La radice

La radice, di
Gabriele Tricomi

Confinato nel sottosuolo sono
Invisibile. Al di sopra, fuoco e
Fiamme divorano le mie creature.

Il terreno si riscalda, sento
Cadere alberi e foglie bruciare
Sono solo una radice e non so dove
altro andare.

Di colpo qualcuno compare, ma
Non sono certo di potermi fidare.
Le talpe! Mi rodono! Decido di
Scappare.

Il primo pezzo di me va in
Superficie, si guarda intorno, ma
Tutto gli appare nero e bruciato.
Che brutto deserto lassù si è
Formato.

Torno indietro e mi lascio rosicchiare?
O rimango qui e continuo a lottare?

Ho deciso! Sono una radice e
Continuerò a germogliare.

Coming out

Gruppo Trsg Esterno – 18/10/16

Verbale 18/10/16
Roberta Rizza

Gli argomenti discussi durante la riunione del Gruppo della Trasgressione, tenutasi all’ASL di Milano in Corso Italia 52, hanno toccato tematiche differenti e trasversali.

Il primo argomento, più di carattere formativo-educativo, è partito quando il dottor Aparo chiese a una tirocinante quanto facesse 12×12. La domanda, che ha incuriosito un po’ tutti i presenti, ha dato luogo a una riflessione molto interessante. L’interrogativo posto, apparentemente fuori luogo, e soprattutto la reazione della tirocinante, che decise di non rispondere, furono emblematici per il discorso che ebbe vita successivamente.

Con quell’aneddoto il dottor Aparo voleva dimostrare come spesso si tende a fuggire davanti alle difficoltà, sottraendosi alla possibilità di cercare in maniera creativa una soluzione al problema. Inoltre, ciò che con quella domanda cercò di dimostrare fu che non solo i detenuti ricorrono a escamotage e vie di fughe per non dover affrontare il problema, ma che può accadere a qualsiasi essere umano di preferire l’astensione piuttosto che fronteggiare una situazione critica.

Successivamente il dottor Aparo ha raccontato che la mattina precedente alla riunione, aveva avuto un colloquio con un detenuto e che questo si era concluso a causa della medesima domanda, che aveva posto il ragazzo in un atteggiamento difensivo, scegliendo di andare via piuttosto che cercare di risolvere il problema matematico. Il detenuto in questione aveva espresso, durante il colloquio, il desiderio di poter costruire, una volta uscito dal carcere, una nuova vita lontana dall’illegalità e che il suo obiettivo ultimo fosse quello di lavorare onestamente e guadagnare cinque mila euro al mese.

L’osservazione del dottor Aparo spalancò le porte a un’ulteriore riflessione: il voler perseguire a tutti i costi un obiettivo meramente materialistico, distrae e allontana l’uomo dal vero senso della vita e della realtà. Ricercare costantemente e incessantemente attività che portino a un guadagno di denaro, acceca il singolo e lo rende incapace di godere delle bellezze naturali della vita che esulano da ciò che può essere acquistato, come la contemplazione di un campo di margherite, di un tramonto al mare, della profondità degli occhi di un bambino.

Inoltre, il dottor Aparo sottolineò la pericolosità di questo atteggiamento e di come questo si elevi all’ennesima potenza quando ad avere questo “sogno” è un detenuto, condannato per detenzione e spaccio di droga, ovvero un reato che ha di per sé a che fare con il guadagno dei cosiddetti “soldi facili” e che, paradossalmente, davanti al problema matematico risponde fuggendo.

La rieducazione personale e sociale dei detenuti, che si fonda sul concetto di “riscatto”, può aver luogo se a ciascuno è offerta la possibilità di interiorizzare un modello di autorità vicario, credibile rispetto a quello avuto in passato, che preveda a sua volta un cambiamento di prospettiva che vada da “il fine giustifica i mezzi” a “non sempre il fine può giustificare i mezzi”. In un percorso riabilitativo alla legalità proporsi come fine il guadagnare tanto e subito, condurrebbe il detenuto a ricadere in un pattern comportamentale che ha già messo in atto in passato, l’unico che conosce e che lo ha già condotto a trasgredire dalle regole della società in cui vive.

Dunque il messaggio che il dottor Aparo ha cercato di veicolare durante la riunione, fu quello di vivere godendo delle meraviglie offerte dal mondo che ci circonda, anche di quelle più piccole. Imparare a vivere non coincide con l’essere ricchi economicamente; rincorrere il denaro è un pericolosissimo fine che, alle volte, conduce il singolo a ricorrere a mezzi scorretti e sleali. Il messaggio aveva il fine di invitare ciascuno a mettere in discussione i propri obiettivi: uscire dal carcere con il “sogno” di diventare ricco lealmente, oltre che improbabile e difficile, è anche molto pericoloso, in quanto quasi mai si realizza ed è possibile cedere nuovamente a quel vortice di cui, nelle riunioni precedenti, è stato più volte citato dai detenuti stessi, costruendo una sorta di anticamera all’illegalità.

Successivamente è stato affrontato un altro argomento più di carattere organizzativo, che ha visto la partecipazione attiva di tutti i detenuti e non. Giorno 29 Ottobre, il gruppo parteciperà a un evento al parco di Rho in occasione del suo compleanno. L’obiettivo della partecipazione all’evento ha l’obiettivo di far conoscere ai cittadini l’operato della Cooperativa Trasgressione.net e, contemporaneamente, pubblicizzare il lavoro dei detenuti. Durante la riunione è emersa la forte complicità di tutti i partecipanti nei confronti della Cooperativa ma, soprattutto, la forte volontà di ciascun detenuto a essere promotore di se stesso e parte attiva al progetto. Come in un brain storming, inizialmente si è discusso della parte maggiormente creativa, proponendo ciascuno la propria idea rispetto alle attività pratiche da presentare all’evento; successivamente ci si è focalizzati sulla parte organizzativa, dunque sul come mettere in pratica queste idee, quali strumenti utilizzare per renderle quanto più realizzabili e particolari, così da poter catturare l’attenzione dei vari visitatori. L’attività pare aver coinvolto ed eccitato la maggior parte dei presenti, ma il tempo era insufficiente per organizzare il tutto di cui si discuterà alla prossima riunione.

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Ricordi di schiena

Ivan Puppo

Frugo nella memoria con la cecità progressiva degli anni, estraggo un ricordo: mia madre ferma, dritta nella schiena, sguardo di madre lupa che m’avvolge e ammonisce il mondo. Allora inghiotto a secco, ho un tuffo al cuore.

L’infanzia poteva durare per sempre. Per un bambino che gioca, spazio e tempo non hanno confini. Da bambini il tempo ci corre addosso, più tardi siamo noi a corrergli incontro.

Il mondo ricominciava ad ogni risveglio, sembrava non scampare al sonno l’orma misera del giorno prima. A quell’età si possiede una specie di salvacondotto. Col tempo le notti non bastarono più!

Di occhi larghi e respiri mozzi è fatta la paura, di metallo è il suo sapore, di ghiaccio il suo abbraccio. Di desolazioni impronunciabili sono fatti i mutismi dei bambini.

Si cresce tacendo, mettendo una grande distanza fra sé e gli altri, si cresce bastando a se stessi. Si cresce sotto i colpi e lo spreco di un padre lontano, resistendo e non concedendo il disarmo del pianto.

Si cresce di bar fumosi e strade bagnate di scirocco, di puttane tristi come madonne dipinte, di silenzi custoditi e fitti di equivoci.

Si cresce solcando una città vecchia di vicoli e anni violenti, stretti come dita su una pistola, e di nuovo stretti di cemento e nostalgia fra uomini spazzati dal vento come foglie di cortile.

Ritorna nelle aule di tribunale il mutismo dell’infanzia come risposta al “vostro onore” di turno.

Che equivoco irrisolto è la vita: anziché rispetto ti regalano paura e tu la ridai in cambio di rispetto; predatore per correggere un destino da preda, creditore di giustizia pagato con la legge.

Qui, titolare di questa porzione miserabile di vita, testimonio il mio fallimento; qui, dove la rabbia muta in rimpianto, mi visita lo stesso ricordo di mia madre, che guarda il suo bambino muto e dice: “era solo un brutto sogno, ora è passato, dormi figlio”.

La guardo attraverso, intravedo qualcuno e mi chiedo: “è la mia questa figura di spalle che se ne va nella pioggia?”

 

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La cappella del Lazzaretto

IL RESTAURO ALLA CAPPELLA DEL LAZZARETTO

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Pomeriggio a Parco Europa

Dalle carceri e dalle Università
Un impegno verso la città

Rho, 29/10, ore 15:00-18:00 – Pomeriggio a Parco Europa

La cooperativa LA FUCINA, il Collettivo MOSTRAMI,
il GRUPPO DELLA TRASGRESSIONE
presentano il loro progetto per la città

Detenuti, studenti universitari e comuni cittadini presentano le diverse attività che partiranno dalla bancarella di Frutta & Cultura.

Le impronte delle foglie

Avevo lasciato Luca da mia mamma la prima volta dopo settimane ed ero contenta che potesse contagiarli nuovamente con la sua vitalità. Per terra ho visto quella foto, l’ho sorpassata pensando “anche le foglie lasciano le impronte!” Mi è sembrato bellissimo e sono tornata indietro a prenderla! E in quel momento la vita mi è parsa bella!

Livia Nascimben

 

Ho visto Nina volare

  • Chiavari, collocazione di "Ho visto Nina volare"