Cosa farete da grandi

Ci sono ragazzi che entrano in carcere per la prima volta e vengono trattati come vecchi habitué delle patrie galere. Arrangiati, sembrano dire le mura fredde, mentre i cancelli si chiudono alle loro spalle; qui, ora si decide cosa sarete e cosa farete da “grandi”.

Ora, grazie all’intesa tra alcuni professionisti competenti, si sta pensando a come ricevere i nuovi detenuti e orientare i loro primi giorni in carcere e quelli futuri.

Chiamato a dire la mia per la non felice esperienza, fatta da parecchi anni passati in galera, credo che i giovani, e in special modo quelli che entrano in carcere per la prima volta, debbano essere separati dai detenuti che invece hanno condanne plurime e/o definitive. È fondamentale che dal primo momento, giorno o notte, il ragazzo venga preso in carico da un operatore, del SerD se con problemi di sostanze, per assicurarsi che non vengano abbandonati a se stessi, che si instauri un rapporto di ascolto che permetta al giovane di dire, parlare, di sfogare la sua rabbia, le sue paure, di sentirsi ascoltato, consigliato e protetto.

È consigliabile, secondo me, che il ragazzo non venga lasciato solo, ma che dopo tutti i colloqui con i vari operatori possa essere ubicato in una stanza singola, aperta 24 ore su 24, in una sezione con le adeguate sale di socializzazione. Dico stanza singola, per dare modo al giovane di responsabilizzarsi sulla cura del posto in cui vive, con la possibilità di consumare i pasti in una sala (o mensa) comune con tutti gli altri ospiti (e con gli operatori).

Poi proporrei di lavorare, studiare, frequentare gruppi  in modo da avere la giornata occupata. Certamente anche facendo sport e passeggio sino a sera. I giovani poi andrebbero accompagnati da subito ad un percorso di colloqui con i familiari e/o affetti cari. Da ultimo, e non per importanza, se il ragazzo lo desidera, assistere e partecipare ad incontri con persone che siano attualmente o siano state in carcere, per sentire le loro storie ed essere aiutato a riflettere sul futuro.

Giuseppe Di Matteo

Reparto La Chiamata

Rami

Si muovono nel vento
e nel movimento
cambiano i colori
dando vita alle ombre.
Mutevoli sono le sensazioni
che donano i piccoli rami
attraverso le stagioni
riempiono panorami
e avvicinano la terra alla luna
come dita che graffiano il cielo
Così alla fine stridono
al suolo
nel loro ultimo respiro
come violini spezzati

Giuseppe Di Matteo

Poesie

Muri

MURI

Muri verticali
muri orizzontali
muri calcificati dal sole

muri sproporzionati alle pene
muri crepati
dove niente respira

muri dove il limite
è il cielo azzurro
muri rifugi di lucertole

muri grigi e lordi
che frantumano
le grida e gli sguardi

muri che delimitano
ciechi sentieri di speranze

Giuseppe Di Matteo

Officina creativa