Dmitrij – week 1

Dmitrij Fëdorovič, un giovanotto di ventotto anni, di media statura e dal viso gradevole, sembrava tuttavia molto più vecchio della sua età. Era muscoloso e si poteva intuire che fosse dotato di una notevole forza fisica, eppure il suo viso aveva un’espressione poco sana. Era piuttosto magro, le guance erano incavate e nel loro colorito c’era una sfumatura giallastra. I suoi occhi scuri, abbastanza grandi e sporgenti, avevano uno sguardo di ferma determinazione, eppure in essi c’era qualcosa di vago. Persino quando era agitato e parlava con irritazione, il suo sguardo sembrava non ubbidire al suo stato d’animo, ma tradiva un qualcos’altro, talvolta persino in contrasto con la situazione. “È difficile capire a che cosa stia pensando”, dicevano a volte quelli che parlavano con lui. Altri, che avevano colto nei suoi occhi un’espressione pensierosa e tetra, erano poi colpiti dalla sua inattesa risata, che testimoniava i pensieri allegri e giocondi che occupavano la sua mente proprio nel momento in cui aveva un’aria così cupa. Del resto, l’aria poco sana del suo viso in quel periodo era abbastanza comprensibile: tutti sapevano o avevano sentito parlare dello stile di vita inquieto e “dissipato” al quale egli si era abbandonato negli ultimi tempi nella nostra cittadina, come del resto era noto il livello di ira furibonda che raggiungeva nelle dispute con il padre sul denaro conteso.

✏️ Fëdor Dostoevskij, gennaio 1879 - novembre 1880

🎨 Luca Lischetti, gennaio 2024


["Ognuno di noi ha un credito verso un altro. Come intendiamo riscattarlo?" I conflitti della famiglia Karamazov al carcere di Bollate - week 1]

I Conflitti della famiglia Karamazov

 

Il Credito e la Speranza di Dmitrij

Una parola, tanti significati, un <credito> che può essere variamente interpretato, a cui si può dare risposte diverse e da cui possono derivare conseguenze altamente diseguali. Fondamentale dinanzi ad un bivio è riuscire a percorrere il sentiero della bontà e della giustizia, quello del bene, come ha fatto Marisa.

Essenziale nel percorso è trovare un sano e credibile punto di riferimento che possa dare una svolta positiva alla propria vita e ritengo che, per rispondere alla domanda, questo sia l’obiettivo della mia ricerca: poter essere Speranza per chi quel credito ha pensato di riscuoterlo violando le regole di una sana convivenza, poter far loro capire che c’è chi li guarda con occhi diversi, che prova del bene, che è pronto a tender loro la mano per una sana rinascita e una corretta espiazione della pena, affinché sia la più consapevole ed educativa possibile. Cosa meglio di un dialogo che nasce per volere e non per dovere?

Nella vita non è mai troppo tardi per riscoprirsi, per scriversi una lettera di incoraggiamento come ha fatto Stefano, non è mai troppo tardi per scegliere il bene e l’onestà; nella vita non è mai troppo tardi per chiedere aiuto e allora io vorrò essere in questi incontri, e perché no, anche dopo, quel qualcuno che questo aiuto è felice di darlo, con un sorriso, con una parola, con la presenza, con un libro. 

Mi piace pensare che, nell’incontro di ieri, chi era lì detenuto ci abbia visti come ragazzi aperti, accoglienti e non escludenti, intenzionati a dare coraggio a chi sta riflettendo sui propri errori per non commetterne più.. credo che tutto questo sia Speranza!

Martina Bianchi

I Conflitti della famiglia Karamazov

L’aula Dostoevskij

L’Aula Dostoevskij dove si incontrano detenuti, vittime e magistrati

Il racconto del cammino di ergastolani, pm e di chi ha perso un affetto
leggendo ‘Delitto e Castigo’ nel carcere di Opera

Manuela D’Alessandro, 30 gennaio 2024

@Andrea Spinelli –  Il pm Alberto Nobili raffigurato insieme ai partecipanti alla lettura

CARCERIGIUSTIZIA RIPARATIVA

AGI – C’è Domenico, da trentuno anni è qui, non è mai uscito da qui perché è un ergastolano ostativo. Juri Aparo, lo psicologo che lo ha chiamato sul palco del teatro del carcere di Opera assieme a una decina di reclusi del ‘Gruppo Trasgressione’, gli da’ la parola: “Comincia tu che sei il più vecchio, non si sa se poi magari muori”. Domenico ride. Ha una stampella e le pieghe sul viso di chi non viene toccato dalla luce da tre decenni. E si mette a raccontare per filo e per segno con la vividezza di un ragazzo innamorato ‘Delitto e Castigo’ di Fëdor Dostoevskij, la storia di uno studente tormentato dalla miseria che uccide una vecchia usuraia e sua sorella. E vicino a Domenico e a quelli del gruppo siedono gli studenti di legge e psicologia dell’età di Raskol’nikov, i familiari di persone che hanno perso un affetto a causa di un reato e l’ospite Paolo Nori, lo scrittore che attorno alla letteratura russa ricama romanzi, traduzioni e altre fantasmagorie. “Hai raccontato benissimo” dice Nori a Domenico.

Poi c’è il pubblico ministero Francesco Cajani che ha partecipato agli incontri in quella che è diventata l’’Aula Dostoevskij’ del carcere di massima sicurezza dove ogni settimana, per un mese, si sono trovati al mercoledì mattina quelli che sono qui a spiegare come sia possibile che pagine scritte nel 1866 possano, prendendo a prestito un titolo di Nori, sanguinare ancora e, dopo essere colate lungo l’anima, trasformarsi in sorgente o restare anche sangue perché qui non c’è niente di semplice. Facile a prima vista per un condannato immedesimarsi nel protagonista che però ha tali e tanti anfratti da suggerire prudenza nel confronto.


@Tommaso Belletti – L’Aula intitolata al romanziere russo

Eletti o pidocchi?” domanda Aparo, da decenni impegnato con passione e provocazioni a far camminare insieme colpevoli, vittime e resto del mondo, ciascuno alla ricerca del suo pezzo di pace. Francesco ha un pensiero che poi in modi diversi esprimeranno in tanti: “Il protagonista si considera un ‘eletto’ perché motiva il duplice omicidio col fatto che l’usuraia rappresentava un danno alla società. Dopo delira, vive l’angoscia e la solitudine. Anche io come Raskol’nikov mi sono sentito un eletto, invece ora so che sono sempre stato un pidocchio, proprio come lui considerava l’usuraia: un essere dannoso e inutile. Leggendo, ho sentito le emozioni e i conflitti che viveva, fino alla confessione e all’accettazione della condanna grazie alla donna che ama, Sonja ”. Marisa Fiorani, madre di Marcella, uccisa dalla Sacra Corona Unita: “A 82 anni ho scoperto la figura di Sonja con la quale penso di avere qualcosa in comune. Quando hanno ammazzato mia figlia, ho combattuto da subito con me stessa per non farmi rinchiudere nel dolore. Ho allungato le braccia, non sono mai stata sola ma in compagnia di questo progetto che era dentro di me. Nel 2016 ho chiesto di entrare in carcere e ho trovato il dolore che c’era dall’altra parte e braccia spalancate come le mie. Sonja non faceva prediche, non voleva convincere Raskol’nikov a tutti in costi ma in silenzio e a braccia aperte l’ha portato a scontare quello che aveva fatto”.

Nori lo sa se è eletto o pidocchio o meglio, nella sua traduzione, Napoleone o insetto: “Quando a 15 anni ho letto ‘Delitto e Castigo’ mi sono sentito Raskol’nikov e da allora non ho mai pensato di essere un eletto. I romanzi di Dostoevskij, quelli che leggiamo ora, sono figli della sua esperienza in carcere per dieci anni. Quelli di prima non li leggiamo”.

@Andrea Spinelli

Alessandro, che da aspirante magistrato sta assaggiando la giustizia negli uffici della Sorveglianza, da dove passano tutti i detenuti, è grato al protagonista: “Mi ha dato la possibilità di percepire l’essere umano dietro il condannato, il suo senso di marginalità. Il carcere viene visto come un punto di fine ma è un inizio. Ora so con certezza che quando avrò davanti un fascicolo penserò che non è solo un nome ma prima di tutto un essere umano”. Alberto Nobili, magistrato che ha da poco tolto la toga dopo aver diretto alcune delle indagini più importanti della storia italiana, lascia una traccia ad Alessandro e per una volta tocca a lui una confessione offerta ai trecento seduti in platea: “Dopo 43 anni da pubblico ministero nell’’Aula Dostoevskij’ mi sono trovato a fianco di persone che avevo fatto condannare e ne è venuta fuori una magnifica armonia in cui ciascuno era uno strumento musicale che portava la sua interpretazione. Solo partecipando a questi incontri mi sono reso conto che una parte importante del mio essere magistrato era stata omessa. Credo che la mia esperienza vada estesa a tutti i magistrati”.

L’Aula si trasferirà presto nel carcere di Bollate per la lettura dei ‘Fratelli Karamazov’.

Delitto e Castigo

Materiali per I fratelli Karamazov

Abbiamo trovato 63 studenti/esse (di giurisprudenza, psicologia ed altre facoltà) per dare forma – dentro le mura del carcere di Bollate – ad una singolare ricerca sul delitto e le sue molteplici conseguenze, dialogando insieme a chi ne ha già commessi parecchi e chi ne ha subiti alcuni.

Dopo la nostra lettera di invito, sono giunte ben 81 candidature anche grazie ad un articolo di Luigi Ferrarella pubblicato sul Corriere della Sera.

Siamo, allo stesso tempo, ugualmente soddisfatti per avere ricevuto il dono di alcune copie de I fratelli Karamazov necessarie al progetto e destinate alle persone detenute.

Giovedì 1 febbraio abbiamo iniziato …. ecco i materiali per seguire la nostra ricerca anche fuori dal carcere:

I ritratti dei quattro fratelli Karamazov sono stati realizzati, appositamente per questa nostra ricerca, da Luca Lischetti.

Grazie anche ad Andrea Spinelli, illustratore giudiziario in Tribunale e visual soul painter per i nostri progetti in carcere, per aver accettato di aiutarci nella realizzazione della serata di restituzione pubblica del 9 marzo.

Qui la intervista a RAI Radio2 Caterpillar (puntata del 25.2.2024 – grazie a Sara Zambotti, Massimo Cirri e a tutta la redazione):

Chi sono io? Esercizio di Martina Intano

 

Let it be, Karamazov! (by cescofrancobolli)

La serata di restituzione pubblica del 9 marzo 2024, al teatro del carcere di Bollate, è stata interamente ripresa da Radio Radicale ed è visibile qui

A coronamento del progetto di ricerca, RAI Radio2 Caterpillar vi ha dedicato l’intera puntata del 19 marzo 2024 con una diretta nazionale “un po’ dentro, un po’ fuori” visibile, anche in visual radio, qui

I Conflitti della famiglia Karamazov

 

Aula Dostoevskij. Delitto e castigo al carcere di Opera

Durante i cinque mercoledì di Novembre 2022 abbiamo dato forma – dentro le mura del carcere di Opera – ad una singolare ricerca sul delitto e le sue molteplici conseguenze, invitando 43 studenti di giurisprudenza a dialogare insieme a chi ne ha già commessi parecchi e a chi ne ha subiti alcuni. Traendo beneficio anche dalle autorevoli sollecitazioni di Fausto Malcovati, docente di lingua e letteratura russa.

Magistrati e studenti universitari, familiari delle vittime della criminalità organizzata e detenuti di media e ad alta sicurezza appartenenti al Gruppo della Trasgressione: ad un anno di distanza, i protagonisti di questa significativa ri-lettura collettiva del romanzo di Dostoevskij sentono la necessità di rendere pubblici i risultati e le risposte che, a seguito della ricerca, pensano di avere ottenuto.

Con la partecipazione straordinaria di Paolo Noriscrittore.

Introducono i lavori:

Angelo Aparo – psicoterapeuta, fondatore del Gruppo della Trasgressione
Francesco Cajani – pubblico ministero, comitato scientifico de “Lo Strappo. Quattro chiacchiere sul crimine

Silvio Di Gregorio – direttore casa di reclusione di Opera

Alcuni materiali della ricerca sono disponibili qui .

Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili.

CONTRIBUTI VIDEO

o il servizio di Elena Scarrone per il TGR Lombardia:

o la registrazione integrale dell’incontro a cura di RadioRadicale:

I conflitti della famiglia Karamazov al carcere di Bollate

“Cerchiamo 30 giovani studenti/studentesse di giurisprudenza e di psicologia per dare forma – dentro le mura del carcere di Bollate – ad una singolare ricerca sul delitto e le sue molteplici conseguenze, dialogando insieme a chi ne ha già commessi parecchi e chi ne ha subiti alcuni”.

Qui la lettera di invito.

Le candidature dovranno pervenire a info@lostrappo.net (oggetto: candidatura fratelli Karamazoventro e non oltre il 14 Gennaio 2024.

Gli incontri si svolgeranno all’interno del carcere di Bollate (ore 14.30-17.30) nei seguenti giorni:

giovedì 1, 8, 22 Febbraio 2024 / venerdì 1 e giovedì 7 Marzo 2024.

Maggiori informazioni anche sulla pagina Instagram de “Lo Strappo. Quattro chiacchiere sul crimine”.

PS: in ogni caso c’è anche un altro gesto utile per aiutarci in questa ricerca, considerato che tutti i protagonisti di questa rilettura collettiva parteciperanno a titolo gratuito: regalando una copia de “I fratelli Karamazov” alle persone detenute nel carcere di Bollate.

[anche con una dedica e/o un augurio di buona lettura, se ritieni. . Se non sai quale edizione scegliere ci permettiamo di consigliarti Einaudi, con la traduzione di Claudia Zonghetti. Indirizzo della spedizione/consegna a mani: Direzione Casa di reclusione di Bollate, via Belgioioso, 120, 20157 Milano. Ci faremo personalmente garanti della consegna dei libri alle persone detenute interessate]

PS2: abbiamo già in agenda una restituzione pubblica dei risultati della nostra ricerca sabato 9 marzo 2024, ore 20.00 – carcere di Bollate

I Conflitti della famiglia Karamazov

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