✏️ Fëdor Dostoevskij, gennaio 1879 - novembre 1880 🎨 Luca Lischetti, gennaio 2024 ["Quali sono le dinamiche che alimentano le fantasie di uccidere un padre?" I conflitti della famiglia Karamazov al carcere di Bollate - week 4]
Tag: Aula Dostoevskij
Ivan – week 3
Per quale motivo Ivan Fëdorovič era venuto da noi? Ricordo che sin da allora mi ponevo questa domanda con una certa inquietudine. Non sono riuscito a spiegarmi per molto tempo, e quasi sino all’ultimo, quella visita tanto fatale, che fu il primo passo verso conseguenze di così grande portata. In generale era strano che un giovanotto tanto istruito, e dall’aria tanto orgogliosa e avveduta, comparisse all’improvviso in una casa così indecorosa, dinanzi a un padre di quello stampo, che per tutta la vita lo aveva ignorato, non lo aveva mai incontrato né degnato di attenzione e che certo non gli avrebbe mai dato del denaro, per nessun motivo, se il figlio glielo avesse chiesto, sebbene per tutta la vita avesse temuto che anche quei figli, Ivan e Aleksej, potessero venire un giorno a chiedergli soldi. Ed ecco che quel giovanotto si stabilisce nella casa di un padre di tal fatta, vive con lui un mese e poi un altro, e i due vanno d’amore e d’accordo, come meglio non si potrebbe immaginare. […] Era la verità, il giovanotto aveva una palese influenza sul vecchio; questi aveva quasi cominciato a dargli ascolto, sebbene a volte fosse estremamente e, persino perfidamente, capriccioso; aveva persino cominciato a comportarsi in modo più decente… Solo in seguito fu chiarito che Ivan Fëdorovič era venuto in parte su richiesta, e negli interessi, di suo fratello maggiore, Dmitrij Fëdorovič, che aveva visto e conosciuto per la prima volta quasi nello stesso periodo, in occasione di quello stesso viaggio, ma con il quale tuttavia, per via di una faccenda molto importante, che riguardava soprattutto Dmitrij Fëdorovič, era entrato in corrispondenza prima del suo arrivo da Mosca.
✏️ Fëdor Dostoevskij, gennaio 1879 - novembre 1880 🎨 Luca Lischetti, gennaio 2024 ["Nel reato c'è anche l'affermazione del proprio diritto al rancore. Cosa hanno da dire al riguardo le istituzioni?" I conflitti della famiglia Karamazov al carcere di Bollate - week 3]
I Conflitti della famiglia Karamazov
Aleksej – week 2
Egli allora aveva appena vent’anni (suo fratello Ivan ne aveva ventiquattro e il maggiore, Dmitrij, ventotto). Prima di tutto dirò che questo giovane, Alëša, non era affatto fanatico e, almeno secondo la mia opinione, neppure un mistico. Esporrò subito la mia opinione per intero: egli era semplicemente un precoce filantropo, e se aveva imboccato la strada del monastero, era unicamente perché in quel tempo solo essa lo colpì e gli si presentò, per così dire, come l’ideale dell’esodo della sua anima che lottava per liberarsi dalle tenebre della malvagità umana per andare verso la luce e l’amore. E questa strada lo colpì unicamente perché su di essa incontrò una creatura straordinaria, secondo la sua opinione, il famoso starec Zosima del nostro monastero, al quale si affezionò con tutto l’ardente primo amore del suo cuore insaziabile. Del resto, non discuto che anche allora egli fosse piuttosto strano, lo era stato sin dalla culla. […] Nell’infanzia e nella prima giovinezza, egli era stato introverso e persino taciturno, ma non per diffidenza, né per timidezza o cupa misantropia, anzi era persino il contrario, ma per qualche altra ragione, per qualche inquietudine interiore, strettamente personale che non riguardava gli altri, ma così importante per lui che, a causa di essa, quasi dimenticava le altre persone. Tuttavia amava la gente: in tutta la sua vita aveva sempre avuto fiducia nelle persone e, nel contempo, nessuno mai lo aveva considerato uno sciocco o un ingenuo.
✏️ Fëdor Dostoevskij, gennaio 1879 - novembre 1880 🎨 Luca Lischetti, gennaio 2024 ["La vita ci toglie qualcosa, rendendoci orfani. Come reagiamo?" I conflitti della famiglia Karamazov al carcere di Bollate - week 2]
I Conflitti della famiglia Karamazov
Dmitrij – week 1
Dmitrij Fëdorovič, un giovanotto di ventotto anni, di media statura e dal viso gradevole, sembrava tuttavia molto più vecchio della sua età. Era muscoloso e si poteva intuire che fosse dotato di una notevole forza fisica, eppure il suo viso aveva un’espressione poco sana. Era piuttosto magro, le guance erano incavate e nel loro colorito c’era una sfumatura giallastra. I suoi occhi scuri, abbastanza grandi e sporgenti, avevano uno sguardo di ferma determinazione, eppure in essi c’era qualcosa di vago. Persino quando era agitato e parlava con irritazione, il suo sguardo sembrava non ubbidire al suo stato d’animo, ma tradiva un qualcos’altro, talvolta persino in contrasto con la situazione. “È difficile capire a che cosa stia pensando”, dicevano a volte quelli che parlavano con lui. Altri, che avevano colto nei suoi occhi un’espressione pensierosa e tetra, erano poi colpiti dalla sua inattesa risata, che testimoniava i pensieri allegri e giocondi che occupavano la sua mente proprio nel momento in cui aveva un’aria così cupa. Del resto, l’aria poco sana del suo viso in quel periodo era abbastanza comprensibile: tutti sapevano o avevano sentito parlare dello stile di vita inquieto e “dissipato” al quale egli si era abbandonato negli ultimi tempi nella nostra cittadina, come del resto era noto il livello di ira furibonda che raggiungeva nelle dispute con il padre sul denaro conteso.
✏️ Fëdor Dostoevskij, gennaio 1879 - novembre 1880 🎨 Luca Lischetti, gennaio 2024 ["Ognuno di noi ha un credito verso un altro. Come intendiamo riscattarlo?" I conflitti della famiglia Karamazov al carcere di Bollate - week 1]
I Conflitti della famiglia Karamazov
Aula Dostoevskij – Pala
Quest’esperienza all’interno del carcere di Opera è stata ricca di momenti carichi delle più svariate emozioni e riflessioni e oggi posso dire che mi porto a casa tantissime cose.
Per primo, un sentimento umanità più ricco rispetto a quello che conoscevo, perché la parola umanità ha un significato decisivo e che dipende sicuramente dal modo in cui concepiamo noi stessi. Ma davanti a questa parola qualsiasi uomo non avrebbe dubbi: l’umanità, intesa come dote, è solidarietà, compassione, comprensione, amore, cura e gentilezza. Durante i nostri incontri non ho potuto fare a meno di pensare che l’umanità sta alla base di qualsiasi sistema educativo e rieducativo.
Ho portato con me poi la consapevolezza della scelta riguardo la mia carriera. Ho sempre sostenuto la necessità di guardare con i propri occhi, sentire senza filtri chi sta dall’altra parte per fare scelte consapevoli, sentite e volute.
Grazie Paolo e Marisa, ho avuto modo di sperare che dal dolore possa nascere sempre qualcosa di buono, nel loro caso un impegno sociale che culmina nella loro umanità.
Grazie alla dedizione, alla passione e alla fiducia nella sua professione, il professor Aparo ha lanciato un importante messaggio sulla rieducazione e sull’importanza della comunicazione.
Grazie al dottor Francesco Cajani, questo progetto ha avuto una struttura intrecciata con pazienza attraverso i fili dell’empatia.
Grazie al professor Malcovati, perché è riuscito a estirpare dal romanzo “Delitto e Castigo” dei significativi spunti di riflessione.
Grazie al professor Nobili perché partecipando a questo progetto ha mostrato dedizione per quello che è stato il suo lavoro.
In conclusione, sono sicuramente grata ad ognuno dei partecipanti per avermi mostrato punti di vista che da sola non avrei potuto osservare.
Ho creduto in questo progetto sin da subito e sono felice di poter dire che è stata non solo una scelta giusta ma anche necessaria per il mio percorso.
Oggi sono una studentessa di giurisprudenza, se un giorno il mio sogno di avvererà, sarò un pubblico ministero. Mi impegnerò durante il mio percorso a tenere stretti tutti gli insegnamenti di cui ho fatto tesoro grazie a questo progetto.
Marika Pala – Studentessa Giurisprudenza
Aula Dostoevskij – Ciavarella
Sono fortemente convinto che incontri e progetti di questo genere siano determinanti per favorire un cambiamento della visione distorta della realtà che ogni reo può avere.
Mi impegno a trasmettere ai ragazzi che incontriamo nelle scuole e in carcere che è molto facile trovarsi a pagare il prezzo più alto della propria esistenza.
Inoltre, continuerò a scavare sempre più a fondo per cercare le ragioni che mi hanno portato alla devianza. Questa ricerca potrà avere risposta solo attraverso persone come voi, che avete scelto di confrontarvi con noi detenuti del Gruppo della Trasgressione.
Giorgio Ciavarella – Detenuto
Aula Dostoevskij – Tramontana
Raskolnikov, studente intellettuale, anche se con molta difficoltà, matura nella sua mente di uccidere una vecchia usuraia, convincendosi che attraverso questo omicidio potrà liberare la società di un malessere comune. Dopo l’omicidio capisce di non essere diventato un eroe, come è invece successo a Napoleone, ma è rimasto un assassino che deve fare i conti con la propria coscienza.
Oggi mi impegno a essere una persona migliore, soprattutto per i miei figli che oggi hanno l’opportunità di avere un papà consapevole del suo brutto passato, che oggi credo però possa essere una risorsa importante da mettere a disposizione per tanti giovani e per la società in generale.
Giovanni Tramontana – Detenuto
Aula Dostoevskij – Masulli
Nel corso dell’esperienza, ho appreso che non esiste una netta distinzione tra vittime carnefici, ma comunanza di sofferenza, sbagli, pentimento e rinascita. Ho compreso appieno l’importanza di conoscere la diversità di vedute e di darsi la possibilità di immedesimarsi ed empatizzare con il diverso.
Rispetto e ascolto di sé e degli altri spero possano essere sempre miei compagni di vita. Mi impegno a mantenere sempre verso chiunque uno sguardo sensibile e consapevole della complessità dell’essere umano, a non lasciarmi trascinare dal pregiudizio e a non negare mai a me e agli altri la possibilità di confronto e quindi l’opportunità di crescita.
Noi stessi possiamo e dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere.
Chiara Paola Masulli – Studentessa Giurisprudenza
Aula Dostoevskij – Tuccio
Ho capito che inseguire i falsi miti ci porta a condurre una vita non nostra, fatta soltanto di finzione, per essere una persona che in realtà non si è, costretta imbavagliare e poi a sotterrare del tutto la propria coscienza, per non apparire debole agli occhi di chi ti ha manovrato come un burattino.
Mi impegno a essere me stesso, emozionarmi e piangere di gioia come lo è stato per la nascita dei miei figli. Mi impegno a promuovere altri progetti di questo genere.
Oggi vedere le persone emozionarsi per il racconto del mio passato e per avere raggiunto la consapevolezza degli errori fatti nel passato mi motiva a continuare sulla strada della legalità e del rispetto verso gli altri.
Sergio Tuccio – Detenuto
Aula Dostoevskij – Marrone
L’idea che mi sono fatto dalla lettura del romanzo è che il giovane studente Raskol’nikov ha via via fatto crescere in sé l’idea di uccidere una vecchia usuraia, pensando che così avrebbe liberato la società da una persona cattiva. Ma, secondo me, non c’è nulla di più sbagliato in questo ed è dagli incontri che ho avuto con tutti voi che piano piano mi ha preso il pensiero che, in fondo, Raskol’nikov aveva soltanto l’inconscio bisogno di eliminare un vuoto esistenziale e una insoddisfazione frutto di una vita sofferta e dolorosa.
Non credo sia sbagliato pensare di diventare un eroe, non si tratta di ideali sbagliati ma di scelte errate e alla fine il rimorso lo ha consumato e la sua coscienza ha prevalso.
Oggi desidero costruire una vita nuova per me e i miei figli e frequentare questi incontri, così utili per noi i carcerati. Cercherò di dare voce anche ai miei compagni detenuti perché si può sempre iniziare a cambiare e a recuperare i nostri sbagli per ritornare uomini onesti per la società e la famiglia.
Ignazio Marrone – Detenuto