Qualcosa capisco, dove non capisco…

Alla domanda “qual è l’obiettivo che io mi pongo in questa ricerca”, dopo alcuni giorni di riflessione per cercare di trovare il mio vero motivo, scavando più a fondo, ho capito di voler provare a guardare oltre le sbarre, di ferro, del cuore e della mente, per scoprire cosa c’è dietro, ma soprattutto cosa c’è dentro.

Ho sempre amato andare oltre le apparenze e l’immagine, cercando di non cogliere solo il bianco o il nero, il bene o il male, il giusto o lo sbagliato, ma provando a lasciarmi stupire da tutte le sfumature che stanno nel mezzo e che sono il collegamento tra estremità di qualsiasi genere, il ponte che unisce, superando un concetto di dualità.

Ci sono alcuni punti che più di altri mi hanno colpito e che mi sono rimasti dentro. E forse questo è un altro dei motivi per cui ho scelto di essere qui: assorbire il più possibile, come una spugna, non soltanto ciò che viene detto, ma soprattutto ciò che viene trasmesso da sguardi, gesti, sorrisi, pianti e tutto ciò che le parole non sempre possono esprimere.

Il primo riferimento che vorrei fare è alla speranza, che dal mio punto di vista è strettamente connessa alla forza e al coraggio. Questa capacità è ciò che permette di andare avanti, lottare e vedere con gli occhi del cuore e della mente qualcosa che ancora non c’è. È crederci prima di chiunque altro o al di là di chiunque altro e avere fede, in se stessi, negli altri, nella vita.

L’ho ritrovata nella lettera di Stefano indirizzata a se stesso, così come ho percepito un grande impegno nel cercare di perdonarsi e di perdonare.
Anche nel caso del perdono penso che tutto parta dalla propria persona, dal fatto di riuscire a perdonarsi prima di poter perdonare qualcun altro. Mi chiedo infatti come sarebbe possibile riuscire a perdonare qualcuno senza essere prima riusciti a perdonare se stessi e se ci siano casi in cui questo sia invece accaduto.

Il secondo riferimento riguarda l’empatia. Tra le varie domande ci è stato chiesto quali, secondo noi, potrebbero essere degli strumenti utili ed efficaci per mettere in atto una vera e propria trasformazione. La mia risposta a questa domanda ha a che fare con programmi di educazione/rieducazione emotiva, all’empatia, alla comprensione degli stati d’animo altrui. Mostrare in modo concreto quali possono essere le conseguenze delle proprie azioni, cercando di vestire i panni di chi si ha di fronte, sia concretamente (laddove possibile) sia usando il grande potere che hanno gli esercizi immaginativi.

Penso che anche empatizzare sia qualcosa che si possa imparare a fare, con l’aiuto di una guida, tanta pratica e una corretta psicoeducazione sull’argomento. Il tutto affiancato a programmi di regolazione delle emozioni, per imparare a gestirle ed esprimerle nel modo più adatto ed efficace a sé, ma senza ledere qualcun altro.

Ci sono infine due frasi che mi piacerebbe condividere e che mi è capitato di sentire nel corso degli anni, dal momento che sono state di grande aiuto per me nei momenti di difficoltà. La prima è questa: “Pensa ai tuoi genitori e a come avresti voluto che fossero stati con te, come avresti voluto che si fossero comportarti con te, le parole che avresti voluto sentirti dire, i gesti che avresti voluto ricevere e poi diventa quel genitore. Prima per te stesso e, dopo, per tutti gli altri”.

La seconda, invece, è questa: “Qualcosa capisco. Dove non capisco, arrivo con l’amore”.

Ognuno può scegliere di usarle e adattarle a sé, di interpretarle come meglio crede e di lasciarsi trasportare dal loro significato in totale libertà. Sono doni che mi sono stati fatti e che oggi vorrei donare a voi.

Ruben Corbellini

I Conflitti della famiglia Karamazov

Carcere di Opera, Delitto e Castigo

Al carcere di Opera discussioni su Delitto e Castigo di Dostoevskij

scritto da Claudia Radente il 02 Febbraio 2024 – Da Sole 24 ore

Quando si entra nel corridoio che nel carcere di Opera ti porta alla sala teatro, si sente freddo. Un freddo non solo fisico, perché è fine gennaio e riscaldare ambienti così grandi è sempre complesso. Ma è anche un freddo di stranezza, timore e circospezione. Si superano i controlli per entrare nel luogo che ha visto passare Totò Riina e Bernardo Provenzano. Si vedono le sbarre e si cammina silenziosamente scortati dalle guardie. L’aria si fa meno fredda e meno pesante quando si legge il nome del corridoio: galleria delle opportunità.

Nella galleria, alle pareti, le immagini e le locandine di tutte le attività che si svolgono dentro a questa che è una delle più grandi strutture carcerarie italiane, che ospita 1400 detenuti, di cui 1300 con condanna definitiva. Tra le iniziative che associazioni e volontari portano avanti nel carcere, il 25 gennaio 2024 alle 17 nella sala del teatro del carcere si è parlato proprio di opportunità. Questa è la parola chiave che ha permeato l’incontro organizzato dal Gruppo della Trasgressione e che ha visto confrontarsi i suoi partecipanti: detenuti, magistrati, studenti universitari di giurisprudenza e psicologia e familiari di vittime della criminalità.

Durante cinque mercoledì di novembre 2022, il Gruppo Trasgressione, fondato dallo psicologo e psicoterapeuta Angelo Aparo ha organizzato degli incontri per analizzare il capolavoro di Fëdor Michajlovič Dostoevskij ‘Delitto e Castigo’, analizzare le motivazioni del delitto del suo protagonista Raskol’nikov, le sue velleità di onnipotenza iniziali e il suo percorso di espiazione. La serata è servita al gruppo per presentare i risultati di questa singolare ricerca a un pubblico di trecento auditori.

Occasione, riscatto e opportunità sono i temi al centro del confronto. ‘Raskol’nikov si sente un superuomo, quando uccide l’usuraia. Dopo tuttavia soffre e capisce che non lo era, grazie all’amore per Sonja, per noi Sonja sono Marisa e Paolo’. Dice Domenico, ergastolano da 31 anni, si rivolge sul palco a Paolo Setti Carraro, fratello della seconda moglie del generale Dalla Chiesa e Marisa Fiorani, la cui figlia è stata trucidata dalla sacra corona unita.

Marisa Fiorani si sente realmente come Sonja Marmeladova. La ragazza di cui il giovane protagonista del romanzo si innamora e per cui decide di confessare il delitto. Per superare il profondo dolore della morte della figlia, Marisa Fiorani ha combattuto per non chiudersi in sé stessa e “ha aperto le braccia, per entrare nel carcere e trovare il dolore dall’altra parte. Ha visto che le braccia erano aperte’, come le sue. Questa è stata la sua opportunità. Il dolore come racconta uno degli studenti ‘ non è solo di chi subisce, ma anche di chi commette, anche di chi condanna e di tutti coloro che stanno vicino’.

L’opportunità è anche quella che ha avuto Alberto Nobili, leggendario PM che sfidò i boss di Milano, che ha affidato a un messaggio audio la sua testimonianza sul palco della trasgressione. Lavorare con questo gruppo ha messo in evidenza ‘la bellezza della legalità, stando accanto e discutendo con quegli stessi detenuti che avevo fatto condannare’.

Il lavoro del Gruppo della Trasgressione è stata una vera palestra come racconta Paolo Setti Carraro dove ‘si suda e si lavora. Ognuno ci mette del suo. Il libro è solo un pretesto che ci ha permesso di discutere e pensare aspetti fondanti della devianza umana: arroganza e abuso. Il lavoro che si fa, serve per far emergere e per assumersi le responsabilità di quanto accaduto. Scoprire emozioni sconosciute, l’umanità di ognuno di noi. Questo è il senso del pretesto. Così diamo un senso e un’opportunità al dolore che ognuno di noi prova e ha provato’.

Di nuovo opportunità, di nuovo occasione, di nuovo riscatto. Il carcere non deve essere come quel corridoio freddo chiuso da delle sbarre. Un punto di fine, senza speranza. Deve essere un punto di riflessione, di cambiamento e di ripartenza.

A Paolo Nori, scrittore e traduttore dal russo, la conclusione della serata. Si complimenta per la grandezza dei discorsi dei detenuti che ha ascoltato e che hanno messo a nudo le loro debolezze come Raskol’nikov con Sonja, ma rincara anche lui la dose sull’opportunità del carcere. Siamo troppo abituati a vederlo solo come punizione, come una società di persone reiette che non hanno e non devono avere più possibilità. Chi di noi non è Raskol’nikov? ‘Io’-dicesono Raskol’nokov’. Dostoevskij stesso è Raskol’nikov‘.  In carcere si deve poter costruire, imparare, ricostruirsi. Lo stesso Dostoevskij è stato un reietto e i suoi migliori libri li ha scritti dopo essere stato dieci anni in carcere. ‘leggete la Certosa di Parma di Stendhal, la parte più bella è il racconto della prigionia del protagonista Fabrizio’.

Il carcere non deve essere un punto di fine. Il Gruppo Trasgressione svolge un magnifico lavoro che dà un senso alla giustizia riparativa.

Delitto e Castigo

 

Il Credito e la Speranza di Dmitrij

Una parola, tanti significati, un <credito> che può essere variamente interpretato, a cui si può dare risposte diverse e da cui possono derivare conseguenze altamente diseguali. Fondamentale dinanzi ad un bivio è riuscire a percorrere il sentiero della bontà e della giustizia, quello del bene, come ha fatto Marisa.

Essenziale nel percorso è trovare un sano e credibile punto di riferimento che possa dare una svolta positiva alla propria vita e ritengo che, per rispondere alla domanda, questo sia l’obiettivo della mia ricerca: poter essere Speranza per chi quel credito ha pensato di riscuoterlo violando le regole di una sana convivenza, poter far loro capire che c’è chi li guarda con occhi diversi, che prova del bene, che è pronto a tender loro la mano per una sana rinascita e una corretta espiazione della pena, affinché sia la più consapevole ed educativa possibile. Cosa meglio di un dialogo che nasce per volere e non per dovere?

Nella vita non è mai troppo tardi per riscoprirsi, per scriversi una lettera di incoraggiamento come ha fatto Stefano, non è mai troppo tardi per scegliere il bene e l’onestà; nella vita non è mai troppo tardi per chiedere aiuto e allora io vorrò essere in questi incontri, e perché no, anche dopo, quel qualcuno che questo aiuto è felice di darlo, con un sorriso, con una parola, con la presenza, con un libro. 

Mi piace pensare che, nell’incontro di ieri, chi era lì detenuto ci abbia visti come ragazzi aperti, accoglienti e non escludenti, intenzionati a dare coraggio a chi sta riflettendo sui propri errori per non commetterne più.. credo che tutto questo sia Speranza!

Martina Bianchi

I Conflitti della famiglia Karamazov

L’aula Dostoevskij

L’Aula Dostoevskij dove si incontrano detenuti, vittime e magistrati

Il racconto del cammino di ergastolani, pm e di chi ha perso un affetto
leggendo ‘Delitto e Castigo’ nel carcere di Opera

Manuela D’Alessandro, 30 gennaio 2024

@Andrea Spinelli –  Il pm Alberto Nobili raffigurato insieme ai partecipanti alla lettura

CARCERIGIUSTIZIA RIPARATIVA

AGI – C’è Domenico, da trentuno anni è qui, non è mai uscito da qui perché è un ergastolano ostativo. Juri Aparo, lo psicologo che lo ha chiamato sul palco del teatro del carcere di Opera assieme a una decina di reclusi del ‘Gruppo Trasgressione’, gli da’ la parola: “Comincia tu che sei il più vecchio, non si sa se poi magari muori”. Domenico ride. Ha una stampella e le pieghe sul viso di chi non viene toccato dalla luce da tre decenni. E si mette a raccontare per filo e per segno con la vividezza di un ragazzo innamorato ‘Delitto e Castigo’ di Fëdor Dostoevskij, la storia di uno studente tormentato dalla miseria che uccide una vecchia usuraia e sua sorella. E vicino a Domenico e a quelli del gruppo siedono gli studenti di legge e psicologia dell’età di Raskol’nikov, i familiari di persone che hanno perso un affetto a causa di un reato e l’ospite Paolo Nori, lo scrittore che attorno alla letteratura russa ricama romanzi, traduzioni e altre fantasmagorie. “Hai raccontato benissimo” dice Nori a Domenico.

Poi c’è il pubblico ministero Francesco Cajani che ha partecipato agli incontri in quella che è diventata l’’Aula Dostoevskij’ del carcere di massima sicurezza dove ogni settimana, per un mese, si sono trovati al mercoledì mattina quelli che sono qui a spiegare come sia possibile che pagine scritte nel 1866 possano, prendendo a prestito un titolo di Nori, sanguinare ancora e, dopo essere colate lungo l’anima, trasformarsi in sorgente o restare anche sangue perché qui non c’è niente di semplice. Facile a prima vista per un condannato immedesimarsi nel protagonista che però ha tali e tanti anfratti da suggerire prudenza nel confronto.


@Tommaso Belletti – L’Aula intitolata al romanziere russo

Eletti o pidocchi?” domanda Aparo, da decenni impegnato con passione e provocazioni a far camminare insieme colpevoli, vittime e resto del mondo, ciascuno alla ricerca del suo pezzo di pace. Francesco ha un pensiero che poi in modi diversi esprimeranno in tanti: “Il protagonista si considera un ‘eletto’ perché motiva il duplice omicidio col fatto che l’usuraia rappresentava un danno alla società. Dopo delira, vive l’angoscia e la solitudine. Anche io come Raskol’nikov mi sono sentito un eletto, invece ora so che sono sempre stato un pidocchio, proprio come lui considerava l’usuraia: un essere dannoso e inutile. Leggendo, ho sentito le emozioni e i conflitti che viveva, fino alla confessione e all’accettazione della condanna grazie alla donna che ama, Sonja ”. Marisa Fiorani, madre di Marcella, uccisa dalla Sacra Corona Unita: “A 82 anni ho scoperto la figura di Sonja con la quale penso di avere qualcosa in comune. Quando hanno ammazzato mia figlia, ho combattuto da subito con me stessa per non farmi rinchiudere nel dolore. Ho allungato le braccia, non sono mai stata sola ma in compagnia di questo progetto che era dentro di me. Nel 2016 ho chiesto di entrare in carcere e ho trovato il dolore che c’era dall’altra parte e braccia spalancate come le mie. Sonja non faceva prediche, non voleva convincere Raskol’nikov a tutti in costi ma in silenzio e a braccia aperte l’ha portato a scontare quello che aveva fatto”.

Nori lo sa se è eletto o pidocchio o meglio, nella sua traduzione, Napoleone o insetto: “Quando a 15 anni ho letto ‘Delitto e Castigo’ mi sono sentito Raskol’nikov e da allora non ho mai pensato di essere un eletto. I romanzi di Dostoevskij, quelli che leggiamo ora, sono figli della sua esperienza in carcere per dieci anni. Quelli di prima non li leggiamo”.

@Andrea Spinelli

Alessandro, che da aspirante magistrato sta assaggiando la giustizia negli uffici della Sorveglianza, da dove passano tutti i detenuti, è grato al protagonista: “Mi ha dato la possibilità di percepire l’essere umano dietro il condannato, il suo senso di marginalità. Il carcere viene visto come un punto di fine ma è un inizio. Ora so con certezza che quando avrò davanti un fascicolo penserò che non è solo un nome ma prima di tutto un essere umano”. Alberto Nobili, magistrato che ha da poco tolto la toga dopo aver diretto alcune delle indagini più importanti della storia italiana, lascia una traccia ad Alessandro e per una volta tocca a lui una confessione offerta ai trecento seduti in platea: “Dopo 43 anni da pubblico ministero nell’’Aula Dostoevskij’ mi sono trovato a fianco di persone che avevo fatto condannare e ne è venuta fuori una magnifica armonia in cui ciascuno era uno strumento musicale che portava la sua interpretazione. Solo partecipando a questi incontri mi sono reso conto che una parte importante del mio essere magistrato era stata omessa. Credo che la mia esperienza vada estesa a tutti i magistrati”.

L’Aula si trasferirà presto nel carcere di Bollate per la lettura dei ‘Fratelli Karamazov’.

Delitto e Castigo

Materiali per I fratelli Karamazov

Abbiamo trovato 63 studenti/esse (di giurisprudenza, psicologia ed altre facoltà) per dare forma – dentro le mura del carcere di Bollate – ad una singolare ricerca sul delitto e le sue molteplici conseguenze, dialogando insieme a chi ne ha già commessi parecchi e chi ne ha subiti alcuni.

Dopo la nostra lettera di invito, sono giunte ben 81 candidature anche grazie ad un articolo di Luigi Ferrarella pubblicato sul Corriere della Sera.

Siamo, allo stesso tempo, ugualmente soddisfatti per avere ricevuto il dono di alcune copie de I fratelli Karamazov necessarie al progetto e destinate alle persone detenute.

Giovedì 1 febbraio abbiamo iniziato …. ecco i materiali per seguire la nostra ricerca anche fuori dal carcere:

I ritratti dei quattro fratelli Karamazov sono stati realizzati, appositamente per questa nostra ricerca, da Luca Lischetti.

Grazie anche ad Andrea Spinelli, illustratore giudiziario in Tribunale e visual soul painter per i nostri progetti in carcere, per aver accettato di aiutarci nella realizzazione della serata di restituzione pubblica del 9 marzo.

Qui la intervista a RAI Radio2 Caterpillar (puntata del 25.2.2024 – grazie a Sara Zambotti, Massimo Cirri e a tutta la redazione):

Chi sono io? Esercizio di Martina Intano

 

Let it be, Karamazov! (by cescofrancobolli)

La serata di restituzione pubblica del 9 marzo 2024, al teatro del carcere di Bollate, è stata interamente ripresa da Radio Radicale ed è visibile qui

A coronamento del progetto di ricerca, RAI Radio2 Caterpillar vi ha dedicato l’intera puntata del 19 marzo 2024 con una diretta nazionale “un po’ dentro, un po’ fuori” visibile, anche in visual radio, qui

I Conflitti della famiglia Karamazov

 

Aula Dostoevskij. Delitto e castigo al carcere di Opera

Durante i cinque mercoledì di Novembre 2022 abbiamo dato forma – dentro le mura del carcere di Opera – ad una singolare ricerca sul delitto e le sue molteplici conseguenze, invitando 43 studenti di giurisprudenza a dialogare insieme a chi ne ha già commessi parecchi e a chi ne ha subiti alcuni. Traendo beneficio anche dalle autorevoli sollecitazioni di Fausto Malcovati, docente di lingua e letteratura russa.

Magistrati e studenti universitari, familiari delle vittime della criminalità organizzata e detenuti di media e ad alta sicurezza appartenenti al Gruppo della Trasgressione: ad un anno di distanza, i protagonisti di questa significativa ri-lettura collettiva del romanzo di Dostoevskij sentono la necessità di rendere pubblici i risultati e le risposte che, a seguito della ricerca, pensano di avere ottenuto.

Con la partecipazione straordinaria di Paolo Noriscrittore.

Introducono i lavori:

Angelo Aparo – psicoterapeuta, fondatore del Gruppo della Trasgressione
Francesco Cajani – pubblico ministero, comitato scientifico de “Lo Strappo. Quattro chiacchiere sul crimine

Silvio Di Gregorio – direttore casa di reclusione di Opera

Alcuni materiali della ricerca sono disponibili qui .

Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili.

CONTRIBUTI VIDEO

o il servizio di Elena Scarrone per il TGR Lombardia:

o la registrazione integrale dell’incontro a cura di RadioRadicale:

I conflitti della famiglia Karamazov al carcere di Bollate

“Cerchiamo 30 giovani studenti/studentesse di giurisprudenza e di psicologia per dare forma – dentro le mura del carcere di Bollate – ad una singolare ricerca sul delitto e le sue molteplici conseguenze, dialogando insieme a chi ne ha già commessi parecchi e chi ne ha subiti alcuni”.

Qui la lettera di invito.

Le candidature dovranno pervenire a info@lostrappo.net (oggetto: candidatura fratelli Karamazoventro e non oltre il 14 Gennaio 2024.

Gli incontri si svolgeranno all’interno del carcere di Bollate (ore 14.30-17.30) nei seguenti giorni:

giovedì 1, 8, 22 Febbraio 2024 / venerdì 1 e giovedì 7 Marzo 2024.

Maggiori informazioni anche sulla pagina Instagram de “Lo Strappo. Quattro chiacchiere sul crimine”.

PS: in ogni caso c’è anche un altro gesto utile per aiutarci in questa ricerca, considerato che tutti i protagonisti di questa rilettura collettiva parteciperanno a titolo gratuito: regalando una copia de “I fratelli Karamazov” alle persone detenute nel carcere di Bollate.

[anche con una dedica e/o un augurio di buona lettura, se ritieni. . Se non sai quale edizione scegliere ci permettiamo di consigliarti Einaudi, con la traduzione di Claudia Zonghetti. Indirizzo della spedizione/consegna a mani: Direzione Casa di reclusione di Bollate, via Belgioioso, 120, 20157 Milano. Ci faremo personalmente garanti della consegna dei libri alle persone detenute interessate]

PS2: abbiamo già in agenda una restituzione pubblica dei risultati della nostra ricerca sabato 9 marzo 2024, ore 20.00 – carcere di Bollate

I Conflitti della famiglia Karamazov

Carlo Goldoni e la rivoluzione teatrale

di Beatrice Ajani
Carlo Goldoni e la rivoluzione teatrale

Piccole e grandi rivoluzioni nella storia dell’umanità

La rivoluzione digitale nel cinema

di Vincenzo Zaccà
La rivoluzione digitale nel cinema

Piccole e grandi rivoluzioni nella storia dell’umanità

La nascita del cinema

di Jacopo Fusetti
La nascita del cinema

Piccole e grandi rivoluzioni nella storia dell’umanità