Fiori per la Coop, Paolo e Marisa

Cari amici e compagni del gruppo, durante il confronto avuto il 20/03 mi sono reso conto che siamo chiusi in questo luogo di sofferenza e spesso ci confrontiamo con persone che hanno subito dolori atroci e indelebili come il signor Paolo e la signora Marisa. Quando parlo con loro mi sento trasmettere serenità e amore specialmente dal signor Paolo, che potrei ascoltare per ore.

Io, a differenza di altri compagni, ho un residuo di pena di 3 anni e nonostante ciò sono orgoglioso di frequentare il gruppo della trasgressione perché posso alimentarmi di cose belle che un domani potrò trasmettere a persone al di fuori di questo luogo.

Riflettendo sulla questione della cooperativa, se ci sarà la possibilità, vorrei mettere in atto un progetto di floro vivaista in quanto ho 30 anni di esperienza.

Ribadisco, a me manca poco al fine pena, potrei starmene in cella, ma oggi sono una persona che si sente pronta ad aiutare il prossimo.

Mi ha molto colpito il discorso di andare a parlare nelle scuole in merito alla prevenzione del crimine, ma non scordiamo i femminicidi di amori mancati perché bisogna far capire che il vero amore non uccide.

Io sono pronto a darvi tutto il mio sostegno e supporto, anche lavorativo, per cercare di creare e lasciare all’interno della cooperativa qualcosa per altri detenuti che come me sono caduti. Noi non siamo dei falliti, siamo persone che si sono perse. Occorre forza e determinazione per il nostro cambiamento in persone oneste e costruttive.

Antonio Acampa

Il Gruppo e la società

Elisabetta Vanzini, Matricola: 828123
Corso di studio: Scienze e Tecniche Psicologiche
Tipo di attività: Stage esterno

Periodo: dal 15/06/2020 al 20/11/2020
Titolo del progetto: Il Gruppo della Trasgressione, linfa per la società

 Caratteristiche generali dell’attività svolta:
istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

Il Gruppo della Trasgressione è un progetto creato dal Dottor Angelo Aparo più di 20 anni fa, che si avvale del lavoro congiunto di professionisti psicologi e avvocati, ex-detenuti e detenuti, parenti di vittime di reato, artisti, studenti e cittadini che decidono di dare il loro contributo, sostegno e punto di vista. Il Gruppo è costituito da un’Associazione che si occupa di molte iniziative: incontri settimanali con ex-detenuti che hanno portato a termine la loro pena o detenuti che hanno il permesso di uscire dal carcere, studenti e parenti di vittime, durante i quali ci si confronta con i temi portanti del Gruppo, quali l’arroganza, il delirio di onnipotenza, il riconoscimento dell’Altro, gli “Strappi” subiti durante la propria infanzia e adolescenza, il rapporto con l’Autorità e l’importanza di un adulto-guida durante l’adolescenza.

Oltre a questi incontri svolti nella sede in via Sant’Abbondio, a Milano, vengono condotti degli incontri all’interno delle carceri milanesi di San Vittore, Opera e Bollate. Altro braccio portante del Gruppo è la Cooperativa Sociale che, con la vendita di frutta e verdura nella sede e a domicilio, contribuisce a due aspetti fondamentali: permette al Gruppo di sostenersi economicamente e, cosa di più alto rilievo, offre un lavoro a ex-detenuti ormai in libertà che hanno portato avanti per molti anni un percorso di presa di coscienza . Non è da dimenticare la Trsg.band, un complesso musicale i cui spettacoli sono un mix costituito dalle storie sbagliate dei detenuti, da canzoni originali create per il gruppo e dalle canzoni di Fabrizio De André.

Obiettivo portante del Gruppo è il lavoro su se stessi, sul proprio passato e sulla propria coscienza e l’intima elaborazione delle proprie fragilità e dei sentimenti negativi, attraverso l’arricchimento permesso dall’ascolto delle altrui esperienze e il mutuo aiuto. Lavorare sulle fragilità è di fondamentale importanza perché sappiamo che, se non vengono esternate le emozioni negative e non si riconoscono le fragilità insite in ogni essere umano, questo mancato riconoscimento può portare alla messa in atto di comportamenti di tipo sintomatico o addirittura deviante. Questo percorso di analisi e sintesi, svisceramento delle fragilità per comprenderne ogni sfaccettatura possibile è necessario per l’evoluzione sia della persona non deviante, che riesce più o meno, nel corso della sua vita, a continuare a percorrere la retta via, sia per la persona che, per mancanza di una guida o per le più svariate ragioni, si sia allontanata dalla vita civile. Questa figura-guida assume le sembianze del Gruppo della Trasgressione, nello specifico del Dottor Aparo, ma anche di qualsiasi altra persona volenterosa appartenente all’Associazione che riesce ad accogliere mentalmente l’Altro.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Purtroppo, a causa dell’emergenza sanitaria in atto, ho avuto modo di partecipare fisicamente ad un numero ristretto di incontri presso la sede del Gruppo, che però sono stati sostituiti, per il momento, da incontri su piattaforme online, durante i quali ho avuto la possibilità di conoscere ex-detenuti, detenuti con permesso di uscita dal carcere, parenti di vittime di reato, professionisti e altri tirocinanti. All’interno di queste sedute ho potuto raccontare la mia esperienza, rivelare e affrontare le mie fragilità e ascoltare quelle altrui, esprimere la mia opinione riguardo gli argomenti più svariati e conoscere l’esperienza di vita di tutti componenti. Ho partecipato attivamente, attraverso la collaborazione con altri tirocinanti, alla redazione dei verbali degli incontri del martedì e del cineforum che avvengono periodicamente in sede e sulle piattaforme digitali. Nonostante non ci sia stata la possibilità di assistere e partecipare agli incontri all’interno delle tre carceri milanesi, mi si è presentata fin da subito l’occasione di trascrivere brevi testi e pensieri di detenuti e di interrogarmi sui loro vissuti anche grazie ai loro scritti presenti sul sito “vocidalponte.it”. Inoltre ho assistito alla progettazione del “Laboratorio della creatività”, progetto rivolto a tutti gli abitanti del quartiere in cui si trova la sede e non solo. Infine ho partecipato anche ad interviste al Dottor Angelo Aparo e alla progettazione di ulteriori interviste rivolte ai membri del gruppo, artisti, politici ed Istituzioni.

In quanto tirocinante in psicologia ho avuto la possibilità di osservare come vengono affrontati i vari vissuti psichici e le fragilità di ogni persona e come sia possibile tirare fuori da esperienze di devianza gravi come quelle raccontatemi un percorso positivo e funzionale di ripresa di coscienza e di costruzione di una persona nuova, che non solo possa rientrare a far parte della società ma possa anche contribuire attivamente allo sviluppo di questa. Ho avuto modo di confermare quanto più volte studiato durante il mio percorso ovvero che la figura di una guida, che sia un genitore o una figura adulta positiva, sia fondamentale nell’infanzia ma soprattutto nel momento di formazione dell’identità in quanto, se il ragazzo si sente tradito dalla società, dall’autorità e in un senso lato da una qualsiasi figura che funge da padre, ideale o reale che sia, sarà portato a compiere atti, come comportamenti legati al bullismo, che inizialmente sono di portata ancora arginabile ma che possono poi facilmente aggravarsi con l’uso di sostanze, fino ad arrivare al compimento di reati veri e propri che portano la persona ad essere sempre più assuefatta al male e a non riconoscere più il Sé e l’Altro.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Ho partecipato attivamente agli incontri avvenuti nella sede del Gruppo recentemente acquisita e agli incontri online di cui ho redatto i verbali, insieme ad altre tirocinanti. Ad oggi, vengono realizzati due tipi di incontri. Quelli del lunedì rientrano nel progetto del cineforum, realizzato durante i mesi di lockdown per far sì che il Gruppo mantenesse uno pseudo-contatto mediato dalla tecnologia, nonostante la pandemia. Protagonista di ogni incontro è un film votato direttamente dai componenti del Gruppo che cambia settimanalmente e che è legato al tema portante del progetto: la banalità e la complessità del male. Tale concetto, come si può facilmente intuire, è stato ripreso dallo scritto dalla Arendt, in cui il termine banale non è da intendere secondo il significato quotidiano con cui viene utilizzato, ovvero nel senso di superficiale, semplice, facile, ma nell’accezione secondo cui diventa banale tutto ciò che viene gradualmente e assiduamente ripetuto nel tempo, anche l’azione più vile e barbara, tanto da diventare “normale” e non più straordinaria agli occhi del singolo o dell’intera società. Ogni film viene quindi ricondotto a questo binomio banalità-complessità per poi tentare di capire i nessi fra il soggetto del film e le esperienze vive dei componenti del gruppo. Durante gli incontri del martedì, a partire dalle riflessioni di qualcuno, dagli articoli pubblicati sul sito Voci dal Ponte, dai fatti di cronaca o ancora dai progetti che il Gruppo organizza, vengono affrontate tematiche di varia natura quali la relazione genitori-figli, il rapporto con l’autorità, il risveglio della coscienza e l’importanza di una guida durante il periodo delicato dell’adolescenza.

Oltre ai verbali dei cineforum e degli incontri, ho trascritto testi realizzati da alcuni detenuti che tutt’ora stanno scontando la loro pena. È proprio a partire da questi testi che ho cominciato ad interrogarmi intimamente sul vissuto di chi in passato era stato guidato da valori completamente diversi da quelli attuali.

Per evidenti ragioni legate alla situazione di estrema emergenza in cui ci troviamo da mesi, non è stato possibile realizzare le rappresentazioni teatrali del Mito di Sisifo in cui recitano ex-detenuti e detenuti, come non è stato possibile partecipare agli incontri in presenza all’interno delle carceri. In questi mesi non sono stati realizzati nemmeno i progetti di prevenzione alla devianza che da tempo il gruppo conduce all’interno di numerose scuole su tutto il territorio lombardo. Nonostante questo, uno dei suddetti progetti di prevenzione è stato realizzato in concomitanza con il cineforum e, per quattro settimane, ci è stato possibile interrogarci sui diversi film guardati insieme a due classi del Liceo di Brera e ai loro insegnanti. Questo mi ha permesso di comprendere quanto sia utile mettere in contatto ex-detenuti con i ragazzi anche molto giovani, soprattutto per aiutare loro a comprendere che nessuno è completamente al riparo dalla seduzione dei risultati facili e che il disconoscimento graduale dell’Altro prende avvio tante volte da piccole azioni apparentemente innocue.

Uno dei pochi aspetti positivi dell’isolamento che stiamo vivendo è che abbiamo familiarizzato con strumenti tecnologici esistenti già da decenni ma mai utilizzati in maniera così assidua. Grazie a questi mezzi siamo riusciti a portare avanti i progetti del Gruppo anche a distanza, ed io e gli altri tirocinanti abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto con ex-detenuti, psicoterapeuti, politici e artisti residenti in altre regioni, sempre nell’ambito del progetto del “Laboratorio della Creatività”.

Per concludere, ho partecipato attivamente alla realizzazione di un progetto che prevede la pubblicazione sui siti dell’associazione e sui canali social di una serie di testimonianze che vedono come protagoniste tutte le persone che nel corso degli anni sono entrate in contatto con il Gruppo della Trasgressione. L’obiettivo è quello di colmare l’enorme mancanza di informazioni e interesse che c’è tra chi abita all’interno delle carceri e gli altri cittadini.

Uno dei tanti punti di forza dell’Associazione è la metodologia con cui vengono condotti trasversalmente tutti gli incontri, che prevede l’ascolto, la partecipazione attiva, l’apertura mentale, lo sviluppo della capacità di creare uno spazio mentale per l’Altro e la voglia di continuare a lavorare su se stessi.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

La figura del coordinatore del Gruppo, lo psicologo Aparo, svolge una funzione fondamentale in quanto permette, anzi, costringe il detenuto a mettersi davanti alle proprie emozioni e a svelare i pensieri più reconditi per poi, come si suol dire, farci i conti. Per quanto mi riguarda, mi ha spronata ad esprimere le mie emozioni e i vissuti più profondi rispetto a ciò che emergeva nel corso di ogni incontro. La mia partecipazione attiva, oltre ad essere provata attraverso i miei interventi, è stata verificata anche dalla stesura dei verbali e dallo sviluppo di possibili idee per i progetti del gruppo.

 

Conoscenze (generali, professionali, di processo, organizzative) e abilità acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Grazie a questo percorso di tirocinio mi è stato possibile implementare numerose conoscenze e abilità: ho conosciuto, anche se solo in parte, la realtà e i vissuti di ex-detenuti e parenti di vittime, esperienza che non avrei potuto vivere in maniera altrettanto facile in assenza di questo Gruppo; ho migliorato l’ascolto attivo; ho sviluppato la mia capacità di coordinamento con altre persone per poter realizzare un obiettivo comune; ho realizzato e avanzato alcune proposte personali riguardo a diversi progetti e questo è stato reso possibile grazie all’ambiente fecondo che ho trovato; ho potuto osservare come si possa aiutare le persone ad elaborare i loro vissuti più dolorosi per permettere loro un cambiamento che può avvenire soltanto attraverso un percorso lungo anni; ho imparato quanto sia importante riconoscere e affrontare le fragilità per non lasciare che queste diventino il punto di partenza di pensieri che, nei casi più gravi, possono dare vita ad azioni devianti.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Questo percorso mi ha permesso di superare la mia iniziale timidezza e di esporre le mie opinioni davanti ad altre persone che mi hanno aiutata ad analizzare l’origine delle emozioni che provavo; sono stata in un ambiente stimolante e disponibile a dare spazio ai nuovi arrivati che, come me, hanno poca esperienza e un numero ridotto di conoscenze teoriche; mi è stato possibile dare un mio contributo al gruppo e servirmi dei contributi degli altri componenti per raggiungere un obiettivo comune; mi sono trovata in un contesto accogliente che mi ha spronato ad esporre le mie fragilità e ad affrontarle. In definitiva, posso dire di aver trovato un terreno fertile e accogliente in cui mi è stato possibile esprimere le mie potenzialità.

 

Altre eventuali considerazioni personali

Sono entrata nel Gruppo della Trasgressione con la convinzione personale che questo mi avrebbe dato delle risposte a domande che mi incuriosivano da tempo, sia riguardanti la realtà carceraria, sia personali. In parte è stato così, ma tutte le persone con cui sono entrata in contatto mi hanno permesso di incrociare tantissimi altri quesiti a cui non riesco a dare una risposta univoca e certa. Come insegna il Gruppo infatti, la realtà umana è estremamente complessa e non ci è data la possibilità di recludere i mutevoli fenomeni di questa in categorie rigide. Ed è da qui che ho capito che è impossibile, se si è aperti al dialogo e al confronto e se si è pronti ad accettare la complessità, assumere posizioni estremistiche, dal pregiudizio che sia meglio “buttare la chiave” alla finta lungimiranza di chi propone di “concedere la libertà a tutti”. Comprendere questa complessità della natura umana penso sia alla base del mio percorso di studi.

Il Gruppo della Trasgressione dà la possibilità di riscattarsi, ma attraverso un percorso lungo e faticoso, senza mai assumere un atteggiamento compassionevole che è fine a se stesso e senza mai dimenticarsi quali azioni sono state commesse.

In definitiva credo che, per poter parlare concretamente di società civile, è necessario rivoluzionare il mondo delle carceri. Uno dei pochi pensieri certi che ho sviluppato fin dai primissimi incontri è che l’istituzione carceraria viene vissuta dai cittadini “liberi” come un luogo in cui rinchiudere tutto ciò che fa paura alla società, e quindi in primis, le persone che hanno commesso reati socialmente pericolosi. E una volta che chi è stato giudicato colpevole è stato recluso in quattro mura? Cos’ha risolto la nostra società? Egoisticamente si potrebbe pensare che è un bene essersi liberati di persone pericolose, che hanno rapinato, commesso reati, ucciso. Ma una volta che hanno scontato la loro pena, quando ritorneranno a vivere all’interno della società che cosa succederà? E ancora prima, com’è il mondo all’interno delle carceri, come si vive dentro quelle quattro mura? Questo Gruppo permette due cose fondamentali: in primo luogo permette ai detenuti e agli ex detenuti un percorso di risveglio della loro coscienza assopita, che nasce innanzitutto dall’elaborazione del reato commesso e procede con il riconoscimento degli strappi subiti durante la propria infanzia e adolescenza; in secondo luogo permette alla società e alle persone “libere” di entrare in contatto con il mondo del carcere e rende possibile un dialogo tra cittadini, studenti, parenti e detenuti così da favorire l’evoluzione del singolo e della comunità. Per questo motivo definisco il Gruppo linfa per la società e credo che il Gruppo non dovrebbe rappresentare l’eccezione delle carceri milanesi ma la regola degli istituti penitenziari italiani. Questa mia prima esperienza concreta mi ha toccata profondamente a livello professionale, intellettuale ed affettivo e di questo non posso fare altro che ringraziare ogni persona che ho incontrato in questo mio breve ma intenso cammino.

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Fragilità e cooperativa

Adriano Sannino

Le interviste del Gruppo della Trasgressione

Il Furgone di Sisifo

Caro sig. Volpi,

ieri a Brescia non ci siamo visti, ma mi fa piacere salutarla e ringraziarla per la cortesia che ci ha dedicato.

So che Adriano l’ha chiamata mille volte forse stressandola un po’, ma è anche vero che non l’ho mai visto così contento. Ieri sera, a conclusione di una giornata di corse, ha deciso di portare il furgone sotto casa mia al solo scopo di farmelo guidare e goderne insieme.

Il nostro è stato un contatto di lavoro, ma mi fa piacere dirle che è stato per il Gruppo della Trasgressione anche un passaggio emozionante del progetto che portiamo avanti. Di certo, nell’acquisto di questo furgone, Adriano, per se stesso e come rappresentante dei componenti del gruppo, è stato più un mio partner di progetto che un detenuto del quale occuparsi.

Cordialmente
Angelo Aparo

Finalmente il furgone di Sisifo nuovo. Dopo avere spinto il masso e parlato con la coscienza, da uomo scassato, Sisifo è tornato un uomo nuovo.
Nino Torretta

Il Mito di Sisifo, il masso e il furgone

 

 

Campagna per Furgone a metano

Gentili Signore e Signori,

siamo un gruppo di detenuti ed ex detenuti degli Istituti di pena milanesi (Bollate, Opera e San Vittore), che mirano a portare in seno alla società – soprattutto ai giovani – la riflessione di chi in passato ha violato principi morali e legalità, inseguendo falsi ideali quali denaro e potere: scelte scellerate che hanno offeso drammaticamente la società civile e che ci hanno portato in carcere!

A tal fine, e in accordo con le istituzioni, portiamo il nostro messaggio nelle Scuole e nelle Università, dove raccontiamo ai giovani che si affacciano alla vita il nostro passato buio fatto di disvalori e di violenza affinché gli adolescenti possano evitare di cadere nella rete di quel degrado che un tempo noi stessi avevamo alimentato.

In questo cammino di rinascita interiore e di costruzione di un rapporto sano con la collettività, ci gioviamo degli strumenti del “Gruppo della Trasgressione” ideato e coordinato dal Dottor Angelo Aparo, psicologo e psicoterapeuta che da 40 anni opera nelle tre carceri milanesi. Il gruppo si avvale inoltre della collaborazione con professionisti, studenti universitari che fanno tirocinio con la nostra associazione e volontari che ci affiancano nelle varie attività intramurarie ed esterne.

Unitamente a quanto sopra descritto e poiché crediamo che il pieno recupero e la piena consapevolezza dell’uomo passino obbligatoriamente attraverso il lavoro, è stata fondata una cooperativa sociale che costituisce il “braccio operativo” del gruppo. Con la cooperativa Trasgressisone.net abbiamo una bancarella con la quale vendiamo frutta e verdura nei mercati milanesi e facciamo consegne a bar e ristoranti; ci occupiamo inoltre di traslochi, tinteggiature di appartamenti e negozi e di piccoli lavori di muratura. Questo è il lavoro con cui recuperiamo la dignità persa nei nostri anni di devianza.

In questo momento ci troviamo in grandi difficoltà poiché il nostro vecchio camioncino telonato, indispensabile per le nostre attività, non può più circolare a seguito delle restrizioni antinquinamento. Vi chiediamo perciò un aiuto, una donazione alla nostra Onlus (donazione deducibile ai fine fiscali) per poterci sostenere nell’acquisto di un nuovo mezzo conforme alle norme vigenti. Anche una donazione di modesta entità può concorrere al raggiungimento dell’obiettivo; sappiamo che di tante piccole gocce è composto l’oceano!

Un altro modo di sostenerci consiste nell’aiutarci a lavorare di più, allargando la rete dei clienti (ristoranti e bar) cui consegnamo frutta e verdura.

Se ne avrete piacere, concorderemo come evidenziare sul telone del nostro futuro furgone il logo della Vostra azienda. Sarebbe per noi motivo d’orgoglio avere la vostra partecipazione a qualcuno dei nostri eventi, sia all’interno che all’esterno del carcere, anche per farvi toccare con mano quanto sia importante il nostro progetto. Qualora decidiate di aiutarci o anche solo di sostenerci moralmente, potrete contattare le persone indicate di seguito per avere tutte le indicazioni necessarie:

  • Elisabetta Cipollone: relazioni con l’esterno – 370 3070 608 – elisabetta.cipollone@gmail.com;
  • Adriano Sannino: acquisti e consegne frutta e verdura – 389 121 9992 – adrianosannino72@gmail.com
  • Angelo Aparo, presidente cooperativa: 339 442 1542; aparo@trasgressione.net

Vi invitiamo anche a visionare i nostri siti (www.vocidalponte.it e www.trasgressione.net) dove troverete testi e immagini che permettono di toccare da vicino il nostro percorso e quello che facciamo. Sperando di ricevere un vostro riscontro e ringraziandovi per l’attenzione dedicataci, porgiamo cordiali saluti.

Cooperativa Sociale Trasgressione.net
IBAN: IT62G 05696 01600 0000 22933X74

Opera, detenuti in cerca di riscatto: fuori dal carcere c’è l’impresa
di Andrea Gianni, da Il Giorno