Secondo il mio parere, i punti che potrebbero scatenare l’incendio che porta al suicidio possono essere tanti: la delusione di pensare di essere un fallito, per non essere capace di affrontare il problema. Prendere consapevolezza di aver deluso la famiglia, gli affetti, facendoli soffrire per i problemi che hai causato, se non c’è qualcosa o qualcuno che ti aiuta a sopportare questa consapevolezza, porta ad affondare sempre più nella depressione.
Altro punto può essere la delusione sentimentale, può capitare che una donna, dopo tanti anni, dica basta alla sua sofferenza ed alla sua solitudine, decidendo di troncare il rapporto, alleggerendo il peso da portare a causa dei nostri errori. Questo accende in noi la fiamma della solitudine, consumandoci dentro, fino al punto che il cuore, seccato da questa sofferenza, ordina al corpo di farla finita, per spegnere per sempre il dolore.
Premetto che queste osservazioni non sono mie, della mia esperienza personale, ma sono quello che ho visto, ascoltato e sentito in questi anni di detenzione.
Il suicidio non è mai stato nei miei pensieri. Pensando al suicidio andrei contro il mio credo, non sono io che devo decidere quando vivere o morire; non rispetterei mia madre che con dolore mi ha portato in grembo per nove mesi con la sofferenza del parto e col sacrificio poi di nutrirmi e di farmi crescere sano.
Pensando al suicidio, non rispetterei le mie figlie e le farei soffrire ancora di più.
Un solo consiglio: chi ha pensieri di suicidio deve prendere coraggio e farsi aiutare senza alcuna vergogna.
Salvatore Luci