Energie disperse prendono una direzione

Ho vissuto con emozione la serata all’Auditorium, sentendola come un valore aggiunto per la città. Qualcuno lo ha detto in apertura: è il piacere della bellezza. L’arte è sapere accostare con sensibilità, attraverso il dono della connessione, le energie disperse per farne una leva. Le passioni rivolte contro se stessi prendono una direzione, il caos genera cosmo e armonia. Quando annusi potenzialità disperse, labirinti della mente, naufraghi e talenti, rabbie e rancori e li metti insieme nasce l’arte della vita.

L’accostamento di stili diversi non è collage, è il di più che esso produce, così si legano il violino barocco, il violoncello che suona con l’armonia del corpo e la plastica emozione del viso, l’interpretazione originale e antiretorica della voce e l’arrangiamento geniale che cerca nella cover l’anima del poeta musicista e la comunica sensibilmente.

Sono stata anche contenta del ritorno di Alessandro Crisafulli, ricordo una giornata turbolenta nella sede di Libera e tutta la distanza e il peso. Rifletto sul fatto, io che temo le separazioni come la la morte, che non bisogna esorcizzare la frattura se si ha in cuore la possibilità di ritrovarsi. Tutto passa, il dolore passa, gli oggetti sono superflui, solo l’essenziale resta, un distillato, una goccia che lasciamo, un frammento che brilla in chi lo raccoglie prezioso e rende testimonianza.

 Giovanna Stanganello

Anime Salve, ConcertoInaspettatamente

 

Continueremo a litigare

A detta di tutti è andata bene, ma temo che con Issei Watanabe  non ci sia altro rimedio che litigare. Già tremo al pensiero del 16 maggio a Rho.

Anime Salve, Concerto

Siamo noi che scriviamo le lettere

 

Dal sito www.lostrappo.net potete ancora scaricare la nostra cartolina speciale creata per RAIRadio2 Caterpillar.

In questo primo giorno di primavera, ci sta a cuore che in tanti possiate indirizzare i vostri pensieri al Gruppo della trasgressione e ai giovani adulti detenuti a San Vittore,che riceveranno il vostro messaggio nei nostri prossimi incontri del progetto “Alla ricerca del padre” ad aprile e maggio.

🎙 Enzo Jannacci e Sara Zambotti
📸 Chiara Azzolari e Tania Morgigno
✏️ Andrea Spinelli

[Il nostro impegno in memoria delle vittime innocenti della criminalità organizzata🌹]

Quando mi arrabbio

Quando mi arrabbio, fra, divento senza limiti,
urlo così forte che sto a risvegliare gli spiriti

dopo questa rabbia ricordo che sono solo un bambino
che trova conforto negli occhi di mamma

penso che nessuno possa comprendere,
ma la delusione non mi deve più accendere

richiuso in questa stanza ci ho provato e riprovato
ma non riesco a eliminare tutto quello che ho passato.

Una bomba di emozioni

Sono solo una bomba di emozioni
e nessuno mi accende
non usare sti paroloni
se no qualcuno si offende

vivo di vibrazioni
e perciò che mi sorprende
vado in mille direzioni
e dritto contemporaneamente

qui è pieno di gente
è pieno di distrazioni
e nessuno mi comprende
né me né le mie opinioni
e non trovo ragioni
è come se non ci fossi
siamo tutti grossi
e persi nelle illusioni

io rimango a vedere
tutti i loro volti scossi
mentre stanno a perdere
quel poco di buono che indossi

e non vi voglio offendere
nel farvi diventare rossi
ma vogliamo farvi apprendere
quello che pensi, conosci

imparate a volare
ma sappiate anche scendere
e imparate a non mollare
quando c’è tutto da prendere

dovete consigliare
a chi non riesce a eccellere
credimi è bello aiutare
ti potrà sorprendere

 

Lettere ai nostri figli per la festa del papà

[Dopo il secondo incontro del 4 marzo, abbiamo proposto ai 18 padri che si sono candidati al progetto di scrivere una lettera ai propri figli, per la festa del papà]

 

Caro Beniamino (indirizzo a te questa lettera, ma puoi girarla anche a tuo fratello e sorella più grandi) [segue]

 

 Caro Dani,

è bello vederti crescere ed è bello crescere insieme.

Sei un ragazzo sensibile.

Hai una grande resistenza alle situazioni scomode. Tuo malgrado, sei stato allenato. Come diciamo spesso “non possiamo modificare il passato”. Sappiamo che le tracce negative possono diventare strumenti speciali per affrontare la vita. Bisogna lavorarci sopra.

Ti presenti come sei e cerchi il dialogo, a modo tuo.

Ti ringrazio: vuole dire che non svolgo solo la “funzione di mobile”. Mi fai sentire importante.

Mi piace fare esperienze con te.A volte non ne hai voglia o non abbiamo tempo, per cause esterne. A volte ti obbligo. Lo faceva anche mio papà con me. Mi arrabbiavo. Solo con il passare degli anni ho capito il valore delle esperienze vissute con lui. Ha fatto bene ad obbligarmi. Ho appreso molto, senza accorgermi. Non faccio altro, quindi, che copiare il “nonno-che-non-hai conosciuto”. Prova a dare un po’ più di fiducia al metodo del nonno.

In casa, hai la capacità rara ed invidiabile di raccontarti, liberamente, senza paura di valutazioni o di non sentirsi all’altezza delle aspettative. Io non ero così. Bravo, tu.

Sei leale. Proteggi le persone e la verità.

Mi fai conoscere realtà musicali a me ignote, mai ascoltate prima: temevo mi facessero male alle orecchie. Ora, grazie a te, so che fanno veramente male alle orecchie. Ma resisto. Tramite la musica penso di poter comprendere qualcosa del tuo mondo di giovane, di te.

Avrei tanto da condividere, ma i pensieri si confondono in emozioni, sentimenti, speranze e ricordi. Non riesco a seguire un filo logico.

Quindi concludo con uno spunto e un auspicio che, sono certo, diverrà realtà.

Lessi una frase: “chi non si aspetta l’inaspettato, non troverà la Verità”. A volte l’inaspettato fa piacere, a volte crea dolore. In entrambi i casi è esperienza che dobbiamo trasformare in bene, per noi e gli altri.

Sono sicuro che saprai mettere in silenzio il rumore di fondo del passato, con sensibilità ed intelligenza, facendo risaltare i suoni gradevoli, la musica piacevole. Non sarà semplice, ma renderà più agevole costruire un futuro di serenità e di felicità, guidato dai sogni che hai nel cuore.

Ti voglio bene, ti ringrazio che sei entrato a far parte della mia vita.

Il tuo Franci detto Fracco detto Frassi ecc.

 

Cari Matteo e Stefano,


Sapete già bene due cose …quanto non mi piaccia celebrare feste che mi riguardino in prima persona …e quando fosse grande il mio sogno di diventare padre…direi che queste due “verità” si scontrano alla grande il 19 marzo 😀 😀

…che io fossi “strano” è de resto un’altra cosa che già sapevate…

E quindi…che dirvi in onore di questa ricorrenza che si avvicina?

Beh innanzitutto che essere vostro padre è una sensazione, una “situazione” che mi rende davvero felice…ovviamente non semplicemente per “essere padre”…ma per come voi siete figli.

Con le vostre insicurezze e le vostre convinzioni.
Con le vostre passioni e le vostre pigrizie.
Con i vostri limiti e i vostri notevoli talenti.
Con i dubbi che ogni giorno mi assalgono rispetto a scelte e comportamenti avuti nei vostri confronti e con l’orgoglio e lo stupore nel vedere le scelte e i comportamenti che voi mettete in atto nella vita quotidiana.

…tutto questo e molto altro mi fanno dire che da ragazzo avevo proprio un “bel sogno nel cassetto” ed è ancora più bello vedere che questo sogno ogni giorno ci proviamo e ci riusciamo abbastanza a tenerlo vivo ogni giorno insieme.

Davide

 

Carissimi figli,

sapete che non amo le ricorrenze, ogni giorno merita di essere festeggiato e nessuno più degli altri.

Per la festa del Papà è anche più vero, perché si festeggia San Giuseppe, che certo non amava stare al centro dell’attenzione. Tanto che nel Vangelo compare appena e di lui non si ricorda una sola parola.

E’ una circostanza che mi conforta, perché la mia più grande paura è di non essere abbastanza presente nella vostra vita. Temo di vivere tanto “per” voi e molto poco “con” voi.
Un po’ è per colpa mia, un po’ perché nella divisione dei compiti con vostra madre, al lei tocca la cattedra e a me la… supplenza. Oggi è la festa di quello che tappa i buchi.
Un ruolo che vivo consapevole dei miei limiti e di mancare spesso alle vostre aspettative, a quelle di vostra madre e alle mie. Ma di cui vado pure orgoglioso, perché nonostante tutto non mollo mai.

Ci sono e ci sarò sempre, magari solo una figura defilata, ma perennemente lì.

Ecco, credo che questo vada festeggiato oggi. Che questo compito indefinibile, che a prima vista può apparire ingrato, è diventato la mia prima e più grande passione.
Giorno dopo giorno mi costringe a rinascere e mi regala momenti di indicibile gratificazione, anche quando conquistati attraversando lo scoramento e persino il panico.
Festeggiamo che, cercando il modo di tappare milioni di buchi, ho scovato la risposta da dare a chi un giorno dovesse chiedermi perché ho vissuto. Per voi tre.

Ludovico

 

Cari ragazzi,

è il vostro papà che vi scrive qualche riga.

Di solito siete voi che per la festa del papà mi dedicate (o lo facevate quando eravate più piccoli) anche un piccolo pensiero accompagnato da un disegno su un foglio di quaderno ed è insolito che mi rivolga a voi usando la scrittura. Ma alcuni pensieri mi vengono meglio.

In questa ricorrenza, alla quale io da figlio non ho mai dato molta importanza, voglio ricordarvi che papà c’è e ci sarà sempre.

Qualsiasi decisione, prova, difficoltà, ostacolo che dovrete affrontare io sarò di fianco a voi.

State vivendo questa fase della vita con le responsabilità ed impegni dei ragazzi della vostra età in due fasi della vostra vita che, sebbene siano abbastanza vicine, sono molto diverse tra loro.

Vi auguro di avere la forza e la determinazione necessaria per crescere perché la vita è un’avventura che va vissuta fino in fondo.

E siate liberi di scegliere ma anche di sbagliare, è dagli errori che si traggono i migliori insegnamenti.

Aspetto un abbraccio e un bacio per festeggiare la festa del papà.

Papà Stefano.

 

Caro figlio , 

come sai sto facendo un percorso con altri papà per aiutare noi papà ed altri figli e papà in carcere a provare a fare del nostro meglio, e devo scrivere a te e a tuo fratello una lettera per la festa del papà. Scriverò la stessa lettera a tutti e due in modo uguale.

Se dovessi sentirmi papà il 19 marzo per essere festeggiato vuol dire che non sarei un gran padre, la festa me la prendo tutti i giorni ogni volta che sento il piacere di vivermi come papà, senza che voi lo sappiate. Mi piace quando litighiamo, quando discutiamo, mi piace quando giochiamo o quando ci confrontiamo su temi a voi cari o a me cari o più semplicemente quando mi prendi in giro o quando cerchi di fregarmi ed io ti sgamo.

Sono felice quando mi chiami e mi dici se puoi venire a mangiare con i tuoi amici a cena, anche se mi fai incazzare perchè me lo dici sempre all’ultimo e come sempre finisce che discutiamo …..ma poi si ride e si scherza a tavola come se niente fosse….

Figlio mio, se poi ogni tanto mi coccoli con un gesto carino , beh quello me lo prendo molto volentieri ma in fondo io ero come te con mio padre, lo stretto minimo necessario, che in fondo alla tua età le priorità capisco essere altre. Allora mi tengo i tuoi ricordi e quelli di tuo fratello di quando eravate più piccoli ed eravate tutti belli coccolosi.

Mi raccomando almeno un “auguri Pa” però fammelo a voce …..con i whatsapp parla con i tuoi amici… che io sono boomer ricordalo.

Grazie amore mio

Antonio

 

Caro figlio mio [segue]

Un negozio in via Sant’Abbondio

Lo scorso 11 marzo il Municipio 5 ha riunito le commissioni Politiche sociali e Cultura in via Sant’Abbondio 53/A, nella sede della Cooperativa Sociale Trasgressione.net.
Lo spazio è un minimarket che vende specialità siciliane e prodotti, oltre che un luogo in cui il gruppo della Trasgressione, fondato dal professore e psicologo della Devianza Angelo Yuri Aparo 27 anni fa, svolge le sue attività e le sue riunioni. Alla commissione era presenti, oltre ai consiglieri, anche il professore Aparo con alcuni ex detenuti che continuano a far parte del gruppo e a seguire le attività sociali e divulgative, il presidente Natale Carapellese, la fotografa Margherita Lazzati e la professoressa dell’Istituto Torricelli Pieranna D’Alberti.

Matteo Marucco

Il Sud di MIlano

 

Il nostro Daimon

Ero sorpreso ieri mattina: pochi minuti dopo che la lettera di Samuele ai propri figli era arrivata via e-mail a tutti noi padri, Juri Aparo l’aveva già messa online e mi aveva inoltrato il link su Telegram…. una velocità singolare, per chi lo conosce un poco come me e sa che in questo periodo non ha tempo – come gran parte di noi, immagino – neppure per respirare. Eppure qualcosa doveva averlo interessato, ritenendola  utile – alla stregua del suo lavoro in carcere e per quello che ha in mente per il prosieguo del nostro progetto dentro il Reparto La Chiamata – di una maggiore diffusione.
Poi nel tardo pomeriggio riunione nella redazione di Caterpillar, e ancora Juri che prende la parola e cita a tutti i presenti il passaggio concettuale – in quella lettera – su “Le radici che non ho scelto“.
Non ricordo se nel frattempo mi guardava, quasi a chiedere cosa ne pensassi io. Troppo stanchezza, ieri, la mia. E troppe cose fatte di fretta, anche se tutte andate molto bene (ad iniziare dalla udienza delle 9.30 finita miracolosamente presto, per poter poi andare a San Vittore e poi ritornare ancora a Palazzo di Giustizia; per continuare con la notizia che alcuni giovani adulti detenuti hanno ottenuto dai rispettivi Giudici il permesso per essere presenti mercoledì 19 marzo, unita a quella che sì, ci sarà anche Giuseppe, “papà molto appassionato” a detta di sua sorella Carla e figlio di Guido Galli).
Alla fine ho trovato il tempo solo stasera per leggerla, con la calma che meritano tutte queste cose belle e preziose che ci stiamo scrivendo via e-mail all’interno del gruppo dei padri partecipanti al progetto.
Da uomo adulto, il tema delle “radici che non ho scelto” ha sempre trovato anche me concorde. Fino a quando mi sono chiesto, come forse tanti altri – ma era sicuramente un barlume di una domanda precedente, racchiusa velocemente in un cassetto emotivo della mia adolescenza – se fosse possibile invece sceglierseli i propri genitori.
Nell’approssimarsi dei miei 50 anni, leggendo Hillmann (“La forza del carattere”) in aiuto a riflettere sul tempo che avanza, mi ero ritrovato catturato da una impostazione che appare contraria al tema indicato da Samuele.
E’ sempre di Hillmann, nel suo (più famoso) libro “Il codice dell’anima”: uno spunto per la buonanotte, che riporto qui sotto. E grazie anche a Samuele, in attesa di capire il mio amico Juri cosa dirà anche di questo.

Il paradigma oggi dominante per interpretare le vite umane individuali, e cioè il gioco reciproco tra genetica e ambiente, omette una cosa essenziale: quella particolarità che dentro di noi chiamiamo “me”. Se accetto l’idea di essere l’effetto di un impercettibile palleggio fra forze ereditarie e forze sociali, io mi riduco a mero risultato. Quanto più la mia vita viene spiegata sulla base di qualcosa che è già nei miei cromosomi, di qualcosa che i miei genitori hanno fatto o hanno omesso di fare e alla luce dei miei primi anni di vita ormai lontani, tanto più la mia biografia sarà la storia di una vittima. La vita che io vivo sarà una sceneggiatura scritta dal mio codice genetico, dall’eredità ancestrale, da accadimenti traumatici, da comportamenti inconsapevoli dei miei genitori, da incidenti sociali.

Più in profondità, tuttavia, noi siamo vittime della psicologia accademica, della psicologia scientistica, financo della psicologia terapeutica, i cui paradigmi non spiegano e non affrontano in maniera soddisfacente – che è come dire ignorano – il senso della vocazione, quel mistero fondamentale che sta al centro di ogni vita umana, il destino, il carattere, l’immagine innata: le cose che, insieme, sostanziano la “teoria della ghianda”, l’idea, cioè, che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta.

[…]

Ciascuna persona viene al mondo perché è chiamata. L’idea viene da Platone, dal mito di Er che egli pone alla fine della sua opera più nota, la Repubblica. In breve, l’idea è la seguente:

Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino.

Secondo Plotino (205-270 d.C.), il maggiore dei filosofi neoplatonici, noi ci siamo scelti il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all’anima e corrispondenti, come racconta il mito, alla sua necessità. Come a dire che la mia situazione di vita, compresi il mio corpo e i miei genitori che magari adesso vorrei ripudiare, è stata scelta deliberatamente dalla mia anima, e se ora la scelta mi sembra incomprensibile, è perché ho dimenticato“.

Radici, Alberi, Innesti

Le radici che non ho scelto

Caro Beniamino (indirizzo a te questa lettera, ma puoi girarla anche a tuo fratello e sorella più grandi),

a distanza di più di quarant’ anni mi torna in mente un documentario visto in tv che parlava dei giovani italiani di seconda generazione in sudamerica, di cui ricordo una risposta finale: “I miei genitori italiani? Sono le mie radici… che non ho scelto”.

Questa espressione mi colpì molto, la assunsi come “mia” in tutte le sue sfumature, positive e negative. Oggi è la festa del papà, e sai bene che non sono abituato a festeggiarla: a casa nostra festeggiamo già un giorno sì e un giorno no per qualunque motivo, quindi la ricorrenza passa in secondo piano… ma se per caso volessi regalarmi una cravatta o una bottiglia di Refosco, non mi dispiacerebbe che la indirizzassi proprio così: A META’ DELLE MIE RADICI… CHE NON HO SCELTO.

Non la prenderei male, sai, perché è un’espressione durissima ma profondamente vera, anche se con gli anni potrai scoprire che potrebbe rivelarsi incompleta. Infatti le nostre radici – la nostra natura mescolata con la storia, il DNA della nostra esistenza che si mescola con la nostra libertà per farci quello che siamo – non le scegliamo. Siamo nutriti e conformati su esse, ma non sono il frutto di una nostra scelta libera. Tuttavia possiamo sempre vagliarle, interpretarle, accoglierle, magari in parte per quel che ci convincono, tralasciare quel che ci convince meno, migliorare quel che possiamo, magari con più fruttuosi e successivi ed esterni innesti sui futuri tralci.

La vita è tua, siane sempre consapevole. Ma non posso nascondere che spero molto che tu e i tuoi fratelli possiate tornare a far davvero vostra qualche radice tra quelle che non avete scelto, come anch’io ho cercato di fare a suo tempo.

Samuele Cattaneo

Alla ricerca del padre

Alla ricerca del padre – day 15

Cari tutti, ben ritrovati.

Vogliamo ringraziarvi, ancora, per la vostra partecipazione al secondo incontro del nostro progetto: ci sembra che sia stato ancor più denso del primo – abbiamo visto tanto ascolto, partecipazione attiva e energie messe in circolazione.

Ci vediamo per la “celebrazione” della festa del papà il 19 marzo!

🎸 My father’s eyes, Eric Clapton (1998)

Alla ricerca del padre