Gabriele Tricomi e Angelo Aparo
Son partito per capire dei concetti
Così ho iniziato a costruire dei muretti
Ma il mio piano era ancora un po’ confuso
Presi la zappa in mano e cominciai a farne uso
Tre persone vennero prima a lavorare
E poi Lorenzo, con le mani a ciondolare
Ma quel ragazzo che pareva ‘sì distante
Fra tutti divenne il più costante
Cominciammo a parlare, persino a progettare
Piccoli sentieri e aiuole da innaffiare…
Ma senza una fonte d’acqua corrente
La fatica diventava deprimente…
Un giorno arrivo con due tronchi
Su un furgone francamente sgangherato
Aparo li guarda e vede Ulisse,
Sagace, indomito e di sapere assetato
Ricorda il mito greco e il confine su quel mare
Lo stretto che l’impavido volle superare
Quei tronchi non sono da buttare
Neanche sedili su cui stare a riposare
Sono le colonne che vogliamo innalzare
Per segnare il confine e chiederci ogni volta
Perché lo vogliamo oltrepassare
D’improvviso ci prende un desiderio
Di giocare a rintracciare la semenza
Con cui di fianco a Ulisse proveremo
Finalmente a cercare conoscenza
Lorenzo, che come me non voleva rinunciare,
riprende la zappa e mi dice “non mollare”.
E così lavoriamo fino a sera,
quando ci allontaniamo dal terreno
con la speranza che domani sia sereno.
Adesso oltre il confine c’è un sentiero
Che puoi seguire da solo o in compagnia
Di un vecchio amico o dell’ultimo straniero
Te ne puoi persino allontanare
Se non dimentichi la voglia di legare
Quello che c’è al di qua e al di là del mare