Adriano Avanzini
La creatività è pensabile come la capacità di trovare combinazioni e relazioni nuove tra le cose, in opposizione o nel tentativo di svincolarsi da collegamenti e abbinamenti già consolidati e/o dettati puramente dalla logica razionale… ed è in questo senso che spesso può risultare trasgressiva. Arrivati a questo punto, però, è dovere precisare che la trasgressione di per sé non è necessariamente creativa. Rompere le regole tanto per romperle, o tanto per sfidare una qualche forma di autorità, non porta a nessun tipo di risultato proficuo, tantomeno creativo. Piuttosto si può affermare che gli ostacoli e i limiti possono essere utilizzati come carburante per la realizzazione dell’atto creativo
Alberto Figliolia
La creatività è, probabilmente, la capacità, attraverso un briciolo di talento e tenacia, di riuscire a rielaborare i vari input che arrivano alla nostra mente e al nostro cuore. Quindi la capacità di rielaborare le esperienze producendone di nuove. Tutto in una logica di ausilio al resto del consesso umano col quale ti relazioni.
L’ispirazione non basta, il processo creativo è molto lungo, magari dura tutta la vita. Facendo un paragone col mondo dello sport, non credo che basti il talento, il talento va allenato con umiltà… c’è il labor limae, non finisci mai.
Con la poesia metti a nudo anche la tua fragilità ed è importante che si manifesti questa fragilità in un mondo che vorrebbe il superuomo super-produttivo e efficiente.
Sì, io credo che la creatività abbia e debba avere una funzione sociale. Non esisterebbe letteratura, se non fosse così. Io credo, soprattutto nel caso della poesia, che l’autore non debba mai essere svincolato dalla lettura del mondo. Deve intervenire nel mondo, tant’è vero che i poeti sono spesso temutissimi dal potere e sovente esiliati o condannati a morte.
Non è detto che tutti debbano per forza scrivere un romanzo o delle poesie. Anche un professore che ama la poesia e ne parla ai suoi allievi, pur non scrivendo poesie, sta comunque facendo qualcosa di creativo.
Anche per i condannati la scrittura, con quel continuo scavo dentro di sé, consente di rimettersi in carreggiata, di instaurare un corretto percorso esistenziale, e di fare i conti con se stessi.
In questi anni in cui ho lavorato nelle carceri ho potuto notare che grazie alla scrittura è come se germinasse un nuovo individuo, che nasce da quello vecchio, ma dal meglio di quello vecchio.
Alessandro Giungi
Quello che si riesce a risolvere con creatività porta soddisfazione a sé stessi e permette di aprire nuove prospettive anche per altre persone… la creatività può nascere anche dal lavoro di squadra, come ad esempio nella politica: non è solo una qualità del singolo.
Carla Chiappini
Per me la creatività è un atto generativo; è mettere al mondo qualcosa che prima non c’era, anche solo un pensiero, un’intuizione, un progetto. È inventare, generare qualcosa di nuovo.
Secondo me, attraverso la creatività viene rappresentato il meglio di noi stessi. Un gesto creativo può essere anche un gesto d’aiuto, non concepisco la creatività come atto riservato agli artisti.
L’espressione creativa potrebbe far provare alla persona detenuta un tipo di soddisfazione alternativa rispetto a ciò che provava prima dell’arresto. Penso che un progetto di rieducazione che non preveda la soddisfazione, il desiderio e la fantasia sia un progetto con forti rischi di ricaduta.
Claudio Brachino
Forse possiamo fare una definizione al negativo: quando la creatività non c’è, si vede… la creatività, per me rappresenta l’essenza dell’uomo, è ciò che lo distingue dalle altre specie.
La produzione creativa è come il sesso, uno dei grandi piaceri ineliminabili della vita. Io metto la creatività e la produzione di opere allo stesso livello del piacere sessuale che è fondamentale per l’essere umano.
Il riconoscimento degli altri per l’atto creativo è fondamentale: l’altro esiste fin dall’inizio nell’immaginario, quando si pensa a qualcosa. Sicuramente non si pensa in funzione della vendita, però ogni atto di comunicazione ha sempre un messaggio e un destinatario, quindi un altro immaginario che poi diventa un altro reale… anche se non sempre questo avviene nell’immediato.
La creatività non vive senza il sociale, proprio perché è un atto di comunicazione e non un atto fine a se stesso. C’è sempre un altro, che può essere fisico, immaginario, individuale, o di gruppo, ma la creatività vive sempre nel sociale.
Anche rispetto al recupero del condannato trovo fondamentale l’uso della creatività. Spesso scrivo di giustizia e trovo che questa fallisca soprattutto nel processo di restituzione dell’individuo alla società, ma soprattutto a se stesso rispetto al male compiuto. Anni e anni di pena spesso non corrispondono a nessun tipo di lavoro sulla persona. L’individuo non raggiunge una formazione adeguata ad essere riammesso nella società, non solo perché non gli viene insegnato un lavoro, ma anche perché durante la sua detenzione egli non viene guidato verso un uso formativo del tempo della pena.
Fabrizo Jelmini
Cambiare l’ordine delle cose mi dà la possibilità di uscire dalla mia classica comfort zone e di attivare un percorso di crescita.
Francesco Scopelliti
La creatività permette l’evoluzione e la crescita… la creatività rivolta all’esterno, inoltre, permette il passaggio dalla caverna all’attuale casa riscaldata.
Un esempio di intervento creativo è quello della lavatrice a cui ero molto affezionato e che sono stato costretto a buttare. Per anni ero riuscito a farla resuscitare costruendo diversi motori quasi con un accanimento terapeutico perché mi dispiaceva l’idea di buttarla.
Ora la mia creatività è una dimensione più personale e privata, ma rimane comunque una forma di comunicazione che solitamente necessita dello sguardo dell’altro… al momento sono io stesso il principale fruitore del prodotto creativo, però lo sono anche le persone con cui ho un legame affettivo e con le quali ho bisogno di ribadire la mia identità.
Anche un detenuto può essere supportato dal pensiero creativo, essendo in uno spazio di deprivazione e interruzione di molte attività e affetti. Accompagnare la persona a sviluppare percorsi creativi è qualcosa di clinicamente valido, è una forma di esercizio che fornisce le basi per una ripartenza. Allo stesso tempo, si deve stare attenti a farlo stare con i piedi per terra, perché la fiducia nelle proprie risorse creative potrebbe diventare eccessiva e condurre alla megalomania, causando delusioni e cadute all’indietro.
Giovanna Di Rosa
La creatività è una forma di consapevolezza anche propria perché si dà nuova forma a quello che si vede e quindi ci si appropria di ciò che si vede o si pensa e lo si rende valore interiore. In conclusione, credo sia un modo di esprimere la propria libertà interiore.
Ci sono sicuramente persone che sono più propense, per propria natura, a mettersi in discussione e, facendo ciò, riescono a valutare le cose e a pensare in modo più ricco, originale e creativo rispetto a alla prima risposta.
Credo che la creatività favorisca una migliore comprensione di se stessi e aiuti ad aprirsi verso gli altri, a stabilire relazioni migliori, più prolifiche, più sincere e più genuine.
La creatività è una potenzialità di qualsiasi cervello umano e, se si spinge un individuo alla riflessione e alla messa in discussione dei suoi limiti, allora chiunque può essere portato alla manifestazione di questa potente qualità umana.
Non credo che esista il male predeterminato e penso che l’uomo sia buono per natura. È compito delle istituzioni cercare di risvegliare l’umanità di chi ha sbagliato attraverso la creatività.
Non avrebbe senso far trascorrere ai detenuti interi anni di reclusione senza impegnare positivamente il loro tempo. E allora cosa potrebbe essere utile per il condannato? Lo studio e la formazione, realizzate attraverso la creatività, costituiscono una forma di riparazione, la quale può aiutare a reinventare azioni utili per se stessi e di conseguenza per la collettività.
Giuseppe Raniolo
Attraverso la creatività riusciamo a moltiplicare i punti di vista, tant’è che essa viene anche definita come una forma di devianza o di delirio. La creatività è infatti un “uscire fuori dal seminato”, è muoversi verso qualcosa che non prevedevamo; questo significa anche avere la capacità di accettare la novità, il cambiamento. “Deviare” è anche allontanarsi dal solco tracciato nei millenni ed inventare nuovi modi di stare al mondo.
L’ingrediente fondamentale è mantenere aperta la capacità di stupirsi e la curiosità, ovvero avere la possibilità di pensare che quello che stiamo vivendo è qualcosa che possiamo mettere perennemente in discussione, quindi direi che un ingrediente fondamentale è l’apertura mentale: per accedere ad una dimensione creativa, infatti, dobbiamo mantenerci aperti, liberi e curiosi, mantenere vivo il piacere di stupirci e sopportare felicemente che le verità che possediamo non saranno le ultime.
Giusi Fasano
La creatività è come la fame: viene mangiando.
Nel processo creativo in generale gli ingredienti sono legati a ciò che tu puoi attingere dalla vita per quello che fai. Per esempio, se tu sei una persona che nella vita è sempre stata in contatto con il dolore dei bambini in ospedale, come può essere un pediatra oncologico, il processo creativo potrebbe prendere spunto dal bisogno che gli altri hanno di stare meglio.
A proposito di creatività e depressione, credo che non trovare più l’ispirazione oppure non riusicre a metterla in pratica esponga alla depressione proprio perché la persona non si percepisce più come creativa.
La creatività ha sicuramente una funzione sociale, più nello specifico rieducativa. Può essere utile per tutte quelle categorie fragili di persone che si trovano in difficoltà e che hanno bisogno di essere seguite nel loro percorso di vita. Se questi individui vengono esposti e stimolati alla creatività, sicuramente la creatività potrà restituire loro pezzi di vita perduti, pezzi di felicità dispersi o pezzi di sé.
Il fatto che la creatività sia accessibile a tutti può essere confermato anche dai risultati benefici provenienti dai laboratori creativi destinati alle persone con qualsiasi tipo di disabilità, fisica o mentale, grave o lieve che sia. Pur avendo delle evidenti difficoltà, se tali individui vengono stimolati alla creatività e vengono forniti loro gli strumenti necessari per sostituire le mancanze dovute alla condizione di disabilità, riescono anch’essi a produrre, a giocare e a vivere la loro vita in maniera creativa.
È un risultato magnifico quello che si raggiunge quando si riesce a stimolare una persona e la si spinge a dare voce alla sua vena creativa, in quanto questo processo aggiunge automaticamente ricchezza alla nostra umanità e alla nostra specificità individuale. Sicuramente la stimolazione alla creatività potrebbe avere un ruolo fondamentale e benefico anche per gli adolescenti che nascono e crescono in quartieri disagiati in cui le attività della criminalità organizzata avvengono alla luce del giorno. Non ha importanza chi sia la persona in condizioni difficili, quanti anni abbia, quale ruolo ricopra o quale educazione abbia ricevuto. La creatività può, a prescindere, aiutarla.
Silvio Di Gregorio
All’interno del ruolo che ricopro, credo che la creatività trovi ampio respiro, poiché in carcere si devono inventare ogni giorno nuove modalità per permettere a chi ha sbagliato di evolversi. Se infatti partiamo dal presupposto che ogni persona è a sé stante ed ha personalità, potenzialità e vissuti diversi dagli altri, comprendiamo che le possibilità di cambiamento che il carcere offre devono essere diverse per ogni detenuto. Di volta in volta vanno trovati i modi appropriati per toccare le corde giuste del detenuto e per permettergli di trovare la volontà di riscatto personale e la voglia di produrre pensieri e comportamenti che siano in linea con il vivere civile.
L’artista non deve solamente realizzare un prodotto accettabile e comprensibile, ma ha anche la responsabilità di dare vita a qualcosa che sia in grado di colpire nel profondo lo spettatore.
La creatività è destinata a toccare ogni singola persona in modo diverso, un po’ come un trattamento: l’artista ci mette il suo ma anche chi si accosta all’opera d’arte deve metterci la volontà di lasciarsi stupire e coinvolgere.
Attraverso la creatività l’uomo si scopre continuamente e ha la possibilità di interrogarsi su se stesso.
Stefano Zuffi
La creatività è l’essenza dell’essere umano. Io ritengo che la specie umana si sia qualificata e staccata dalle altre specie animali nel momento in cui ha cominciato a produrre delle opere d’arte… le opere d’arte sono degli oggetti sostanzialmente inutili, cioè degli oggetti che non hanno una immediata praticità. Non servono per catturare un altro animale, non servono per migliorare concretamente l’esistenza in fondo ad una caverna, non ti rendono più forte del tuo rivale con cui devi contenderti il territorio, non fanno crescere i frutti sugli alberi o l’acqua in un ruscello. Tuttavia, l’arte è qualcosa che ha fatto crescere l’essere umano.
Penso a quando 20 000 anni fa un nostro antenato, con la mano sporca, si è appoggiato su una parete di roccia di una caverna lasciando la sua impronta. Egli ha guardato l’impronta, ha intinto la mano nel fango e l’ha rimessa sulla parete della caverna. Perché l’ha fatto? Era una forma di sortilegio? Di rito propiziatorio? Secondo me questa è stata l’origine dell’atto creativo.
Penso che il talento sia un dono naturale, c’è qualcuno che è più bravo degli altri in determinati campi… e non tutti hanno la stessa dose di talento. Tuttavia, la creatività può essere allenata e fatta crescere; non esistono grandi artisti che siano semplicemente spontanei: anche gli artisti più precoci hanno avuto la pazienza e il metodo di far crescere la loro creatività.