Dopo la serata di venerdì al carcere di Opera, ho ricevuto molti complimenti per il lavoro che svolgo col Gruppo della Trasgressione. Le persone in sala sono rimaste colpite dalla ricchezza della serata e, in particolare, dalla profondità delle dichiarazioni dei detenuti del gruppo, dalla intensità e dalla ricchezza delle loro osservazioni.
Ma il 16 marzo è anche la ricorrenza del sequestro di Aldo Moro; in questi giorni è andato in onda sulla RAI un film documentario su quei terribili giorni e il film è stato seguito da dichiarazioni di alcuni degli ex terroristi che hanno suscitato indignazione in moltissimi cittadini.
Molte persone presenti alla serata su “Lo strappo” si sono trovate dunque il sabato mattina nella condizione di far convivere dentro di sé:
- da un lato, le proprie reazioni emotive alle affermazioni di alcuni ex terroristi delle BR che, ammesso che l’articolo sul giornale non le abbia pesantemente distorte, risultano intollerabilmente tracotanti;
- dall’altro, le emozioni vissute venerdì sera, ascoltando i detenuti del Gruppo della Trasgressione, le cui parole parrebbero incompatibili con lo stile di vita e gli intenti di chi in passato ha ucciso, spacciato e ha fatto parte di organizzazioni criminali.
Da parte mia, ho avuto modo di confrontarmi personalmente con qualcuno che aveva fatto parte a suo tempo delle BR e, in quella circostanza, ho ricavato, nettissima, la sensazione di persone il cui delirio megalomanico non si è ancora estinto.
Per alcuni degli ex terroristi, il loro principale errore consiste nell’avere calcolato male i tempi, nell’aver mal soppesato la coscienza della massa oppressa che loro intendevano liberare dall’oppressore; secondo alcuni di loro, l’errore è consistito nell’avere iniziato la lotta armata quando la gente non era ancora matura per condividerla, non nell’essersi arrogati la facoltà di decidere col mitra come dovessero andare le cose. In sostanza, si sa che in guerra si muore, l’errore dunque non è stato nella decisione di uccidere, ma nella prefigurazione che dagli omicidi potesse derivare l’evoluzione sociale alla quale loro puntavano.
Ma a chi mi manda il link all’articolo sulla repubblica come se potesse essere una risposta alla serata di venerdì chiedo:
- l’atteggiamento dei terroristi, a vostro avviso, ha qualcosa a che fare con quello che avete sentito dai detenuti del gruppo della trasgressione?
- il link all’articolo, privo di commento, mi viene inviato per invitarmi a condividere che alcuni degli ex terroristi sono dei pazzi ancora oggi o per sostenere che chi produce lo strappo deve tacere per tutta la vita, indipendentemente dalla natura del suo percorso?
- infine, dei detenuti, che dopo anni di confronti serrati al gruppo stupiscono e commuovono per il livello di consapevolezza raggiunto, a giudizio di chi ha seguito la serata e visto il documentario, si pensa che siano più dei soggetti in cammino che stanno beneficiando del pionierismo del gruppo Trsg e di altri gruppi di volontariato che lavorano in carcere nonostante i limiti e le negligenze istituzionali o dei documenti ideologici viventi a sostegno del perbenismo e del sistema?
I vostri commenti sono molto graditi sia su questo sito, che non a caso si chiama Voci dal ponte, sia sul sito dedicato a Lo strappo
Angelo Aparo