Lettera al mio corpo

Ti ho maltrattato in passato. Ti ho negato il cibo quando avevi fame e te ne ho dato troppo quando non ne avevi bisogno. Mi sono vergognata di te, ti ho nascosto e non so ancora per quale motivo. Pensavo solo alla tua funzione estetica e non mi rendevo conto del male che ti stavo infliggendo.
Solo ora, con tutto il dolore che grazie a te riesco a superare, capisco quanto tu sia straordinario:
Grazie perché la mattina riesco a svegliarmi.
Grazie perché nonostante tutto sono ancora in piedi.
Grazie perché, anche se ti ho odiato, ci sei sempre stato.
Grazie perché, anche se qualche volta ti do la colpa per quello che mi succede, mi permetti di vivere.

 


La colonna rotta di Frida Kahlo

Un buco sulla pancia. Poi tre. Poi quattro e così via. La bocca che fa male, la gola gonfia che brucia e non mi permette di deglutire nemmeno la mia stessa saliva. Le mani gonfie, le vene rotte, i lividi sulle braccia. Il telefono sul comodino che non ho la forza di prendere. Non ho voglia di rispondere a tutti i “come stai?” degli amici e dei familiari preoccupati. Non ho voglia di ripetere altre mille volte quanto sto male. Non ho voglia di far preoccupare mia mamma che ha quella brutta abitudine di soffrire più di me quando sto male.

Ogni tanto penso a Frida Kahlo perché lei ha passato gran parte della sua vita a soffrire fisicamente, era malata e ha avuto un grave incidente. Nonostante tutto la sua produzione artistica fu molto prolifica e forse nacque anche dalla sofferenza.

Gloria Marchesi

Officina Creativa