesso. Non sarà mai perfetto, ma nessuno può aspettarsi di più.

Non loro, non tuo padre, non tu.

Sii sempre grato alla loro madre.

Neanche lei è perfetta, non lo è stata sino ad oggi e non lo sarà domani.

Ma, se hai l’occasione di diventare un padre ed un uomo migliore, lo devi a lei come a te stesso. Forse di più.

Cosa vorrei mettere nella valigia di ognuno dei miei figli per il loro viaggio verso il futuro?

– un piccolo crocifisso e una bibbia

– un kindle con l’Odissea di Omero, la Divina Commedia di Dante, i Canti di Leopardi, i Miserabili di Hugo, i Fiori del Male di Baudelaire, i Fratelli Karamazov di Dostoevskij e la poesia “If” di Kipling (preferirei dargliene copia cartacea, ma la valigia peserebbe troppo)

– un i-pod con le canzoni “Hello Brother” di Armstrong, “Ragazzo Fortunato” di Jovanotti e “Sin Miedo” di Rosana e col film “Nuovo Cinema Paradiso” di Tornatore (storia di un figlio cresciuto senza padre…)

– una foto di famiglia, con tutti gli zii e i cugini a casa dei nonni

– una copia dei racconti che continuo a scrivere per loro e che, temo, non pubblicherò mai
– una carta di credito con un po’ di soldi

– un messaggio di auguri e di buon viaggio della madre, uno di ciascuno dei fratelli ed uno mio

 

Caro Davide

lettera al “padre inesperto che ero” il giorno prima che nascesse Matteo

Lo hai tanto atteso questo momento, lo hai così tanto desiderato…con Elena ci avete di fatto costruito la vostra storia …e Lui vi ha accontentato…e pensa te, pure quasi davvero il 24 giugno…il tuo Mt 6,24 che ti corre accanto dall’adolescenza…fai attenzione Davide…mammona è sempre in agguato…e come dice Vasco “al diavolo non si vende…si regala” …non provare ad essergli più furbo…ma ricordati che Matteo alla fine è nato il 27 di giugno …9 mesi esatti dal funerale della nonna Edda…e vedi di leggerla bene testone…questo figlio che faticava ad arrivare…e l’ansia cresceva…questa tua foga di “mangiare il mondo”…ma appunto…Matteo 6,27…Matteo…ovvero “dono di Dio”….unisci bene tutti i puntini…ricordi la tua “Regola di Vita”, la tua Redditio Symboli?…ecco la tua serendipity quindi è salva …”va, vendi tutto ciò che hai e compra quel campo”…

Cosa vorrei mettere nella valigia dei miei figli per il loro viaggio verso il futuro:

Mi piacerebbe che Matteo e Stefano portassero sempre con loro la Fiducia nel prossimo e la Curiosità e il Rispetto per ciò che è diverso, insieme al Senso Critico, al senso di Responsabilità…ma uniti ad un pizzico di Follia, di voglia di esplorare, sperimentare, incontrare, crescere…

 

Caro Andrea

A differenza delle prime due figlie, non sai ancora se il prossimo sarà maschio o femmina. Sei così felice, pieno di sicurezze, le cose belle accadono una dopo l’altra senza che te le meriti.

Tra poco sentirai crescere i timori, ti sentirai inadeguato con un maschio, tu che non sai giocare bene a pallone e che della bici sai cambiare solo le camere d’aria.

Se tu potessi ascoltarmi, ti consiglierei di non dartene pensiero, crescendo insieme troverete il modo. Se tu non sei capace di fare una cosa, la farà con altri papà e non sarà un problema.

Se continuerai a volergli bene, l’amore troverà le strade. Capirai che tuo figlio non sa cosa farsene del tuo ideale di paternità.

Gli piacerà giocare a fare la lotta con te, anche quando diventerà giovane adulto, anche quando avrà colto i tuoi tanti difetti, o forse proprio per quello.

Cosa vorrei mettere nella valigia di mio figlio per il suo viaggio verso il futuro? 

La capacità di stare tra amici e di pensare da sè.
Se dovesse scegliere tra essere gentile ed avere ragione, la forza e il desiderio di essere gentile.
Il rispetto verso se stesso.
Lo sguardo rivolto agli ultimi della fila.
Una riserva di sorrisi.
Una fascia da capitano.

 

Caro Peppino

cerca di condividere di più le decisioni con Stefania (mia moglie) basta parlare ed essere chiari, non portare le tue ansie in famiglia e non aspettare il Covid per lavorare da casa, alla fine ti sei perso svariati anni di convivenza diurna e fin da subito (viste le regole che già c’erano) avresti potuto trascorre più tempo con loro.

cosa vorrei mettere nella valigia di mio figlio per il suo viaggio verso il futuro:

Mi piacerebbe che non perdessero il legame tra di loro, hanno tre caratteri diversi e dovranno trovare il modo per restare in contatto e aiutarsi a vicenda

 

Alessandro

Cosa vorrei mettere nella valigia di mia figlia per il suo viaggio verso il futuro:

Un cappello che la protegga dalla pioggia delle incomprensioni e dai falsi soli che abbagliano ma non scaldano;

un paio di scarpe che le preservi asciutti i piedi quando camminerà nel fango – e con i piedi asciutti si ragiona meglio.

Un vestito magico che cambia colore; e sarà nero, quando vorrà nascondersi, e diventerà dorato e luminoso quando vorrà farsi scoprire.

Una carta di credito, con plafond illimitato, che non risolve niente, ma aiuta tanto.

Alla ricerca del padre

Una serata di emozioni e musica

Quarantacinque anni fa un giovanissimo psicologo incomincia a lavorare a San Vittore. È pieno di idee e ideali e inizia subito la sua piccola rivoluzione. Si concentra sul concetto di Trasgressione e porta in carcere, a confrontarsi con i detenuti su questo tema, giornalisti come Enzo Biagi, scrittori, attori, artisti, intellettuali…

Dopo qualche anno il gruppo del quale fanno parte, oltre ai detenuti, universitari, avvocati, magistrati, volontari, parenti delle vittime (sì anche loro) fonda una associazione e una cooperativa (per entrambe il nome è trasgressione.net) dove i detenuti scoprono che nell’impegno (partecipare a spettacoli teatrali, restaurare fontane, vendere frutta e verdura, scrivere sul sito, raccontare la propria esperienza nelle scuole…) si può trovare il riscatto di una vita sbagliata e soprattutto la consapevolezza di non essere stati nella parte giusta della società.

Il Dott. Angelo Aparo ha coinvolto nella sua irresistibile idea anche dei musicisti che lo accompagnano nei concerti/eventi con le canzoni di chi degli ultimi si intendeva: Fabrizio De André. Il prossimo sarà il 24 marzo 2025 all’Auditorium di Milano di Largo Mahler. Ci sarà l’associazione Libera, Dori Ghezzi in rappresentanza della Fondazione De André, detenuti ed ex detenuti che racconteranno le loro storie, associazioni delle vittime, magistrati, direttori di carceri…

Una serata di emozioni e musica da non perdere e dove la parola libero non sarà usata solo per l’ingresso.

Loretta Zecchillo

Anime Salve, Concerto Inverno

La chiamata del Gruppo Trsg

Nicola Nesi, fotografo ritrattista, reportagista e matrimonialista, di pluriennale esperienza, docente di fotografia, https://www.weddingphotographer-lake-como.it/ – info@nicolanesi.it – Instagram @nicolanesi.portrait | @nicolanesi.weddingphotographer

Federica Bentivegna e Paolo Colombo, fotografi ritrattisti e documentaristi emergenti, allievi del Fotografo Nicola Nesi, www.fotografiegentili.com – info@fotografiegentili.com – Instragram @fotografiegentili | @itsfederrica

Sisifo e la cassetta degli attrezzi

Per allenare il pensiero e il mondo emozionale, il Gruppo della Trasgressione si avvale di diversi attrezzi. Uno di questi è il mito di Sisifo, che riflette le dinamiche delle relazioni umane e il loro substrato emotivo. Questo mito non è solo un racconto del passato, ma un mezzo efficace di analisi e prevenzione, soprattutto nei contesti scolastici, dove il rapporto tra studenti e insegnanti, così come tra giovani e adulti, rappresenta il cuore delle interazioni quotidiane.

Al centro di queste relazioni c’è sempre un’autorità che detiene un potere e che può scegliere come esercitarlo: può utilizzarlo come strumento di crescita e valorizzazione dell’altro oppure di repressione e annientamento. Dall’altra parte ci sono individui che rispondono a queste scelte, modellando il proprio atteggiamento in base al modo in cui l’autorità agisce. Ed è proprio in questo scambio, quasi sempre conflittuale, a volte costruttivo, a volte bellicoso, che prendono forma i comportamenti di ognuno.

Un elemento centrale del mito di Sisifo è l’arroganza, che però non va intesa come un semplice tratto individuale, ma come il risultato di una relazione disfunzionale tra l’individuo e un’autorità respingente, repressiva e punitiva. Il mito di Sisifo lo esemplifica perfettamente: Sisifo sceglie di umiliare Asopo, il dio dell’acqua, perché lo considera e lo conosce come un’autorità fallimentare, incapace di prendersi cura dei cittadini di Corinto. La sua arroganza, quindi, non è un semplice atto di superbia, ma una reazione alle mancanze di chi lo avrebbe dovuto proteggere e guidare. Lo stesso può accadere nei rapporti tra genitori e figli o tra studenti e insegnanti. La ribellione dei più giovani non è solo una fase di crescita o un tratto caratteriale, ma spesso il riflesso di un conflitto con un’autorità percepita come distante, ingiusta o inefficace.

Oltre all’arroganza e alla ribellione, nel mito di Sisifo emerge un’altra risposta a un’autorità carente e disattenta: l’autodistruzione. La mancanza di riconoscimento e le carenze affettive di Asopo nei confronti della figlia spingono Egina su un cammino oscuro, dove l’assenza di sostegno e comprensione la portano a cercare rifugio in scelte autolesioniste. Egina si lascia sedurre dalle promesse di Giove, una figura autoritaria e dissoluta che le offre solo illusioni di piacere senza chiederle nulla in cambio e, meno che mai, di fare qualcosa per migliorarsi. Rinunciando ai propri sogni e alle proprie potenzialità, Egina si avvia verso un percorso di perdizione alla ricerca di soluzioni autodistruttive. Un meccanismo simile si ritrova nelle scelte che conducono alla delinquenza, dove il desiderio di guadagni facili e immediati spesso si trasforma in un cammino di autodistruzione, alimentato dall’illusione che il potere possa essere ottenuto senza il lavoro su se stessi.

Il mito di Sisifo si trasforma in uno strumento universale per comprendere le reazioni di giovani, studenti, detenuti e, più in generale, di tutti noi di fronte all’autorità. Esprime in modo universale le emozioni e i meccanismi che ci spingono a scegliere tra la ribellione o l’autodistruzione quando ci confrontiamo con un’autorità castrante, sia essa esterna o interna, e della responsabilità insita all’interno di tale relazione. Chi esercita il potere ha la responsabilità di fornire strumenti di crescita a chi è sotto la sua influenza, mentre chi subisce tale potere è chiamato a riflettere sugli elementi che scaturiscono da questo legame. Tale responsabilità richiede dunque un riconoscimento reciproco, tanto dell’altro quanto di sé stessi.

In questo contesto, il mito diventa uno strumento per esplorare le radici dei sentimenti che conducono a comportamenti distruttivi. Si parte dal presupposto che non siamo noi a “scegliere” ciò che sentiamo, ma reagiamo a un substrato emotivo che può essere indagato attraverso il vocabolario e i simboli offerti dal Gruppo. Gli strumenti del Gruppo della Trasgressione condividono un nucleo centrale che, una volta afferrato, può essere applicato e riconosciuto in un’infinità di situazioni. Ed è solo quando riusciamo ad accedere a questo nucleo e ad interiorizzarlo che possiamo trasformare la nostra consapevolezza emotiva in uno strumento di cambiamento e crescita, sia personale che collettiva.

Martina Mutti

Il mito di Sisifo

Sisifo nella merda

Volevo regnare, volevo brillare,
ma ho fatto il furbo e mi han fatto sclerare.
Rubai l’acqua agli Dei e li ho fatti arrabbiare
ora per sempre dovrò scalare.

Thanatos arriva per farmi sparire,
lo frego al volo, lo faccio dormire.
Ade si incazza, mi vuole punire,
“Giove, ‘sto stronzo lo devi colpire!”

Scalo la cima per non morire,
cade il masso, mi fa impazzire.
Giove ride, beffardo,
e mi dice: “Mo’ paghi, bastardo!”
“Ora prendi sto masso e lo fai rotolare
ogni volta che cade
lassu lo dovrai riportare,
la devi cagare”

Scalo la cima per non morire,
cade il masso, mi fa impazzire.
Salgo e risalgo senza fermare,
ma ‘sta salita mi sta per strozzare!
Volevo fregare, volevo scappare,
ma ora mi tocca sudare e sputare.
Per l’eternità dovrò faticare,
Sisifo spinge… e vorrebbe crepare!

Pino Amato

Il mito di Sisifo a teatro negli anni. Qui nel carcere di Milano-Bollate

La moneta di Corinto, frutto della collaborazione tra 20 anni di Gruppo della trasgressione, l’Istituto Pesenti di Bergamo, Massimo Zanchin attuale componente del gruppo del carcere di Opera, l’art director Adriano Avanzini e il musicista e informatico Alessandro Radici.

Il mito di Sisifo

Sisifo e i suoi archetipi

Nel cuore di Corinto, mentre la siccità piega la città, si svolge una vicenda che porta con sé temi familiari a ciascuno di noi. Al centro troviamo Sisifo, re di Corinto, impegnato in una disperata ricerca di salvezza per il suo popolo, mentre Asopo, dio delle acque, resta sordo a ogni supplica, rifiutandosi di porre fine al tormento della città, nonostante abbia il potere di farlo.

Nella sua indifferenza, Asopo incarna l’archetipo dell’autorità che ha smarrito la propria essenza: quella di nutrire, sostenere e promuovere la crescita. Mentre Corinto soffre la sete, egli si abbandona al piacere e alla sregolatezza, senza preoccuparsi di chi lo circonda.

Oltre che verso i mortali di Corinto, manifesta la medesima noncuranza verso la figlia: Egina; il loro legame è ridotto a un freddo scambio di doveri, e in questo deserto emotivo cresce la giovane, schiacciata da pretese paterne che non trovano riscontro né nell’affetto né nella guida.

La seduzione di Giove si manifesta ai suoi occhi come un miraggio di libertà senza vincoli, proposta irresistibile per chi, come lei, ha conosciuto solo il peso degli obblighi. Ed è proprio il comportamento sregolato all’insegna della ricerca di fuggevoli piaceri del padre a legittimare implicitamente la scelta di seguire Giove.

Ma la sua fuga con Giove rappresenta anche altro, non è solo un atto di ribellione: è la ricerca di riconoscimento e attenzione che il padre le ha sempre negato.

In questo intreccio di relazioni emerge Sisifo, acuto osservatore delle dinamiche in gioco. La sua astuzia trasforma l’informazione sulla seduzione di Egina in una potente arma di ricatto contro Asopo, ribaltando repentinamente gli equilibri di potere, portando il Dio in una posizione vulnerabile di fronte al mortale.

Ma proprio nel momento del trionfo Sisifo rivela la propria fragilità. Non pago di aver ottenuto l’acqua per la sua città, esige l’umiliazione di Asopo. Il desiderio di vedere una divinità in ginocchio tradisce un’esigenza di affermazione che oltrepassa la necessità pratica, sconfinando nell’arroganza e nella brama di onnipotenza, che sarà poi causa della sua eterna pena.

La forza del mito di Sisifo risiede nella sua capacità di rispecchiare l’esperienza umana attraverso i secoli. Ogni personaggio incarna aspetti della natura umana ancora oggi attuali. Sisifo ed Egina rappresentano gli adolescenti di ogni epoca, alle prese con un’autorità – Asopo – che incarna le possibili degenerazioni del potere.

La loro risposta alla freddezza emotiva si manifesta in modi antitetici: in Sisifo, la rabbia esplode in un crescendo di rivalsa e sopraffazione, replicando inconsapevolmente la violenza subita. In Egina, rabbia e dolore implodono in un’autodistruttiva ricerca di libertà, che nasconde però nuove catene.

Queste dinamiche riflettono alcune delle diverse strategie con cui gli adolescenti in particolare possono affrontare un’autorità percepita come oppressiva o situazioni di sofferenza, di mancato riconoscimento: alcuni attraverso aperta ribellione o violenza, altri attraverso comportamenti autodistruttivi. Entrambi i casi sono manifestazioni della rabbia e del dolore generati dal disconoscimento dei loro bisogni.

Il mito, nella rivisitazione che ne propone il gruppo, porta alla luce temi estremamente familiari, ed è difficile non riconoscersi o non riconoscere una passata versione di noi stessi, in almeno uno dei personaggi che lo costellano.

Questo processo di identificazione va oltre il semplice rispecchiamento: diventa un’occasione per validare le proprie esperienze emotive e comprendere che certi vissuti, spesso percepiti come profondamente personali e isolati, sono in realtà parte della comune esperienza umana.

Il linguaggio simbolico crea uno spazio interpretativo dove ognuno può trovare significati personali: le figure di Sisifo, Egina e Asopo diventano archetipi attraverso cui esplorare dinamiche universali nella relazione tra genitori e figli, insegnanti e studenti.

L’aver portato la rappresentazione e la discussione di alcuni aspetti del mito all’istituto della Fondazione Clerici assume una funzione particolarmente pregnante, dato il suo rivolgersi a una comunità educativa.

Per gli studenti, offre un modo per elaborare e dare voce alle proprie esperienze di conflitto con l’autorità (e non), dando espressione alla complessità delle loro emozioni e cercando di dare un significato alle loro reazioni. Attraverso le figure di Sisifo ed Egina, possono riconoscere la propria rabbia e sofferenza, i propri impulsi di ribellione e autodistruzione, comprendendone meglio le origini e le possibili conseguenze su di sé e sugli altri.

Ma anche per gli insegnanti, il mito presenta una potente riflessione sulla natura dell’autorità educativa. La figura di Asopo serve da monito sulle conseguenze di un potere esercitato attraverso la mera forza e l’indifferenza emotiva, e sottolinea come le gerarchie basate esclusivamente sul potere formale siano intrinsecamente fragili e destinate al fallimento.

Anna Bigotti

Il mito di Sisifo