Angeli ribelli
Andrea Mammana
Angeli ribelli
Calvalcano fulmini
Dalla vita breve
L’oblio non li spaventa
Si nutrono di eccitazione
Con luci colorate
addobbano i ricordi
sul viale della morte
Zappiamo la terra per sognare le stelle o viceversa?
Angeli ribelli
Andrea Mammana
Angeli ribelli
Calvalcano fulmini
Dalla vita breve
L’oblio non li spaventa
Si nutrono di eccitazione
Con luci colorate
addobbano i ricordi
sul viale della morte
Bello scherzo che m’hai fatto
Gabriele Rossi
Bello scherzo che mi hai fatto…
Vent’anni rubati… o da me regalati
Sprecati a rincorrerti,
senza mai
avere la pace di saperti mia.
Sono vent’anni ormai…
vent’anni che imbroglio, mento, rubo
che compro e rivendo…
E dove sono i tuoi occhi?
Chi li ha mai visti?
Vorrei sentirti dire che mi liberi,
ma tu non parli, non dici…
però
sei lì in ogni cosa che dico …
e cambi il senso di ogni cosa che ascolto.
Ora spero che il vento ti spazzi via
ora bado che non ti porti troppo lontano…
e io non ho la forza
nemmeno di quel soffio che mi libererebbe…
Bello scherzo che mi hai fatto.
Mi sento svuotato della forza
che la vita mi aveva dato,
della volontà e della capacità
di dire sì o dire no.
Non mi hai cercato tu, ma sapevi
che la mia presunzione ti avrebbe sfidato…
Ti fa onore alleviare il dolore dei malati
ma non di rapire la vita dei giovani sfrontati.
E’ un divertente paradosso che l’uomo, quando non sbaglia strada, insegue l’infinito mentre cresce e diventa se stesso nella realtà finita. Chissà se ogni giorno fa i conti con la realtà nella speranza di raggiungere l’infinito o se punta all’infinito proprio per poter dialogare con la realtà! Facilmente, però, quando dimentica una delle due cose cominciano i guai! In ogni caso, sembra che un ponte permetta di fare più strada di uno sconfinamento.
Abbinamento con: Ho visto Nina volare, A Cimma, Anime Salve
Il fuoco del drago, Massimo Moscatiello
Siamo persone che nel corso del loro cammino si sono perse. Ci siamo inoltrati, poco consapevolmente, in oscure paludi, all’inseguimento di perverse eccitazioni; abbiamo invocato e adorato false divinità nel tentativo di negare le nostre fragilità e di zittire le nostre paure.
Immersi nel fango della solitudine interiore, abbiamo affidato alle illusioni il compito di tirarcene fuori, intanto che usavamo la rabbia, come fanno i draghi col fuoco, per sputare su chiunque provasse a mostrarci una linea alternativa al nostro delirio; siamo diventati prede di noi stessi mentre vivevamo come predatori della comunità e, pur continuando a invadere gli spazi altrui, abbiamo chiuso i nostri dentro miseri confini.
Oggi, consapevoli di essere divenuti pietre dalla sabbia, cominciamo a legare i nostri progetti con quelli di chi, cresciuto su fondamenta più solide, è diventato capace di cercare la propria libertà senza ricorrere a facili eccitazioni; oggi, accanto a chi abbiamo visto in passato come preda, proviamo a diventare a nostra volta membri attivi di quel mondo che pensavamo ci dovesse tutto, senza averne noi alcuna considerazione.
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Non era questo il primo sogno, di certo non era togliere la vita per vivere, non era vendere polvere per respirare. Da piccoli, abbiamo morso il seno delle nostre madri per paura che ci potesse sfuggire dalle mani… per il piacere che si prova a possedere e controllare le cose.
Poi i più fortunati di noi hanno imparato a tollerare l’attesa del latte, ad aver fiducia che la carezza, da lì a poco, sarebbe arrivata; altri hanno forse dovuto aspettare troppo, e così hanno imparato a usare le loro mani per controllare e dirigere quelle degli altri o addirittura per cancellarle.
Ma la malattia del controllo alla fine rende schiavi e, così, molti hanno anche lasciato crescere i propri figli con il padre in carcere… poi, durante la detenzione, è diventata sempre più chiara la consapevolezza che i figli, nella traversata dell’adolescenza, sarebbero potuti rimanere sedotti dalle stesse mire e, a loro volta, vivere ingabbiati nella perfida illusione del burattino che fantastica di dirigere il mondo.
Adesso, chi vuole può provare a tornare al suo primo sogno, a recuperarne le spinte, i sapori, gli orizzonti. Di certo i nostri figli ci saranno grati se sapremo interpretare la nostra rivoluzione, se sapremo, dal nostro dolore, ottenere spazi più ampi per la nostra e per la loro evoluzione.
Lo scopo del dolore non è la reclusione,
la meta è all’orizzonte, è la rivoluzione
Abbinamenti con: Prima e oltre il confine
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Inaspettatamente, Bruno Turci
Appartengono alla memoria più antica
Mondi di cui si è scordata l’esistenza
Vite lacerate
Consumate fra gli angoli più oscuri
Ove la coscienza non sa entrare…
Vite che poi tornano
comandate da una magia
che le restituisce al mondo
Inaspettatamente
Fioriscono splendide energie
Abbinamenti con: La città vecchia
Sogni miei, Ernesto Bernardi
Sogni miei, belli come il sole che sorge
Luminosi come stelle nel manto della notte
Buffi come cartoon che mi sorridono
Sogni miei, sussurrati dal mattino
Abbandonati quando non è ancora sera
Sogni miei, che ancora tornate
A scuotermi dalle mie paure
Sogni miei, vi raccoglierò nel mio sacco
Rattoppato col filo della speranza
Vi porterò con me sulla nave
E vi svuoterò sul ponte
Per cucire ancora una rete
Con i sogni, i nodi e le mani
Dei miei compagni di mare
Abbinamento con: A Cimma, Ho visto Nina volare, Anime Salve